“Noi siamo ucraini”: Somma Lombardo in piazza per la pace in Ucraina
I sommesi hanno manifestato per la pace e la solidarietà al popolo ucraino, "da aiutare in tutti i modi possibili, perché la libertà non è mai gratis"
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Nel tardo pomeriggio di sabato 12 marzo i sommesi hanno manifestato per la pace in Ucraina nel piazzale antistante il Comune di Somma Lombardo. Tanta la partecipazione all’evento organizzato dai segretari di quartiere.
Davanti al municipio i cittadini hanno ascoltato la testimonianza di Ludmilla, arrivata nel paese dei Tre Leoni dall’Ucraina nei giorni scorsi, scappata con i suoi bambini quando i bombardamenti sono arrivati all’esterno della città: «Non ho mai guidato per così tanto tempo: abbiamo attraversato la Moldavia, l’Ungheria, la Slovenia e siamo arrivati qui», racconta, «sono molto grata al comune e alle persone per questa accoglienza, perché le persone che hanno accolto i bambini hanno doto loro vestiti e cibo».
Ha lasciato il marito in Ucraina, perché ha dovuto prendere le armi per combattere gli invasori russi. «Vi dico grazie da parte di mio marito perché avete accolto i suoi figli, che io potrò crescere in una situazione dove loro vedranno il sorriso e la pace».
«Non tutte le donne sono riuscite a scappare perché non tutte sono in grado di prendere la macchina e guidare così a lungo, affrontando un’esperienza del genere; in questo momento stanno organizzando i corridoi umanitari per portare in salvo donne e bambine. Voglio credere che riusciremo a vivere in pace e che, con il vostro aiuto, riusciremo a creare la pace; voglio credere che i nostri uomini rimarranno vivi. Spero che il mio paese resisterà, perché siamo molto forti».
La testimonianza di Ludmilla
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“Il popolo ucraino non è solo”
Così è intervenuto il primo cittadino, Stefano Bellaria, ringraziando i segretari di quartiere per aver organizzato la piccola manifestazione: «I drammatici eventi di questi giorni, la brutale aggressione dell’Ucraina, uno stato sovrano, sembrano riportare indietro le lancette dell’orologio della storia. ritornano in mente le guerre balcaniche degli anni Novanta, ma soprattutto la Guerra Fredda che per quasi cinquant’anni ha segnato la vita dell’Europa e del mondo intero, diviso in due blocchi contrapposti. Ritornano in mente i carri armati di Budapest del 1956, la primavera di Praga del 1968 e il muro innalzato nel 1961 a Berlino».
«Oggi come allora, il comune denominatore dell’aggressore è la volontà di isolare, dividere, di sopprimere le libertà; si vuole arrestare, ma sarà mai possibile? La contaminazione culturale-sociale tra i popoli d’Europa, compreso quello russo, perché al di là delle pericolose elucubrazioni bellicose di qualche leader, che ha smarrito il lume della ragione, anch’esso fa parte di una storia comune e generale. Chi ha escogitato questa brutale aggressione non sta mettendo letteralmente a ferro e fuoco il futuro dell’Ucraina, non sta solo mandando al massacro migliaia di giovani di entrambi gli schieramenti, sta anche ipotecando in modo pesante il futuro del proprio paese. Aiutare il popolo ucraino in tutti i modi possibili è nostro dovere, anche se e quando ha un costo: perché la libertà non è mai gratis e ce lo hanno ricordato i giovani sommesi che hanno sacrificato la loro vita durante la lotta di liberazione del settembre 1943-aprile 1945».
“Pace” scritto in ucraino
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«É naturalmente nostro dovere operare attraverso tutti i canali diplomatici, al fine di favorire un accordo vero, dignitoso ed equo. Non una resa incondizionata, perché solo così si può costruire una pace vera e duratura. La storia ce lo insegna. Noi siamo ucraini e dimostriamo così che il popolo ucraino non è e non sarà solo. Viva la pace e viva la libertà», ha concluso, certo che i sommesi risponderanno ai gesti di solidarietà e di sostegno a cui saranno chiamati dalla comunità internazionale nei mesi a seguire.
L’assessora Donata Valenti ha letto la parola delle quattro candele (della pace, della fede, dell’amore e della speranza) e il bambino, concludendo così: «Che non si spenga mai la speranza».
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