“Fede e comunità Lgbti, un bel cammino aspetta la Chiesa del futuro”

"Alla Chiesa è richiesto quel coraggioso salto di qualità che è l'accoglienza e la misericordia verso tutti i propri figli e le proprie figlie". La riflessione di Alessandro Franzetti da Luino

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Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Alessandro Franzetti da Luino

Grazie al pontificato di Francesco, sono nate alcune realtà strutturate di cattolici LGBTI. A Milano vi è ad esempio il Guado (presente in realtá da oltre quarant’anni) che vede giovani e meno giovani riunirsi periodicamente per pregare, dibattere, confrontarsi o anche solo per stare insieme in un ambiente sereno. Nell’arcidiocesi di Bologna il cardinal Matteo Zuppi incontra regolarmente i cattolici LGBTI e ha inserito questa pastorale in quella familiare. Anche in altre diocesi come Torino si sta portando avanti questo discorso, e in altre siamo alla fase embrionale di questo cammino.

L’arcidiocesi di Milano ha iniziato dal 2017 un cammino di dialogo fecondo con le realtà di cattolici LGBTI presenti sul suo territorio e una delegazione ha incontrato l’arcivescovo per un momento di conoscenza e di preghiera.

Anche alcuni varesotti sono da anni impegnati in queste realtá. Paolo Spina, medico residente a Luino, classe 1986 si chiede “perché, allora, rimanere nella Chiesa cattolica come cristiano omosessuale? Io rispondo restando in quella che considero la mia famiglia: la famiglia non ce la scegliamo, ci nasciamo, cresciamo, non ne usciamo sbattendo la porta ma amando anche e soprattutto quando è difficile amare.

Nella rassegnazione, nella cieca obbedienza? No: con la testimonianza mite e sorridente della propria vita, senza bisogno di chiedere necessariamente il permesso; non per presunzione, ma in nome di quella libertà che è la carta di identità del cristiano: uno che fascia le piaghe dei cuori spezzati, uno che rimette in libertà i prigionieri del pregiudizio, uno che per primo è stato liberato, e che spende la propria vita per liberare. Non è facile, ma le cose belle sono difficili”, conclude Paolo.

“A partire dalla seconda metà degli anni novanta i rapporti tra i gruppi di cristiani LGBTI e la diocesi di Milano sono sempre stati buoni, anche se da parte della Chiesa milanese c’è sempre stata una grande cautela, legata, secondo me, alla paura di reazioni negative da parte di quei gruppi che hanno fatto della lotta a qualunque valorizzazione del vissuto delle persone omosessuali una delle loro ragion d’essere – dice Gianni Geraci, libraio in pensione, nativo di Porto Valtravaglia e da trent’anni impegnato a costruire ponti tra Chieda Cattolica e mondo LGBTI. Negli ultimi anni le cose sono progressivamente cambiate. Il vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale ha iniziato a interagire con continuità con i gruppi di cristiani LGBT che ci sono in diocesi, le occasioni di incontro con i membri del Consiglio episcopale milanese si sono moltiplicate e ci sono parrocchie che hanno iniziato a organizzare momenti di preghiera che, anche se non si rivolgono esclusivamente alle persone omosessuali e transessuali, si preoccupano di farle tornare in chiesa nell’ottica di quella “chiesa in uscita” di cui parla papa Francesco e che, almeno per la chiesa milanese, può far riferimento a una tradizione più che millenaria, visto che quando Ambrogio, parlando della Chiesa, diceva che era “Casta meretrix” faceva proprio riferimento a una comunità cristiana che non aveva paura di entrare in tutti gli aspetti dell’esperienza umana pur di annunciare a tutti il Vangelo” – conclude Gianni.

Un bel cammino aspetta la Chiesa del futuro ed è richiesto ad essa quel coraggioso salto di qualitá che è l’accoglienza e la misericordia verso tutti i propri figli e le proprie figlie. Perchè – come ci ha insegnato papa Francesco – “chi sono io per giudicare un un omosessuale che crede? Per riferimenti www.gaycristiani.it

Alessandro Franzetti

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Marzo 2022
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