Chi si è vaccinato e dove? Bilancio della campagna anti Covid appena conclusa e previsioni per il futuro
Ester Poncato, del Dipartimento di Prevenzione di Ats Insubria, da inizio 2021 coordina il lavoro organizzativo per garantire le vaccinazioni. Racconta le difficoltà, i risultati raggiunti e i prossimi obiettivi
La campagna vaccinale ha raggiunti risultati soddisfacenti, i dati sulla pericolosità del virus pandemico lasciano ben sperare. Le ondate ci sono, ma non hanno più un impatto devastante sulla nostra vita e sul servizio sanitario nazionale.
Oggi, superate grandi difficoltà e ottenuti obiettivi importanti, ci si potrebbe rilassare e godersi il momento. Ma non è così.
Negli uffici del Dipartimento della Prevenzione Sanitaria di Ats Insubria si è ancora alle prese con dati, grafici, obiettivi. Da un anno, la dottoressa Ester Poncato cura nei minimi dettagli l’organizzazione e quella che, in gergo, viene definita “la governance”. Nonostante sia ormai in pensione e potrebbe voltar pagina dopo due anni terribili, ha deciso di restare e il suo incarico da consulente è stato prorogato fino al prossimo giugno.
« Entro l’estate dobbiamo presentare il piano per un’eventuale nuova campagna vaccinale. Dobbiamo prevedere differenti scenari: la quarta dose per gli over60, un invito per tutta la popolazione in autunno, la gestione di nuove e imprevedibili criticità. Ora è il tempo della programmazione, della definizione di step differenti, così da non farci trovare impreparati».
Lo scorso anno è stato una corsa contro il tempo: « Dopo il Vax day del 27 dicembre, le convocazioni sono cominciate a partire da febbraio. Si doveva costruire il modello, la filiera di approvvigionamento, trovare l’equilibrio tra la domanda elevata e l’offerta limitata di dosi vaccinali. Il momento di svolta della nostra azione di coordinamento è stata la campagna vaccinale a Viggiù – racconta la dottoressa Poncato – Dovevamo costruire l’organizzazione per una convocazione estesa a tutta la popolazione. Definimmo, anche con il dottor Marco Magrini che era stato chiamato in Regione all’Unità di Crisi, la macchina organizzativa, con 5 linee vaccinali contemporanee e un sistema di accettazione e registrazione con personale amministrativo. Fu un momento di verifica della tenuta di quel sistema che lo stesso Guido Bertolaso venne a conoscere. Da quella esperienza fu chiaro che si dovesse puntare sui centri massivi».
Con l’apertura dei centri di Schiranna, Rancio e Malpensafiere, il modello varesino venne tracciato: « Da aprile le attività furono meno incalzanti – ricorda la dottoressa Poncato – ma rimaneva il delicato compito di mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta. Solo una grande collaborazione con le Asst di riferimento e il coordinamento dell’Unità regionale ha permesso di superare tutte le difficoltà: dalla mancata consegna di dosi per slot già assegnati, che si risolveva con un sistema di trasferimento da chi aveva più fiale, alle criticità del vaccino AstraZeneca che venne tolto e si dovette rimodulare tutti i richiami differenti nei giorni di intervallo. Un risiko che si affrontava quotidianamente con Regione prima e le Asst del territorio poi. C’è stato però grande impegno da parte di tutti e una collaborazione determinante».
A lato della campagna massiva, Ats Insubria è stata chiamata a occuparsi anche degli ospiti delle Rsa e Rsa, dei pazienti allettati da raggiungere al domicilio, dei senza tetto: « Sono state effettuate 14.000 vaccinazioni domiciliari – spiega la responsabile della campagna – nel ciclo primario abbiamo impiegato anche le nostre USCA e personale amministrativo, mentre con le booster hanno fatto praticamente tutto i medici di medicina generale. Ai senzatetto è stato somministrato il vaccino monodose e la campagna è andata bene grazie all’impegno di associazioni di volontariato». Davanti alla scarsa adesioni in alcuni territorio, Ats ha organizzato campagne vaccinali locali, raggiungendo con un camper attrezzato aree più periferiche e dove l’adesione era sotto la media ( Luino, Ponte Tresa, la Val Veddasca).
Poi, quando a settembre il peggio sembrava alle spalle, si diede il via alla riduzione delle sedi massive: così a fine ottobre. A inizio novembre ricominciò la corsa all’allestimento dei centri vaccinali: « Avevamo ancora aperti i centri di Rancio e Malpensafiere. Cooperativa Medici Insubria non aveva smantellato le sue tre sedi di Arcisate, Saronno e Lucrate Caccivio. Solo la città di Varese si ritrovò un po’ sguarnita con il solo ospedale ad accollarsi il doppio impegno di tamponi e vaccini. L’offerta di Esselunga, con due punti a Masnago, risolse le criticità».
Superata la quarta ondata, il mese di marzo è servito, nuovamente, a rivedere l’organizzazione vaccinale: « Sono stati chiusi alcuni centri, ma la situazione odierna è molto differente dall’autunno scorso. Sia perchè è attivo il punto di Gallarate capace in poco tempo di attivare 50 linee vaccinali, sia perché oggi abbiamo un contributo numericamente rilevante da parte delle farmacie. Nel territorio di Varese ne sono attive 46 che somministrano sia prime dosi, sia richiami sia dosi booster. Dal 15 marzo scorso la prenotazione si fa direttamente sul portale di Poste. Dall’inizio del loro coinvolgimento hanno fatto più di 43.000 vaccinazioni».
Oggi, come dicevamo, la campagna ha numeri molto bassi: circa 1200 tra prime seconde e terze dosi nei due territori varesino e comasco. Ci sono solo una ventina di prime dosi e il trend è in calo. La richiesta più elevata è tra coloro che, in questa quarta ondata, sono risultati positivi e stanno aspettando che passino i tre mesi per fare la booster: « Di fatto però – commenta la responsabile di Ats Insubria – la malattia è equiparata alla terza dose per cui è possibile che si rinvii all’autunno».
Ma cosa succederà in autunno?: « È ancora prematuro dirlo. Tutti gli scenari sono possibili. Magari ci saranno novità che modificheranno ulteriormente lo scenario. In ogni caso, noi ci stiamo preparando per farci trovare pronti e non lavorare più in emergenza».
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