“Salviamo la farmacia del Risorgimento a Gallarate”
Dopo la vendita dell'esercizio, FAI e Associazione Mazziniana rilanciano l'appello della Società Gallaratese per gli Studi Patri per tutelare lo storico spazio di piazza Garibaldi
«Salviamo la farmacia simbolo del Risorgimento a Gallarate». L’appello è stato lanciato nei giorni scorsi da Matteo Scaltritti e Massimo Palazzi, della Società Gallaratese per gli Studi Patri, e riguarda il destino degli spazi storici (locali e arredi) della farmacia Dahò, già farmacia Castelli. Il destino degli arredi in piazza Garibaldi è oggi al centro di una controversia tra acquirenti della attività e proprietari dei locali, ma – al di là dell’aspetto giuridico – l’appello della Studi Patri è perché sia tutelato l’insieme.
All’appello si associano ora anche altre realtà cittadine, quali la sezione locale dell’Associazione Mazziniana Italiana e la Delegazione Fai del Seprio. «È un’eredità che va preservata e valorizzata per essere una particolarità della città, un punto di attrazione e non del vecchiume da gettare via» rimarcano dalla Delegazione del Fai che promuove beni e luoghi della zona del Basso e medio Varesotto.
«Come sezione gallaratese della Associazione Mazziniana Italiana non possiamo che unirci, con tutto il cuore, a questa opportuna e lodevole iniziativa» ha detto Angelo Protasoni, dell’associazione che s’ìspira ai valori di libertà dei popoli e alla figura di Mazzini.
Gallarate, la cospirazione contro gli austriaci, il Risorgimento
Protasoni ricorda il ruolo di centrale di cospirazione che l’allora farmacia Castelli svolse nella città dei due galli, contro il governo asburgico, in un’Italia ancora frazionata tra diversi Regni e (al Nord) prevalentemente sotto il dominio austriaco. Si ritrovavano lì i patrioti come Ercole Ferrario, Francesco Piceni, Angelo Curioni, Don Giovanni Frippo, Achille Cadolini, Francesco Bonomi, tutte figure ricordate ancora oggi nelle dedicazioni delle vie e piazze cittadine, risalentii all’ultimo scorcio dell’Ottocento, il secolo della riscossa nazionale.
La farmacia fu al centro della cospirazione e anche dell’azione rivoluzionaria, come in occasione dei moti del 1848, la “primavera dei popoli” repressa poi dalle monarchie in mezza Europa, dall’Ungheria alla Lombardia, dalla Francia alla Prussia.
«Il 20 marzo 1848, dalle finestre al primo piano sopra la farmacia i patrioti gallaratesi aprivano il fuoco contro le truppe austriache che si erano radunate in piazza. Iniziava anche nella nostra città l’insurrezione che si affiancava a quella delle gloriose Cinque Giornate di Milano. Fuggiti gli austriaci si costituiva la prima Guardia Civica gallaratese con la bandiera italiana».
Anche in seguito – come ricorda anche la lapide posta nel 1831 a fianco del portone su piazza Garibaldi – la farmacia rimase un centro propulsore della lotta risorgimentale, da cui partirono i volontari garibaldini impegnati nelle battaglie del 1859 e del 1866 (altri Gallaratesi, ricorda Protasoni, furono impegnati nella difesa della Repubblica Romana del 1849 e nella conquista di Roma nel 1870)
“Alla farmacia Dahò esperienza di un’altra epoca”
Oggi la farmacia Dahò, affacciata sulla piazza che dal 1885 porta il nome di Garibaldi, resta uno dei luoghi centrali per raccontare la storia d’Italia vista attraverso la lente delle vicende locali, gallaratesi. Una presenza “viva” anche grazie alla collocazione identica da ormai due secoli e grazie alla presenza degli arredi storici, che ancora restituiscono l’atmosfera dei farmacisti di un tempo, depositari di un sapere che faceva di queste figure i maggiorenti della città.
Due elementi – la collocazione e gli arredi – che sono messi appunto a rischio da un eventuale spostamento degli arredi. «Il FAI non è nuovo nel far conoscere le antiche farmacie in tutta Italia attraverso le giornate di aperture al pubblico» rimarca la Delegazione del Seprio. «Entrando nella farmacia Dahò, osservando i suoi locali con soffitto decorato, gli arredi lungo le pareti che hanno ospitato sui ripiani i vasi dei rimedi speziali prima delle scatole di medicinali, il bancone al centro, la vecchia insegna, si vive l’esperienza di un’altra epoca; un’attività storica ricca di passione e che si è svolta con continuità nello stesso luogo, riferimento di molti Gallaratesi nell’arco di due secoli». Una «eredità», appunto, da non disperdere.
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