Luino non vuole dimenticare: posate cinque pietre d’inciampo
Sono state posate fuori dai luoghi di residenza di altrettanti deportati e assassinati nei lager nazisti. Iniziativa di Anpi e comitato per i Caduti del San Martino in collaborazione con amministrazione comunale e scuole
Via San Pietro, via Vittorio Veneto, via XXV Aprile, Via Amendola: sono i luoghi dove oggi, 28 aprile, sono stati ricordati cinque deportati nei lager nazisti.
Persone che abitavano a Luino, residenti, e che ebbero la sventura di finire prelevati dalla loro abitazione, arrestati, e internati per poi trovare la morte in campi di concentramento, non solo in Germania: Bruno Balzarini per esempio, classe 1901 fu arrestato il 12 febbraio 1944, internato a Fossoli e assassinato nel luglio dello stesso anno a Carpi, in provincia di Modena, uno dei campi di concentramento e transito italiani dove trovarono la morte oppositori del regime, o ebrei, colpevoli di seguire un credo religioso che le fobie naziste indicarono come da eradicare dall’Europa.
Come andò a finire, purtroppo è storia. Le altre “pietre“ sono dedicate a Orlando Vischi morto a Gusen il 10 marzo 1945; Guglielmo Satriani, Gusen 24.11.1944; Vittorio Lupano 3.12.1944 a Schörgenhub, e Aurelio Moro, anch’egli residente a Luino, classe 1905 arrestato il 28 febbraio 1944 e ucciso a Gusen il 24 aprile 1945 praticamente a guerra finita.
Una tragedia che Anpi, in collaborazione col Comitato Provinciale per le Onoranze ai Caduti del San Martino hanno voluto ricordare con la posa dei cubi in metallo (l’ultimo è stato posizionato in via Mameli a Gallarate lo scorso 23 aprile e già fatto oggetto di atti vandalici) assieme agli studenti delle scuole superiori della città lacustre, così da consentire alle nuove generazioni di non perdere la memoria di quello che è stato e ha toccato da vicino ogni comunità.
«Posare le pietre d’inciampo è stato un momento veramente toccante perché le persone a cui abbiamo dedicato le pietre erano tutti partigiani e collaboratori del gruppo Cinque Giornate del san Martino, gruppo di cui faceva parte mio padre che quando mi parlava di loro si commuoveva sempre. Molti fecero lo stesso percorso di mio padre: Fossoli, Bolzano, Mauthausen e nel sottocampo di Gusen: deportati politici. È stato dunque un sentimento molto forte: abbiamo ridato a loro un nome, erano un numero, oggi sono tornate persone.» Lo spiega Ester De Tomasi presidente di Anpi provinciale e figlia di Sergio De Tomasi.
«Chi passerà di lì dove sono posate le pietre sarà costretto ad “inciampare“ in modo simbolico, venendo toccato da questo cubetto coperto di ottone. Ad ogni istituto superiore affidata una pietra: saranno custodi dell’jntegrità di quelle pietre. In età adulta potranno raccontare questa pietra».
Domani, 29 aprile, verrà posata una nuova pietra d’inciampo a Mesenzana.
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