“Dal camping di Azzate rimossi 40 kg di eternit e 20 big bags di lana di roccia”

Il comunicato della proprietà, l'Immobiliare Panzeri: "La situazione attuale in cui versa l’area del campeggio è assolutamente difforme rispetto a quella in cui versava a luglio 2021 quando la proprietà decise di partecipare all'asta"

Camping azzate, situazione a marzo 2022

Riceviamo e pubblichiamo la nota ricevuta dalla nuova proprietà del camping di Azzate, l’Immobiliare Panzeri, che fa il punto sulla situazione dopo il consiglio comunale del 31 marzo e i servizi giornalistici che hanno portato la vicenda alla ribalta nazionale. 

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L’ex campeggio Sette Laghi di Azzate 4 di 24

Come oramai noto, in data 13 dicembre 2021 la società IMMOBILIARE PANZERI ha acquistato al prezzo di € 1.110.000 l’area denominata Camping I Sette Laghi di Azzate nell’ambito di una asta pubblica. La vicenda dell’acquisto e della demolizione e smaltimento di circa 50 casette abusive sul sedime dell’area da parte della procedura fallimentare venditrice ha interessato la stampa locale e nazionale per i risvolti quantomeno originali della vicenda.
Sino ad oggi, però, l’acquirente non ha inteso presentare comunicati ufficiali nell’attesa che le istituzioni coinvolte a vario titolo nella presente vicenda avessero modo di chiarire, non tanto all’acquirente, ma alla collettività, il loro pensiero e le loro intenzioni. Invero, il rispetto istituzionale prestato non ha però sortito per ora l’effetto sperato e agognato. L’unico, infatti, che ha istituzionalmente preso atto della situazione è stato il Sindaco di Azzate che in un vivace consiglio del 31 marzo 2022 ha cercato di fornire la spiegazione di quanto accaduto dal punto di vista della amministrazione comunale. Ci si permetta quindi in primo luogo di compiacerci con il Sindaco che ha dato pubblicamente atto della condotta della nuova proprietà che senza nemmeno attendere ordinanze ufficiali si è fatta promotrice ed esecutrice, a proprie spese, del ritrovamento e smaltimento di 40 kg di eternit e di 20 big bags di lana di roccia (nella foto) rinvenuti nei cumuli di rifiuti lasciati in loco a seguito della demolizione. 

“La situazione al campeggio oggi non è quella che abbiamo trovato”

Fatte queste doverose premesse è però opportuno chiarire alcuni aspetti fattuali della presente vicenda.
In primo luogo è necessario chiarire che la situazione attuale in cui versa l’area del campeggio è assolutamente difforme rispetto a quella in cui versava a luglio 2021 quando la proprietà ha inteso partecipare alla procedura d’asta, che prevedeva l’impegno del Curatore di procedere a dare definitiva  esecuzione all’ordinanza comunale del 2011 di smaltimento della casette abusive e ripristino dell’area. L’area, al momento dei sopralluoghi, si presentava con alcuni siti interessati dalla presenza di materiale di risulta di vecchie casette mal rimosse e di un paio di piazzole interessate da incendio delle casette abusive ivi erette. Il resto dell’area era occupata ancora da una cinquantina di casette integre, totalmente o parzialmente. Una situazione non idilliaca, ma molto ben diversa da quella attuale. Il Curatore era persino riuscito a concludere un contratto molto competitivo per la definitiva esecuzione dell’Ordinanza di ripristino. 

Insomma tutte le premesse per ben iniziare.

E allora cosa ha determinato l’attuale situazione di devastazione e degrado con tonnellate di rifiuti abbandonati alla mercè degli agenti atmosferici ? 

I nostri consulenti ambientali ci hanno fornito una precisa motivazione: l’attività di demolizione iniziata a settembre, proseguita a ottobre con un  primo sopralluogo del Comune e continuata sino al 10 dicembre 2021 da parte dei delegati della procedura fallimentare, non è stata realizzata adeguatamente. Non bisogna d’altra parte essere periti ambientali per sapere che l’abbattimento indiscriminato produce una massa indifferenziata di materiale di risulta della demolizione, lasciando sul terreno anche micro-rifiuti da raccogliere manualmente, con ingenti costi di smaltimento,  e proprio per questo motivo qualsiasi soggetto coinvolto in attività di demolizione opera secondo un ben preciso piano di lavoro che prevede, dapprima la pulizia interna delle casette, a cui fa seguito la rimozione selettiva della copertura e poi delle pareti, suddividendo già al momento della demolizione i singoli materiali che verranno poi conferiti nei centro di stoccaggio o smaltimento. Questa operazione permette di riciclare il materiale riciclabile, di esaminare il materiale potenzialmente pericoloso e di destinare ai centri di smaltimento autorizzati i singoli componenti della demolizione. In buona sostanza una corretta esecuzione di demolizione non deve produrre rifiuti, ma la realtà dei fatti è totalmente differente ed è sotto gli occhi di tutti. 

Peraltro, una corretta demolizione e smaltimento delle casette era già stato effettuata dalla stessa società I Sette Laghi prima del fallimento sotto la direzione di un tecnico che la proprietà ha già contattato per occuparsi della supervisione della situazione, il quale in poche settimane aveva dato corso allo smaltimento di decine di casette lasciando le piazzole in ordine e totalmente ripristinate. Anche per questo motivo la proprietà aveva deciso di partecipare all’asta: perché un buon lavoro in quell’area poteva essere fatto rapidamente e a costi accettabili.

Il ruolo degli organi di controllo

Altra questione di particolare interesse per la proprietà è comprendere perché i numerosi organi di controllo deputati a verificare e impedire la prosecuzione di attività potenzialmente pericolose per la salute pubblica e per l’ambiente, peraltro in un’area a ridosso del lago e oggetto di numerosi investimenti di risanamento regionale, non abbiano interrotto questa scriteriata attività di demolizione. 

Il Sindaco, durante il Consiglio comunale, ha chiarito che il primo sopralluogo nell’area risaliva ad ottobre 2021 e l’Assessore all’ambiente ha pubblicamente dichiarato che l’area in quel momento era in una situazione anche peggiore di quella attuale ed allora, dal momento che una demolizione come quella effettuata nell’area del campeggio non poteva non definirsi quanto meno anomala, ci si chiede perché non si sia intervenuti immediatamente, magari nominando un proprio consulente o bloccando la demolizione. 

Ora il fattaccio si è completato ed è oltremodo semplicistico ritenere che la incolpevole proprietà dovrebbe farsi carico di quanto la condotta di altri ha generato. Una vicenda come questa al di là delle responsabilità che verranno accertate nelle sedi competenti lascia veramente molto amareggiati e offre uno spaccato sociale tristissimo in un momento in cui invece ci sarebbe bisogno di speranza, di voglia di fare e di impegno.

Concludiamo, infine, rispondendo ai molti che ci chiedono cosa ci aspettiamo ora e, a loro e a tutti, rispondiamo sempre allo stesso modo e cioè che ci aspettiamo serietà, rispetto delle regole, fermezza e non vorremmo sciatteria, piccoli opportunismi e improvvisazione. La fiducia nelle istituzioni non è un atto fideistico, ma un diritto su cui si fonda lo stato di diritto e questo e nulla di più vuole la proprietà. 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 04 Aprile 2022
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L’ex campeggio Sette Laghi di Azzate 4 di 24

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L’ex camping Sette Laghi dopo la demolizione delle roulotte e delle case mobili 4 di 43

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