Dentro al Castello di Belforte: 5 milioni di euro per restituirlo alla città
Siamo andati a vederlo per voi, per mostrarvelo da vicino. I lavori di consolidamento e messa in sicurezza saranno finanziati con contributi del ministero della Cultura
Dalla strada sembra un irrecuperabile rudere, ma quando ci si avvicina si comprende perchè i cittadini del quartiere di Belforte a Varese siano cosi attaccati al Castello di Belforte, edificio nato in epoca medioevale, che è stato corpo vivo del quartiere fino gli anni sessanta: spazi verdi, una atmosfera affascinante e carica di storia.
Per questo molti di loro si sono battuti perchè questo luogo non fosse dimenticato, e non fosse abbattuto dall’incuria del tempo, che sui suoi mattoni pesa da mille anni. Ora, un finanziamento del Ministero della Cultura è intervenuto per salvarne le strutture e renderle utilizzabile, almeno parzialmente. E questa è una gran buona notizia.
Molti di voi però questo luogo non lo conoscono e non ne capiscono l’attenzione ad esso dedicato: per questo abbiamo deciso di andarlo a vedere per voi (L’accesso al pubblico al suo interno è ancora interdetto, per motivi di sicurezza) per mostrarvelo da vicino.
COS’E’ IL CASTELLO DI BELFORTE
Il “Castello di Belforte” è costituito da un edificio centrale, da alcuni edifici agricoli – che sono poi quelli che si vedono da viale Belforte – e un edificio torre.
Il nucleo iniziale è una fortificazione del dodicesimo secolo, che pare sia stato anche luogo di sosta dell’imperatore Federico Barbarossa durante le discese in Lombardia. La sua funzione di fortezza si perse nel tempo, e già nel 15esimo secolo fu trasformata in fattoria, e chiamata Cascina Belforte. I Marchesi Biumi, che ne hanno acquisito la proprietà a metà 1600, volevano farne casa di vacanza, e per “ristrutturarla” hanno realizzarono diversi ampliamenti, e una facciata di tipo seicentesco sul nucleo centrale. Tornò poi ad uso agricolo, anche se nel 1800 fu legato agli eventi della battaglia di Biumo con cui Garibaldi costrinse al ritiro gli austriaci di Urban nel 1859.
La proprietà, 770 metri quadri di edificio centrale e 1700 totali edificati, comprendeva anche 5 ettari di terreno circostante, è stato coltivato e abitato da contadini fino agli anni ’60 del novecento.
«Questo era un presidio militare in un punto strategico del territorio: guarda da un lato a Como, dall’altro custodisce il fiume Olona – spiega l’assessore alla Cultura Enzo Laforgia – Inizialmente ha avuto un ruolo nelle battaglie che dividevano il Sacro Romano Impero dalla città di Milano, e la prima presenza testimoniata risale all’undicesimo secolo. Poi ha avuto nel corso dei secoli vicende diverse, è stato trasformato in residenza nobile a metà del seicento da parte dei Biumi che avevano avviato lavori di trasformazione del luogo molto importanti, infine è stata zona a sfruttamento agricolo fino agli anni 60 quando ancora abitavano qui degli agricoltori».
COSA BISOGNA FARE PER RENDERLO UTILIZZABILE
Per farlo tornare completamente utilizzabile all’interno, c’è davvero molto da fare: non basteranno sicuramente i 5 milioni del ministero della cultura in arrivo. Questi però saranno più che sufficienti per mettere in sicurezza, anche antisismica, tutta l’area e rendere utilizzabile il piano terra.
I lavori si concentreranno perciò innanzitutto nel consolidare la statica di base, fare la dovuta verifica sismica, e fare verifiche e studi di natura archeologica, con uno studio approfondito e una campagna diagnostica completa, rafforzamento dell’esistente, partendo dalla parte già consolidata all’epoca della nascita dell’Iper che tra i lavori “accessori” fece i lavori di rafforzamento dei solai al piano terra, salvando letteralmente dal crollo il primo piano.
L’assessore Laforgia e il sindaco Galimberti«E’ un po’ di anni che lavoriamo come amministrazione comunale e diverse realtà storiche e associative della città al recupero di questo luogo: per l’attaccamento che Belforte ha nei confronti del suo castello – spiega il sindaco di Varese Davide Galimberti – Dopo alcuni tentativi è nata l’opportunità di aprire un dialogo con il ministro della cultura Franceschini per inserirlo insieme ad altri monumenti importanti un lavoro di recupero: fino all’arrivo del finanziamento di 5 milioni di euro per mettere in sicurezza riqualificare le strutture e avviare un progetto di ristrutturazione»
«Ci battiamo da anni per la sistemazione di questo luogo: abbiamo partecipato a due bandi Cariplo e uno Europeo: in quest’ultimo abbiamo presentato ben 18 partners e siamo arrivati tra i primi dieci, ma non siamo riusciti comunque ad ottenere il finanziamento – aggiunge Massimo Propersi, vicepresidente di Italia Nostra Varese – Oggi essere riusciti a presentare il progetto presentato alla UE al ministero per noi è una grande vittoria. Vuol dire che le idee che abbiamo avuto erano idee vincenti. Ora attendiamo che il comune faccia tutto il possibile perchè questi fondi contribuiscano alla rinascita del castello, che per noi significa la rinascita dello storico quartiere».
COSA PUO’ ESSERE NEL FUTURO
Rendere fruibile questo spazio, a partire dai fondamentali punti di accesso, ora piuttosto difficili è un punto di partenza fondamentale, perchè: «Intanto è uno spazio bello, gradevole e insospettato – sottolinea Laforgia – Se uno non ci arriva non immagina che ci possa essere questa grande apertura, da un lato verso il Campo dei Fiori e dall’altro della zona verso Como. C’è inoltre una grande area verde: perciò la prima idea è restituire questo spazio alla città e alla sua fruizione. La destinazione ultima, da bando, è poi quella di farne un luogo di memoria, un museo della città che possa testimoniare e documentare le presenze storiche di cui è stato testimone questo luogo: da qui passarono gli eserciti austriaci, i Cacciatori delle Alpi e i Garibaldini».
La parte più interna, come anticipato, avrà in molte sue parti bisogno di lavori ulteriori: ma nel frattempo le somme permetteranno una fruibilità, se pur parziale, già molto significativa per la città. «Anche solo la parte esterna può essere un grande luogo di aggregazione, all’ombra del castello: tant’è vero che nel progetto che avevamo presentato al bando UE tra i nostri partner c’erano realtà culturali, istituti di formazione agraria, associazioni di categoria di produttori – spiega Massimo Propersi di Italia Nostra – Noi immaginiamo già rassegne di cinema o teatrali estive, mercati di produttori, e anche orti e vigne: la parte agricola interessa molto una realtà formativa della zona».
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Siamo tutti d’accordo che il Castello di Belforte è in condizioni pietose, ma anche 5 milioni di euro non sono noccioline e pertanto, per la dovuta trasparenza, sarebbe opportuno che man mano che i lavori di recupero procederanno, vengano rendicontate le varie uscite con i dati dei beneficiari ed i lavori cui si riferiscono. Non vorrei, come purtroppo succede, che le spese per consulenze, progetti o simili, siano spropositate (e qualche volta superiori) rispetto ai lavori veri e propri.