Massimo Pericolo si racconta a Besozzo, tra il rap e la vita di provincia

Il rapper di Brebbia ha presentato in un teatro gremito di giovani fan il libro "Il signore del bosco"

massimo pericolo

Come riempire un teatro di ragazzi? Semplice: invitare il rapper di Brebbia Massimo Pericolo per parlare del suo nuovo libro, Il signore del bosco (uscito in autunno), e farlo interagire con gli adolescenti di provincia come era lui un decennio fa (le foto sono di Raffaele Della Pace).

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Massimo Pericolo presenta il suo libro al Teatro Duse di Besozzo 4 di 29

Un bell’incontro quello di oggi pomeriggio, domenica 27 marzo, al teatro Duse di Besozzo insieme al rapper (Alessandro Vanetti all’anagrafe) a Barbara Bottazzi (blog Amante dei libri) e ad Alberto Rubino, regista e producer.

Nell’introdurre Il signore del bosco, Bottazzi lo ha definito un «un progetto accompagnato da immagini di video e concerti, fotografie dei testi appena composti. Un libro prezioso con cui si entra subito in risonanza: racconto sincero da cui si intravede la sensibilità».

Il progetto di raccontare Pericolo è nato come una raccolta fotografica di tutto il 2019, ha spiegato Rubino: «Ho avuto l’idea nel primo lockdown e dovevano partecipare tutti quelli che hanno lavorato con lui per realizzare un libro dei ricordi. Era un progetto solo per noi che in quel momento non stavamo facendo nulla e che poi si è allargato».

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Ricordare il 2019, riavvolgere il tempo quando tutto sembrava essersi fermato e tornare all’anno della magia del primo disco: «É stata la mia esplosione, arrivata dopo dodici anni di stenti e quando stavo per mollare tutto. È stato l’inizio per la mia carriera con l’uscita di Ansia e 7 Miliardi: sono arrivate le prime attenzioni fuori dalla provincia, ho fatto il disco e sono andato in tour», ha continuato l’artista.

“Scialla semper”, dal carcere al successo: la storia di Massimo Pericolo

La passione per il rap è nata quasi per caso, con l’incontro con Eminem quando era ancora piccolo e si masterizzavano i cd e si noleggiavano i film:  «Ancora non avevo ascoltato musica quando ho sentito Eminem per la prima volta; poi ho visto il film dedicato a lui noleggiato da mia madre. Ero piccolo ed ero affascinato dal freestyle. Crescendo mi sono reso conto che avevamo un passato in comune, come lo spostarsi in provincia con la roulotte: ho trovato un genere con cui sfogare la mia rabbia».

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Il rap che racconta la provincia, non la città

Temi sono sviluppati nel libro come macroargomenti: dalle bugie («Mentire a se stessi o agli altri è ricorrente nella vita – ha spiegato Pericolo – fa parte della sopravvivenza e dell’essenza dell’essere umano»), al rapporto con i luoghi.

Nato a Gallarate ma vissuto tra Brebbia e Comerio, diversamente dalla scena rap nazionale e internazionale Pericolo nelle sue canzoni racconta il vivere in provincia:« Ho capito che per scrivere bene dovevo scrivere qualcosa di me; molti rapper raccontano la città ma io ho scelto di raccontare la mia vita perché ho riconosciuto che aveva una sua specificità che potesse rappresentare molte persone. Io ho bisogno di raccontare me, per essere coerente con me stesso: le prime scommesse legate alla provincia sono state Sabbie d’oro e Totoro».

Qual è stata la difficoltà maggiore dell’essere cresciuto in provincia? «Non avere una rete di contatti ampia, specialmente quindici anni fa quando ero adolescente e i social non erano così pervasivi. Anche oggi però lo scarto città-provincia rimane sempre». Rubino ha preso la parola per sottolineare le difficoltà di emergere nella scena rap stando in provincia: «Noi registravamo a Besozzo, ma finché non si conosce qualcuno in città come Milano che ti faccia uscire dalla provincia, rimani in provincia. Però ci ha rafforzato: se si fa qualcosa di difficile come la scelta artistica in provincia se vuoi davvero farlo le difficoltà si possono sfruttare».

Poi si è arrivati a parlare del carcere, uno degli argomenti del libro rappresentati in chiave originale, giocando con le dicotomie dentro-fuori e prima-dopo: «Il carcere ribalta tutto perché ancora oggi la società divide tutto in buoni e cattivi, ma secondo me non è la strada migliore. Fuori dal carcere il mondo esiste ma tu non esisti più, sei come dimenticato».

Da settimana prossima inizierà il tour del musicista, dopo due anni di stop forzato a causa della pandemia: «Finché non salgo sul palco con il microfono in mano non ci credo, abbiamo posticipato le date quattro volte. Sono felice di poterlo fare di nuovo. Fra due giorni di parte e si inizia a Napoli il 1 aprile e tour non stop fino a maggio».

Nicole Erbetti
nicole.erbetti@gmail.com

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Pubblicato il 27 Marzo 2022
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