Tamponi e verifica sanitaria degli ucraini: il progetto per il “casermone” di Gallarate
L'ipotesi è comparsa nella giornata di mercoledì e ha causato anche qualche frizione tra Regione e sindaco della città. L'idea è di realizzare una struttura per il primo screening sanitario, esigenza sentita anche da chi accoglie
Fare tamponi all’arrivo, verificare le vaccinazioni (non solo quelle anti-Covid), fare un primo screening sanitario. Sono le funzioni che dovrebbe avere il “casermone” di Gallarate nell’accoglienza dei profughi di Ucraina.
L’idea dell’uso dell’ex Deposito dell’Aeronautica Militare come centro di supporto alla prima accoglienza dei rifugiati è comparsa ieri nel pomeriggio, nei piani di Regione Lombardia che ha richiamato Guido Bertolaso come commissario per la gestione di questa nuova fase emergenziale.
Del resto, già nei mesi scorsi si era scelto l’ex deposito militare di Gallarate come punto tamponi e vaccinale “centralizzato” di grandi dimensioni e poi giusto un mese o poco più fa si era discusso dell’idea di fare della grande area un centro regionale per le emergenze socio-sanitarie. Certo: allora si pensava a nuove ondate di Covid e nessuno pensava alla guerra, ma nel frattempo la realtà dei fatti ha già messo di fronte a una nuova emergenza.
A cosa servirebbe il nuovo centro? L’idea, su cui si lavora, è che costituisca un punto di appoggio, per il primo screening sanitario: qui i rifugiati appena arrivati farebbero il tampone, si verificherebbero le condizioni sanitarie generali, le vaccinazioni anti-Covid e le altre vaccinazioni (da quelle contro la Tbc a quelle pediatriche come il morbillo). Una fase “di transito”, con la prospettiva di proseguire poi subito verso l’accoglienza in famiglia (come sta accadendo ora) o in centri di accoglienza (come potrebbe essere con flussi più ampi e con persone con meno legami con l’Italia). In caso di tampone positivo si aprirebbero, invece, le porte di covid hotel o altre strutture per l’accoglienza temporanea in isolamento.
La presenza del centro vaccinale consentirebbe a chi vuole anche di vaccinarsi (visto che attualmente le percentuali di copertura vaccinale non sono alte: 35,6% con una dose, 34,4% con due dosi).
Accoglienza dall’Ucraina, esigenze concrete
Alcune di queste operazioni per i rifugiati, come i tamponi, sono state svolte fin qui in maniera quasi autorganizzata: all’arrivo magari di un gruppetto in pullman o furgone si fa il tampone grazie alle farmacie che collaborano. Ma manca una risposta complessiva e pubblica ed quella a cui si sta lavorando.
Ed è una esigenza di cui ci chiedevano anche lettori che hanno accolto persone nei giorni scorsi e che hanno dovuto farsi carico di tamponi privatamente (oltre che delle eventuali quarantene da gestire). A questo si aggiunge anche la necessità per molti di vaccinarsi e quella di ottenere copertura sanitaria come “STP”, stranieri temporaneamente presenti.
La contrarietà del sindaco di Gallarate
L’ipotesi di centro-emergenze per profughi ha visto l’opposizione del sindaco della città, Andrea Cassani, che nella mattina di giovedì 10 marzo non ha partecipato all’incontro con il Prefetto e autorità sanitaria (comunicato ieri, ha contestato Cassani).
In ogni caso l’idea sarebbe quella di un punto di supporto e accoglienza sanitaria, non di permanenza, se non per periodi brevissimi (ad esempio: per chi arriva nel cuore della notte, fino al giorno successivo). Viene comunque considerata strategica la collocazione di fianco a Malpensa per l’eventuale trasferimento in altre aree del Paese. Un primo confronto si è avuto già con il Prefetto nel corso dell’incontro nella mattina di oggi, giovedì, mentre il rappresentante locale del governo rientrava da una visita al Tribunale di Busto Arsizio.
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