La commissione Sanità di Gallarate si prepara alla rigenerazione del Sant’Antonio Abate

La vera "sfida" che aspetta Gallarate in vista della costruzione del nuovo ospedale, ma i lavori sono appena iniziati e la partita è ancora aperta

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Ripensare al riutilizzo degli edifici del Sant’Antonio Abate che rimarranno vuoti una volta che l’ospedale unico di Busto Arsizio-Gallarate sarà ultimato: è una delle sfide che la commissione sanità di Gallarate si propone per lavorare nei prossimi anni.

Se ne è parlato oggi, martedì 26 aprile, nella seconda riunione della commissione speciale dopo la relazione dell’architetto Marta Cundari.

L’accordo di programma

«Una sfida importante», l’ha definita Cundari parlando dell’accordo di programma «che ci avviamo a studiare che costituirà una variante al Pgt».

«L’accordo di programma che il Comune di Gallarate prevede l’stitutizione della segreteria tecnica, il comitato e il collegio. È un percorso non semplice: gli ultimi accordi di programma risalgono a volte vent’anni fa per Gallarate, servirà l’aiuto di tutti per evitare di commettere qualche inesattezza», ha continuato.

Andranno individuati gli interventi, le opere e gli obiettivi; «bisognerà perimetrale il sedime del Sant’Antonio Abate, dovremo in una fase iniziale capire se inserire altri edifici di proprietà di Asst che per le funzioni che svolgono attualmente si presume che vengano a cessare. Il percorso è impegnativo sia per gli uffici sia per la commissione».

Gli spazi da ripensare

Il sedime ospedaliero è di circa 56mila metri quadrati: di questi, 11mila metri del padiglione Boito e del Polimedico di largo Bottini verranno riutilizzati da Asst Valle Olona per servizi sanitari.

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La pianta degli spazi del Sant’Antonio Abate

C’è da ripensare il futuro delle altre aree: la palazzina del distretto sanitario di corso Leonardo da Vinci (12mila 700 metri cubi che, secondo il Pgt, hanno una destinazione socio-assistenziale), villa Sironi (3mila 300 metri cubi con destinazione residenziale), palazzo Boito (15mila metri cubi potenzialmente «da destinare a uffici, residenza e commercio») e la palazzina del Cps di via De Magri (2700 metri cubi con destinazione socio-assistenziale, come previsto dalle riforma regionale).

Rimane il parcheggio antistante il Sant’Antonio Abate: «Nel documento preliminare non ho trovato cosa vorrà fare Asst dell’attuale parcheggio». Sul tema parcheggi ha poi preso la parola il sindaco, Andrea Cassani: «Ricordo che nella riunione di luglio 2021 si era detto che i parcheggi servivano, magari non nel numero attuale. Nel nuovo ospedale ci saranno 2600 posti auto che verranno presentati nel progetto (in parte per operatori, in parte per utenti). Da noi potrebbe bastare un parcheggio che è un quarto di quello attuale, ricordando che è disponibile il vicino SeprioPark».

Giovanni Pignataro (Partito democratico) ha sottolineato l’importanza di includere il parcheggio, «altrimenti non ha senso se pensiamo a una rigenerazione che sia volano della città».

«La difficoltà è affrontare un ipotesi di pianificazione sapendo che ragioniamo su una dilatazione dei tempi», ha spiegato Cundari: queste aree sono strategiche per la loro posizione, «sono a ridosso del centro storico e quindi della zona pedonale, sono aree centrali di cui tenere conto ancora più avanti rispetto ai 10-15 anni, anche tutto il passaggio di mezzi in un tessuto viario sicuramente ridotto». Un’area, dunque, «che deve essere pensata per ridare rilancio alla città e al centro storico che avrà una funzione importante: l’ospedale e l’indotto dell’ospedale».

