“Mamma, lo zio mi molestava”: in aula a Varese il racconto degli abusi
Parlano i genitori e l’amica della vittima. Il tribunale ascolta anche un educatore dell’oratorio e la psicologa che ha seguito la ragazzina
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Attacchi di panico a scuola, difficoltà a respirare, malesseri e poi la storia del film horror visto con l’amica del cuore dove una scena troppo cruenta apre un vaso di Pandora sugli abusi subiti da un uomo più grande, lo zio. Il racconto è quello di una giovane donna amica della vittima sentita dal Collegio di Varese come teste in un processo per violenza sessuale su minore per fatti avvenuti oramai diversi anni fa in una cittadina della provincia di Varese.
«Lo zio lo ricordo come una persona non particolarmente aperta, un po’ scorbutica e che nei confronti della mia amica si comportava in maniera fredda», ha raccontato la testimone in aula rispondendo alle domande del pubblico ministero Anna Zini e al difensore dell’imputato Furio Artoni. La vicenda legata agli abusi sarebbe emersa quando la vittima aveva 12 anni e sarebbero avvenuti anni prima. «Quella sera – ha raccontato la testimone – eravamo nel salotto di una nostra amica durante una festa di compleanno e abbiamo guardato un film horror coreano. Ad un tratto una scena di grande violenza ha fatto come scattate una molla: la mia amica è stata male e si è come aperta e ha cominciato a raccontarmi quello che le faceva lo zio».
In aula è stato sentito anche un educatore dell’oratorio, vicino di casa della ragazza con cui la giovane si confidò: «Mi parlò di cosa le faceva lo zio, anche servendosi di ‘sex toys’ e subito dopo scoppiò a piangere». Era il 2013 e la ragazza aveva circa 12 anni. «Mi raccontò di tre episodi distinti tutti consumati nell’abitazione della ragazza». Poi la giovane prese il coraggio di parlare coi genitori.
È proprio la madre della persona offesa ha riportato in aula di una serie di atteggiamenti lamentati dalla ragazza: comportamenti strani, attacchi di panico, necessità di fermarsi a dormire coi genitori fino a 13 anni. Poi la confessione alla madre. «Solo a posteriori mi sono poi resa conto di una serie di atteggiamenti che col senno di poi riesco a ricondurre a ciò che mi è stato raccontato da mia figlia». Nel corso dell’udienza è stato sentito anche il padre della ragazzina: «Era strana, aveva atteggiamenti mai visti, e ci aveva preoccupati. Sembrava depressa e la portammo da uno psicologo».
Infatti l’ultima teste ascoltata è stata proprio una psicoterapeuta che per tre anni, una volta la settimana fra il 2013 e il 2016 ha seguito la minore: «Ha raccontato più di una volta gli episodi subìti». Ed è da lì, da quei racconti fatti alla professionista, che è partita la segnalazione alla procura della Repubblica che ha indagato l’uomo, classe 1960, ora imputato per abusi sessuali su minore.
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