Da Induno Olona una proposta per l’accoglienza comunitaria di chi fugge dall’Ucraina
L'idea lanciata dal Comitato Progetto Cernobyl è quella di organizzare un'accoglienza diffusa creando gruppi di famiglie che a turno ospitino per un mese
(foto di Edoardo Marangon) – Da Induno Olona il Comitato Progetto Cernobyl – che da anni ospita nei mesi estivi i bambini delle zone della Bielorussia contaminate dopo il disastro della centrale nucleare – lancia una proposta per un’accoglienza comunitaria delle tante famiglie in fuga dalla guerra.
«Di fronte al dramma della guerra oggi tutti ci sentiamo di fare qualcosa per aiutare i profughi ucraini e per accoglierli . Ma accogliere i rifugiati che scappano dalla guerra non è come accogliere un bambino di Cernobyl per un mese come abbiamo fatto da 26 anni da questa parte – dice Emilio Vanoni a nome del Comitato – Anche perché spesso si tratta di ospitare delle famiglie a tempo indeterminato. Partendo dalla nostra esperienza e con le poche forze che abbiamo a disposizione ci sentiamo di fare questa proposta a tutte le famiglie: accogliere attraverso la partecipazione di più famiglie».
L’idea è quella di organizzare l’accoglienza di un nucleo familiare (generalmente si tratta di mamme con bambini) creando gruppi di famiglie che a turno ospitano per un mese ciascuno. Questa accoglienza non graverebbe così su una sola famiglia e con la collaborazione del Comitato, oppure delle parrocchie o di altre associazioni locali, si potrebbe garantire un’accoglienza diffusa.
«Le famiglie che potrebbero ospitare dovrebbero avere il tempo libero necessario, pensiamo a esempio a pensionati, e avere almeno un locale da mettere a disposizione – spiega Vanoni – Quello che si deve garantire è un soggiorno sobrio e semplice ma si spera carico di grande umanità per aiutare queste persone a guarire dalle ferite psicologiche che questa guerra ha provocato, nella speranza che un giorno possano tornare alle loro case in un clima di riconciliazione».
Secondo il Comitato di Induno Olona organizzando in questo modo l’accoglienza e con il supporto delle associazioni del territorio che potrebbero raccogliere fondi per sostenere il progetto, si potrebbe allargare la risposta a questa emergenza umanitaria: «Questa proposta è rivolta a tutti: famiglie, associazioni, parrocchie, Comuni e non vuole mettersi in competizione con altre associazioni che già operano per l’accoglienza con risorse e mezzi finanziari ma anzi mira alla sensibilizzazione e alla collaborazione».
Chi fosse interessato può mettersi in contatto con il Comitato al numero 338 5080020 o via mail scrivendo a emiliovanoni@libero.it
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