Evidentemente il tasto dolente è il «quantum economico», ha concluso Cundari, «oggi non sono in grado di dare risposto ma nella prossima segreteria tecnica capirò se sarà a carico del nostro ente o ci saranno delle partecipazioni». Su promessa di Regione Lombardia è previsto il supporto di Aria Spa e Arexpo per la pianificazione, ma il primo cittadini ha auspicato che Palazzo Lombardia «ci venga incontro anche nella fase di pianificazione. Poi starà al buon senso nostro individuare una destinazione compatibile con il centro storico e che possa richiamare l’attenzione di qualche investitore».

In aggiunta, Cassani è preoccupato dalla possibilità che si sviluppi l’abusivismo negli edifici che verranno liberati: «Al di là di cosa ci sarà lì in futuro, bisogna capire se ci saranno edifici liberi. Trovare rigenerazione significa trovare investimenti, non svendendo e nemmeno consentendo chissà quale intervento. Bisogna tenere presente che a un certa distanza di tempo diventa difficile anche rigenerare». Ha poi affermato di propendere per l’abbattimento.

Prima la concretezza

Il consigliere di maggioranza Luigi Galluppi (Cento popolare Gallarate) ha richiamato l’intero consesso al ruolo propositivo che la commissione deve svolgere:  «Le proposte che possiamo portare sul tavolo hanno un loro senso, in particolare per la destinazione di alcune parti dell’ospedale (casa di comunità e ospedale di comunità) secondo me i contenuti delle etichette possiamo proporli noi. Questi due aspetti non devono essere rimandati a tra dieci anni, ma già adesso possono trovare via via un’attuazione».

Una posizione sposata da Cassani: «Dobbiamo pensare al futuro degli edifici dell’ospedale; io al di là dei dibattiti vorrei concretezza nella formulazione delle considerazioni. Se vogliamo fare qualcosa di concreto si faccia e se si hanno proposte le si formulino». Della stessa idea anche Sonia Serati (Più Gallarate), che ha sottolineato l’importanza della calendarizzazione: «Porre della date e delle scadenze alla commissione è necessaria per avere degli obiettivi».

«Rischiamo di parlare di aria fritta se Regione si aspetta di recuperare i 30 milioni di euro di valore delle aree messo nel bilancio regionale. Sarebbe ben difficile trovare operatori che sosterranno la bonifica», ha ribattuto Pignataro.

Carmelo Lauricella (Partito democratico) ha ricordato al consesso il progetto di “città solidale” per il supporto agli anziani, che «si adatterebbe a una destinazione socio-solidale sia alla tradizione sociale di quell’area». 

L’architetto Alessandra Pandolfi ha esortato tutti i presenti a ragionare per funzioni e vocazioni delle proposte: «Ragionare oggi su un’area ora esistente che verrà dismessa tra 12 anni vuol dire portare avanti dei progetti che fra dodici anni saranno “passate”, devono essere mantenute efficienti ed efficaci nel tempo. È la sfida dell’urbanistica».

Il nodo viabilità

Il consigliere Cesare Coppe (Città è vita) ha riportato all’attenzione il nodo della viabilità, «totalmente inadeguato a un ospedale unico che tra 8-9 anni sarà sicuramente realtà», ricordando l’attesa di 100mila accessi all’anno in termini viabilistici (il dato è del documento di dicembre scorso). «Regione non ha inserito la viabilità nell’accordo di programma della Vas dell’ospedale unico, ma ha demandato a una società la valutazione viabilistica (pronta in estate). Poi si valuterà», ha risposto Cassani.

Il progetto definitivo di Anas sulla SS336-341 porterà «all’esproprio di qualche area di Asmc (via Aleardi per l’impatto forte della superstrada): Anas va a ricostruire parti di via Sicilia, che dovrebbe essere l’arteria stradale che condurrà al nuovo ospedale. C’è tutta la parte legata alla riapertura di via Filzi e alla rotatoria da fare in area oltre la superstrada per collegarla a via Sicilia».

«La viabilità è nostro interesse, nulla vieta che si leghi l’accordo di programma. Abbiamo avuto le rassicurazioni economiche di Regione», ha concluso il sindaco.

La commissione si riunirà martedì 17 maggio, alle ore 18.

Nicole Erbetti
nicole.erbetti@gmail.com

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Pubblicato il 26 Aprile 2022
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