“Con i fascisti non si parla”, Paolo Berizzi torna ad Azzate e riempie la sala Triacca
Lapidaria la risposta ai Do.Ra che lo hanno provocatoriamente invitato a un confronto pubblico: "Preferirei parlare di cose serie. Un contraddittorio c'è già stato nel 1945 e a loro non è andata benissimo"
Oltre 50 persone hanno riempito questa sera la Sala Triacca di Azzate per l’atteso appuntamento con il giornalista Paolo Berizzi, tornato nel Varesotto a presentare il suo ultimo libro “È gradita la camicia nera. Verona la città laboratorio dell’estrema destra tra l’Italia e l’Europa” su invito dell’Anpi provinciale Varese, dell’Anpi di Azzate e del Comune di Azzate.
Prima della presentazione, introdotta dall’intervento di Fabio Minazzi ordinario di Filosofia teoretica dell’Università degli Studi dell’Insubria e intervallata da intermezzi musicali di Stefano Tosi, Berizzi si è intrattenuto con i giornalisti che gli hanno chiesto se la sua presenza ad Azzate avesse un significato particolare e se intendesse accettare il provocatorio invito dei Do.Ra, che in questi giorni lo hanno sfidato ad un contraddittorio pubblico.
«Sono tornato ad Azzate per presentare il mio libro su invito dell’Anpi, così come farà in decine di altre località italiane. Questo però è un territorio che non solo non è immune dal fenomeno, ma anzi lo definisco un luogo dove la Costituzione è sospesa, perché i gruppi nazi fascisti un paese civile li mette fuori legge. Questo non accade qui, con un gruppo dichiaratamente nazi fascista e quindi credo che ci sia un problema. E siccome da vent’anni denuncio questo fenomeno è importante parlarne anche qui, anzi soprattutto qui».
La risposta alla provocazione dei Do.Ra è lapidaria: «Preferirei parlare di cose serie. Un contraddittorio c’è già stato nel 1945 e a loro non è andata benissimo. Rivincite non ce ne sono. Tra l’altro è una cosa bizzarra, è come se la ‘ndrangheta chiedesse a Gratteri di confrontarsi in piazza. E comunque, come diceva Pajetta e poi ha ripetuto Pertini, con i fascisti non si parla. Io mi limito a denunciarli, aspettando che la Magistratura se ne occupi. Mi auguro che questo accada finalmente anche a Varese, in modo compiuto e fino in fondo».
Sin dalle prime ore del pomeriggio, l’incontro era alle 18.30, Azzate è stata “blindata”: carabinieri e polizia hanno presidiato i punti caldi del paese, la sala Triacca e la piazza della pesa, luogo prescelto dai DoRa per organizzare un presidio.
«Dovete riprendervela Piazza della Pesa – ha detto Gennaro Gatto dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre – Non permettete che questi gruppi di nazisti dicano che Azzate è la loro casa. Organizzate eventi, iniziative. Riprendetevi la piazza, i bar».
«Azzate non è fascista e non lo sarà mai – ha detto invece il segretario della sezione Anpi Vittore Brunazzo nel suo discorso di apertura dell’incontro accolto da applausi- ma bisogna che cresca la consapevolezza. Non può essere che il problema siano i lampioni spenti o le buche nelle strade, ci sono fenomeni più sottili che si infiltrano e sono ben più pericolosi come l’amputazione della coscienza civile di un paese».
Ad accogliere Berizzi, il sindaco di Azzate Gianmario Bernasconi, Daniele Marantelli, il presidente Provinciale dell’Anpi Varese, Ester Maria De Tomasi che ha rimarcato come oggi l’indifferenza regni sovrana su un tema come questo, ancora del tutto aperto: «Oggi in una scuola abbiamo inaugurato quattro pietre d’inciampo – ha detto – il progetto si chiama “Che non si ripeta, per favore”. Ecco, noi siamo qui a dire ancora una volta con tutta la voce che abbiamo che non è possibile che ci sia ancora qualcuno che si riconosce nel ventennio del fascismo».
L’intervista di Minazzi a Berizzi è stata anche l’occasione per rimarcare come la magistratura non affronti fino in fondo la delegittimazione di gruppi neofascisti: «A Varese c’è un problema serio – ha detto Berizzi – il fatto che questi gruppi non siano ancora stati delegittimati, così come prevede la Costituzione, è una cosa che va risolta. Quanto dovrà aspettare questa provincia per vedere chiuso un gruppo filonaziata ed ora anche filoputiano? Spero che la magistratura continui ad occuparsi in maniera approfondita di questi gruppi e li metta fuori legge». Il riferimento è ai Dora ma anche a Casapound e a Forza Nuova.
Ma le “sfumature della destra” sono tantissime e Berizzi nel corso della serata le tocca tutte: dai Blood Honor, gli ultras varesini che avevano come capo ultrà Daniele Dede Belardinelli, ucciso negli scontri tra frange estremiste del tifo interista e napoletano nel dicembre 2018, a Flavio Tosi, il sindaco di Verona, accusato da Bossi di portare i fascisti nella Lega e dentro i palazzi.
Berizzi ha firmato i libri e ha lasciato Azzate dopo oltre due ore di intervento e con una sala attenta e partecipe: “Per quanto mi riguarda non c’è possibilità di rivincita con i nazifascisti, né ora né mai”
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