Incendio al carcere di Busto Arsizio: 15 persone intossicate
Le fiamme nella notte tra venerdì e sabato, e sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco che, insieme alla Polizia Penitenziaria, hanno messo sotto controllo la situazione e permesso i soccorsi ai detenuti.
Incendio alla Casa Circondariale di Busto Arsizio, dove sono rimaste intossicate una quindicina di persone. È accaduto nella notte tra venerdì e sabato, e sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco che, insieme alla Polizia Penitenziaria, hanno messo sotto controllo la situazione e permesso i soccorsi ai detenuti.
Claudio Montella della Segreteria Provinciale dell’USPP (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria) racconta così l’evento: «Tutto è iniziato alle 21,30 circa, quando un detenuto, per ragioni ignote, molto probabilmente imputabili alla sua instabilità mentale, ha dato fuoco alla propria camera. Il personale di Polizia Penitenziaria immediatamente intervenuto è riuscito a salvare il soggetto da morte certa. Tuttavia, tutti sono rimasti intossicati. Altri incendi sono stati successivamente appiccati da soggetti della stessa sezione che hanno strumentalmente approfittato del momento per alzare la contestazione, giusto per il gusto di farlo. In mezzo alle fiamme e ai fumi tossici, il personale è riuscito a mettere in sicurezza altri otto soggetti».
Nel frattempo, però, il fumo ha raggiunto altri reparti del carcere ed è stato necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco per domare le fiamme. La polizia Penitenziaria ha comunque mantenuto il controllo della situazione permettendo gli interventi di soccorso. In totale sono state 15 le persone intossicate: 12 di loro hanno avuto una prognosi di pochi giorni, mentre 3 detenuti hanno avuto una prognosi di 10 giorni, ma nessuno si trova in pericolo di vita.
La ricostruzione della vicenda è stata confermata dal direttore del carcere Orazio Sorrentini che ieri sera si è precipitato alla casa circondariale per seguire quanto stava accadendo da vicino: “Tutto è avvenuto nella sezione dedicata ai detenuti con gravi problemi psichici. Dopo il primo episodio ce n’è stato un altro che ha interessato due celle. Un plauso va agli agenti di Polizia Penitenziaria che hanno salvato la vita ai due detenuti che si erano rintanati nei bagni col rischio di morire soffocati”. Il direttore ci ha tenuto a sottolineare anche il comportamento corretto dei detenuti delle altre sezioni interessate dal fumo e che sono stato fatti uscire in cortile fino al termine delle operazioni di spegnimento. Da quanto emerso da una prima ricostruzione, tutta da verificare, sembra che a causare la grande quantità di fumo siamo stati proprio i materassi ignifughi di cui sono dotate le celle. Non hanno preso fuoco ma avrebbero sprigionati un fumo densissimo che rendeva impossibile la visuale.
Sull’accaduto Duro il commento di Gian Luigi Madonia, Segretario Regionale dell’USPP: «Il susseguirsi di eventi verificati a Busto Arsizio tra ieri sera e stanotte, riaprono i riflettori sullo stato di abbandono in cui si trovano le nostre strutture penitenziarie e i conseguenti rischi cui vengono esposti i Reparti di Polizia Penitenziaria. Tutto perché nessuno ha ancora capito che il problema dei detenuti psichiatrici deve essere una priorità assoluta. E chi lo ha capito, si volta dall’altra parte, facendo finta di nulla. Non abbiamo conferme di patologie mentali degli artefici incendiari, ma è plausibile affermare che un soggetto che incendia la propria camera, di certo, non è mentalmente equilibrato – prosegue Madonia, puntando il dito verso la politica – tra le altre annose questioni più afferenti al personale, dalle carenze degli organici alle insufficienze strumentali, da tempo denunciamo il problema delle aggressioni in carcere e da anni contestiamo per il gravissimo errore commesso chiudendo gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, strutture che in qualche modo riuscivano a contenere soggetti psichiatrici. Abbiamo trovato solo indifferenza e sordità, quindi assenza di interventi concreti. Fino ad ora, su questi temi, Governo e Ministero della Giustizia hanno fatto da spettatori. Solo quando la politica riprenderà il proprio ruolo, onorandone la responsabilità morale ed amministrativa, il lavoro della Polizia Penitenziaria potrà riavere dignità che merita e le carceri potranno davvero essere luoghi più sicuri e sereni. Appare scontato affermare come le logiche trattamentali e rieducative della pena siano possibili ed efficaci solo all’interno di luoghi sicuri e sereni. Vedremo se il nuovo Capo del DAP Renoldi sarà capace di orientare la politica verso scelte che, oltre a migliorare le carceri e la detenzione, mettano la Polizia Penitenziari nella condizione di poter lavorare in sicurezza ed assoluta serenità, ovvero le garanzie che il Datore di lavoro, lo Stato, dovrebbe assicurare”
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Clara Fiore su 2024 da record, l'Ospedale del Ponte è tra i primi quattro centri lombardi per numero di accessi
gokusayan123 su Rissa al bar a Saronno, il Questore dispone la chiusura del locale per 30 giorni
feimoncb su Poste centrali di Busto Arsizio: ecco come chiudere l'anno perdendo un cliente
italo su Poste centrali di Busto Arsizio: ecco come chiudere l'anno perdendo un cliente
lenny54 su Botti vietati a capodanno a Varese
GianPix su Arriverà domani
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.