Cuveglio, la bandiera dell’Anpi nelle mani di un giovane ucraino in occasione del 25 aprile
Un gesto molto apprezzato anche dal sindaco Paglia. La cerimonia si è svolta a Cuveglio. Le parole del presidente della sezione Anpi Luca Zambonin
La festa del 25 aprile di Cuveglio si è tenuta quest’anno nella frazione di Vergobbio, di fronte al locale Monumento ai caduti, con buona partecipazione della popolazione dopo le assenze degli ultimi due anni causate dalla pandemia di Covid-19.
Quest’anno una piacevole novità, la bandiera della sezione ANPI Cuveglio è stata affidata dal presidente dell’associazione ad un giovane profugo ucraino di 16 anni che ne aveva fatto richiesta; svolgendo questo ruolo durante tutta la cerimonia ed esponendo il drappo durante l’alzabandiera, egli ha voluto esprimere così il suo sentimento di gratitudine verso l’Italia. Un gesto apprezzato anche dal sindaco di Cuveglio, Francesco Paglia, che ha ringraziato il giovane.
Oltre al discorso del Primo cittadino, la cerimonia ha compreso anche quello del presidente della locale sezione ANPI, Luca Zambonin: ecco il suo intervento.
«L’esercizio della memoria è il momento di riflessione che ci riporta al passato per affrontare il futuro. Noi troppo spesso lo dimentichiamo, rapiti dalle incombenze quotidiane che a volte sembrano insuperabili, l’aiuto costante ci proviene dall’esempio, dalla presa di coscienza dei nostri partigiani. Oggi il mio pensiero si rivolge alle donne partigiane che hanno sostenuto e amato la resistenza, con abnegazione, con immensa costanza e sacrificio esse hanno formato l’ossatura senza la quale i nostri partigiani ben poco avrebbero potuto fare. Senza di loro la resistenza non avrebbe potuto esistere. Donne e uomini che nel 1943 fecero una scelta consapevole fatta con il lume della ragione, la loro fu una vittoria definitiva sull’oscurantismo, sulla barbarie e sul pensiero di piccoli uomini al potere legati al passato e senza visione del futuro. Queste riflessioni ci portano a considerare il presente con una guerra in corso in Europa dopo settantasette anni, una cosa inaspettata, attuata da un piccolo uomo primitivo, anche lui rifacendosi a un passato lontano secoli, ha evocato i fasti del nazionalismo zarista anticamera del fascismo, intriso di sangue, fondato sulla disparità sociale come mezzo di potere, molto lontano dall’idea di patriottismo democratico ed evoluto della nostra epoca, per sferrare un’attacco crudele, barbaro e inumano contro una confinante popolazione pacifica. Ha mobilitato giovani di leva, ignari di quello che andavano a fare, ha sguinzagliato dei mercenari sanguinari di regioni remote avvezzi al massacro, lontani dai sentimenti di amicizia e fratellanza che hanno per secoli unito le due popolazioni, ha evocato incoerentemente i simboli che fino a qualche tempo prima univano intere popolazioni in un’unico ideale di sviluppo sociale, dissacrandone e ribaltandone definitivamente il significato, unico vero ostacolo contro il suo piano imperialista.
Le immagini delle donne con i loro figli, sempre loro vittime sacrificali e predestinate di tutte le guerre dai primordi dell’umanità, che scorrono sui nostri televisori evocano lontani tempi oscuri in cui la ragione ha cessato di essere il lume di riferimento, la rinuncia definitiva all’umano. Purtroppo la luce della ragione è una fiammella debole che ha bisogno di essere alimentata costantemente, e della quale anche noi che ci consideriamo evoluti e civili ne abbiamo bisogno per non scadere nell’oblio dell’oscurità. Serpeggia un sentimento xenofobo contro la popolazione russa, una volta sorella di quella ucraina, tuttavia credo di non essere il solo a non ritenere che siano diventate improvvisamente nemiche, ma solo divise da un temporaneo sonno della ragione alimentato dal sonnifero della demagogia, ma soprattutto da quel sentimento di cui si alimentano i piccoli uomini per far prevalere le loro sperequazioni.
Rimanere coscienti e alimentare la luce della ragione non inquadrarsi nel conformismo diffuso dai demagoghi dell’informazione collusi con i piccoli uomini, restare umani ed evoluti diventa assolutamente necessario per la nostra sopravvivenza.
Ravvedo comunque una speranza in quanti scegliendo di essere qui, in questa giornata particolare rammentando i nostri tragici momenti passati e vivendo oggi quelli moderni, state diventando partigiani, poiché state parteggiando.
La sezione ANPI Cuveglio, Martiri del San Martino. augura un buon 25 aprile a tutti voi!».
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