Nel cambio dell’insegnante di sostegno è sempre garantita la continuità
Continuità garantita dai docenti curricolari e dal Pei, precisa l'Ust. Secondo l'Istat quasi la metà dei docenti di sostegno non ha formazione specifica
«Ai bambini con disabilità tutta l’attenzione di cui hanno bisogno a scuola. Un’attenzione ampia di cui l’insegnante di sostegno è una parte importante ma in un contesto più articolato che vede la collaborazione di diversi professionisti».
Inizia da queste parole la rassicurazione che Simonetta Braila e Luigi Macchi (responsabili Bes – Bisogni educativi speciali – dell’Ufficio scolastico territoriale di Varese) rivolgono alla mamma che aveva condiviso con i lettori di VareseNews la sua preoccupazione per l’improvviso cambio dell’insegnante di sostegno della figlia, a tre mesi dalla fine della scuola.
«Preoccupazioni che comprendiamo e che però possono trovare risposta positiva non solo nella professionalità delle docenti che dovranno avvicendarsi, ma anche nel sistema volto all’inclusione con cui sono gestiti tutti gli alunni che necessitano di sostegno», precisano.
La continuità è sempre garantita
A garantire la continuità educativa infatti, anche in caso di necessario avvicendamento del docente di sostegno, ci sono gli insegnanti curricolari perché tutti i bambini sono ugualmente parte della classe. L’insegnante di sostegno viene assegnato alla classe in cui c’è un bimbo che ne ha necessità, ma viene assegnato alla classe non al bimbo. L’insegnante di sostegno ha il compito non solo di aiutare l’alunno in difficoltà nell’apprendimento, ma anche quello di garantirne l’inclusione all’interno del gruppo dei pari, con un lavoro che è anche di relazione con gli altri docenti e con tutti gli alunni della classe.
Se questo è valido a garantire una continuità a livello di relazioni scolastiche ai bambini, anche in caso di avvicendamento dei docenti «dal punto di vista formale è il Pei (piano educativo individuale) il documento che lascia traccia del lavoro didattico svolto, e che di fatto garantisce, anche in anche in caso di imprevisti, un efficace passaggio di consegne, e quindi la continuità», assicurano dall’Ufficio scolastico territoriale ricordando anche il ruolo del «Glo, il gruppo di lavoro operativo per l’inclusione.
In base a una normativa del ’96, del Glo fanno parte tutti i docenti della classe e il collega di sostegno assieme a neuropsichiatra e famiglia ed è «il luogo dove ragionare insieme del bambino per programmare le attività – precisano i referenti Bes – il decreto 182 del 2021 andava in questa direzione, puntando più sulla qualità che non sulla quantità del sostegno, ma è stato affossato dall’opposizione delle associazioni dei genitori», affermano dall’Ust.
Il riferimento è alle proteste di quanti avevano visto nel venir meno del rapporto quantitativo tra disabilità e sostegno un’esigenza soprattutto di risparmio (visto l’incremento continuo delle diagnosi) a fronte di un elemento qualitativo non sempre garantito a cominciare dal fatto che in alcune regione quasi la metà degli insegnanti di sostegno non ha una formazione specifica (dati Istat, rapporto completo sull’inclusione a questo link).
Formazione sull’inclusione per tutti i docenti
Proprio su questo fronte l’Ust di Varese sta intervenendo con decisone offrendo corsi di formazione specifici sull’inclusione a tutti i docenti, non solo a quanti hanno cattedra o incarichi sul sostegno. «Proprio in questi giorni parte una formazione di 125 ore cui sono iscritti 7500 docenti curricolari con una parte teorica e una laboratoriale, con tutor anche in presenza per illustrare i fondamenti del percorso inclusivo sia dal punto di vista clinico (con il prof Termine dell’Università dell’Insubria e il Neuropsichiatra Calcaterra, dell’Ospedale di Gallarate ) sia pedagogico con la dottoressa Bartolini che collabora con l’Università Bicocca.
«Comprendiamo preoccupazioni e difficoltà dei genitori – affermano Macchi e Braila – siamo sempre disponibili a dialogare con le famiglie per trovare insieme chiarimenti e soluzioni».
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