Elisa, tra Marnate e Milano nelle sue poesie parla di lockdown e bruscitti
Elisa Malvoni vive a Marnate e ha da poco festeggiato la pubblicazione del suo secondo libro di poesie: racconta la sua passione per lo scrivere, fra vita quotidiana e legame con le tradizioni
Ascoltare Elisa Malvoni parlare di ciò che ha rappresentato la scrittura nella sua vita significa fare un viaggio. Si inizia in una cameretta, quando fra le mura di casa dei suoi genitori, una ragazzina regalava al suo diario emozioni e pensieri del quotidiano, e si arriva ad oggi, all’appartamento di Marnate in cui abita, dove, fra i tanti libri presenti, da poco è arrivato un nuovo volume.
Si tratta di “C’è un sacco di spazio sul fondo“, secondo libro di poesie che la 37enne ha pubblicato con la casa editrice Edizioni Bette.
Il rapporto di Elisa con la scrittura è stato controverso e anomalo, differente da quel dirompente bisogno di scrivere per trovare se stessi che emerge in frequenti interviste a scrittori.
«I miei diari di ragazzina? Li ho buttati tutti, non mi sono mai voluta rileggere, consapevole che vi avrei trovato una Elisa molto diversa rispetto alla persona che sono diventata» ci confida, svelando di non aver conservato neanche i suoi primi componimenti. «Per tanti anni ho smesso anche di dedicarmi alla scrittura, poi, durante un’esperienza di lavoro lontano da casa, mi sono ritrovata ad avere uno spazio nuovo da reinventare, emozioni pronte per essere messe nero su bianco».
E quei componimenti poetici hanno condotto Elisa verso una nuova fase della sua vita: «Un giorno mi venne in mente una frase della mia professoressa, che anni addietro mi aveva fatto notare che “se non la si condivide, non è un’opera d’arte“. Mi sono guardata allo specchio e mi sono detta: “Cerchiamo di capire se le mie poesie piacciono: io scrivo, qualcuno valuterà ».
Elisa ama cucinare e sa bene che, come per le torte, la riuscita delle cose sta nel dosare gli ingredienti nel modo giusto: con un perfetto dosaggio di ambizione e umiltà, dal forno è uscita una torta cotta a puntino.
La sua partecipazione a concorsi letterari ha iniziato a regalare soddisfazioni: ha vinto il concorso “Il Mistero delle Cose” , organizzato dalla casa editrice Temperino Rosso, vincendo la possibilità di pubblicare il volume “Generazione”.
«Quando arrivò la telefonata in cui mi annunciarono la vittoria, non credevo stesse avvenendo sul serio. È stata una grande motivazione per continuare a scrivere, cercando di “fare i tagli nel cuore“, scegliendo cosa dire e come farlo: la scrittura per me è un lavoro di sintesi sulle emozioni».
Altre sue poesie sono state premiate e compaiono in oltre 20 antologie pubblicate tra il 2019 e il 2021, in riviste letterarie, quotidiani e nei blog letterari.
Tanti motivi per cui sorridere, ma continuando la propria vita all’insegna di quell’equilibrio fra leggerezza e disciplina che la contraddistingue: «Ho iniziato nell’azienda in cui lavoro come addetta alla ricerca e sviluppo del prodotto, ma sto occupandomi sempre più frequentemente di comunicazione. Mi riconosco in entrambe le sfere, nell’Elisa che va in ufficio a Milano e in quella che scrive poesie. C’è parecchio di me in tutte e due, credo esista un dialogo fra queste mie anime».
Adesso un nuovo momento da incorniciare: la pubblicazione di un nuovo libro di poesie, edito da Edizioni Bette, una casa editrice che ha conquistato la sua fiducia: «Ho avuto la sensazione che mi abbiano letta davvero, al di là delle apparenze. Non ho mai accettato di pagare una casa editrice per poter vedere i miei scritti pubblicati: se valgo qualcosa, se c’è qualcuno che è interessato ai miei componimenti, bene, altrimenti nulla. Questa raccolta di poesie nasce dal periodo del lockdown, a quando si era costretti a stare fermi in spazi ristretti. “C’è un sacco di spazio sul fondo” prende spunto dall’asserzione con cui il fisico Richard Feynman illustrava le opportunità dell’indagine della materia su scala nanometrica: “There’s a plenty of room at the bottom”. Fin dall’inizio della pandemia, i nostri spazi sono andati restringendosi e l’indagine privata si è soffermata sui piccoli dettagli di noi stessi e dei nostri ambienti: ho raccontato tutto questo, a modo mio».
Concorsi letterari, riconoscimenti, pubblicazioni, ma anche il piacere di una gratificazione da parte della “Magistero dei Bruscitti“: Malvoni lo racconta con lo stesso entusiasmo con cui parla dei suoi libri e dei premi ottenuti in questi anni.
Fra le fonti d’ispirazione della giovane poetessa, infatti, hanno un posto speciale anche le tradizioni di un passato a cui guarda con nostalgia e affetto: «Ho scritto una poesia sui bruscitti ed è stata apprezzata dal Magistero bustocco, che l’ha diffusa e lodata. «Il ricordo dei bruscitti mi riporta all’infanzia, a quel profumo inconfondibile che si diffondeva in casa. Sono molto legata alla provincia, a queste tradizioni che restano. Sono dettagli che parlano di me e anche di questo raccontano le mie poesie».
BRUSCITTI
Si racconta di una döna
che percorreva la brughiera
guardando in terra severa
per raccogliere l’erba böna.
Si racconta di una mamagranda
che tornava dalla filanda
e affinava al coltello
ritagli tenaci o grassi,
polpa reale e fustello,
tòcchi grigi, bianchi e rossi.
Sale e pepe sempre con modestia,
ma col vino robusto era festa,
poi il burro, il lardo, la pancetta,
e con umiltà da donna alla messa
celava l’aglio in una veletta.
Si racconta di un lavoratore
che faticava con la mente
al coccio sulle braci lente
ai coriandoli di carne
in un carnevale di fiamme.
Si racconta nei piatti
di polenta e di bruscitti
la storia dei bustocchi.
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