I venti di guerra in Ucraina visti da Varese: “Siamo preoccupati ma lì la guerra c’è già da 8 anni”

A Varese c'è una nutrita comunità ucraina, con una associazione di auto-aiuto e una comunità religiosa: abbiamo parlato con loro della situazione attuale

Generica 2020

I venti di guerra in Ucraina arrivano fino a Varese, dove c’è una nutrita comunità di persone di quella nazionalità, che hanno anche un’associazione di auto-aiuto e una comunità religiosa. Come vivono le notizie di questi giorni, e come reagiscono? Abbiamo provato a chiederlo proprio a chi coordina queste comunità.

«È da 8 anni che c’è la guerra, anche se non è mai stata proclamata – risponde Padre Vladimiro, da qualche mese a Varese come parroco della chiesa Greco-Cattolica – Se posso dire qualcosa è che perlomeno adesso se ne parla, nel momento in cui l’esercito è pronto a scavalcare i confini».

Proprio perchè i combattimenti in est Ucraina ci sono da molto tempo: «Noi dal 2014 non abbiamo mai smesso di pregare – continua Padre Vladimiro – ogni sera alle 20 diciamo il rosario e da allora lo pronunciamo con questa intenzione. In questo periodo abbiamo aumentato la preghiera ma anche la preoccupazione: perchè il rischio ora è che la guerra non colpisca solo una regione, ma tutto il paese».

A Varese la comunità dei fedeli reagisce con l’azione spirituale: «Organizziamo eventi e intanto preghiamo che il Signore ci dia mente fredda e cuore caldo, perchè anche il nemico ha bisogno della preghiera».

Padre Vladimiro è a Varese da soli 4 mesi, e si occupa di tre comunità: Varese, Meda e – da un mese – anche Gallarate «Tra i miei fedeli, almeno per il momento, non c’è nessuna persona che ha la famiglia nella zona dove c’è la guerra. Io stesso sono di Leopoli, che è dalla parte opposta del Paese: ma la preoccupazione di tutti è che la guerra arrivi fino li. E a Leopoli il sindaco invita i cittadini a stare pronti, a cercare nascondigli».

Il fatto che la maggior parte dei suoi fedeli provenga da regioni diverse da quelle in guerra non ferma la solidarietà: «Dal 2014 si è sviluppato un gruppo di volontari che procura roba da mangiare, soldi, medicinali tutto ciò che serve per chi è nelle zone di guerra. E anche da qui hanno raccolto molte cose e le hanno mandate là».

La comunità greco-cattolica si ritrova durante le funzioni che si svolgono alla chiesa di san Martino, in piazza Cacciatori delle Alpi, vicino al tribunale. «C’è messa al sabato alle 14.30 e alla domenica alle 10, ma io sono in confessione un’ora prima e mi trattengo anche dopo» Spiega Padre Vladimiro, per chi volesse entrare in contatto con lui.

Alla domenica si trovano anche i membri dell’associazione Anna-Sofia, che raduna la comunità ucraina a Varese: la loro sede è nel centro diurno di via Maspero, dove in quel giorno si sta insieme dalla fine della mattinata fino a pomeriggio inoltrato, per passare la giornata. «Portiamo cose da mangiare, chiacchieriamo, a volte organizziamo eventi musicali o letterari. Ora si parla spesso della guerra però» spiega Halina Bizhyk, presidente dell’associazione, che conta più di trecento iscritti, ma ben tremila followers su facebook, dove hanno una pagina dedicata. «La nostra associazione serve per aiutare a inserirsi: non ci occupiamo direttamente dei servizi ma facciamo da mediatore. Interpretariato, consigli sui professionisti che ci possono aiutare con tasse e lavoro, sostegno: ora abbiamo anche una macchina e possiamo per esempio aiutare ad andare in ambasciata a Milano, quando è necessario».

Sulla questione dell’arrivo della guerra, Halina non ha dubbi: «La guerra c’è dall’aprile del 2014. Sono già morte quasi 10.000 persone, un quarto dei quali civili e ci sono stati 30mila feriti – spiega – Ora semplicemente se ne parla anche qui. Tutti naturalmente abbiamo paura, per i nostri cari che sono rimasti là. Io ho mia sorella e i suoi due figli là: un nipote e il marito della mia nipote sono soldati. Quello che preoccupa di più è che la guerra ora si sta espandendo verso tutta l’Ucraina. Ho un’amica a cui hanno fatto vedere i bunker che stanno preparando anche nelle altre città: il governo dice ai cittadini di stare tranquilli ma Kiev si sta svuotando, perché tutti pensano che se dovessero invadere andranno direttamente li».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Febbraio 2022
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