Il Tavolo per il Clima di Luino parla di Comunità energetiche rinnovabili

Gianfranco Malagola, del laboratorio energia, ne spiega le funzioni e l'utilità: "E' uno strumento democratico, partecipato e innovativo capace di coniugare giustizia sociale e ambientale

Generica 2020

(A cura di Gianfranco Malagola del Laboratorio Energia – Tavolo per il Clima di Luino)

Stiamo vivendo un momento particolarmente critico: in piena emergenza climatica si sta inserendo una pericolosa crisi energetica legata alla guerra in Ucraina ed alla minaccia russa di chiudere le forniture di gas. Ci stiamo rendendo conto degli aspetti negativi della globalizzazione, ad esempio nel campo energetico, ove ha creato dipendenze tali da mettere in crisi l’intero sistema economico del nostro continente.

Cosa fare quindi? Una soluzione può venire dalle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), una risposta “dal basso” per gestire in modo intelligente la transizione energetica dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili.

Il Tavolo per il Clima di Luino, tramite il Laboratorio Energia, ha sviluppato una proposta per la creazione di Comunità Energetiche Rinnovabili che verrà presentata ai Comuni del territorio che hanno firmato la Dichiarazione di Emergenza Climatica (Luino, Germignaga, Brezzo di Bedero, Porto Valtravaglia e Maccagno con Pino e Veddasca).

Ma che cosa è una Comunità Energetica Rinnovabile? È la possibilità per singoli cittadini, piccole e medie imprese, amministrazioni comunali, enti del terzo settore, enti di ricerca e enti religiosi, di costituire un soggetto giuridico per produrre energia elettrica da fonti rinnovabili (impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici o alimentati da biomasse). Questi impianti possono essere condivisi, come nel caso di una centrale fotovoltaica a disposizione della collettività, oppure individuali, come per esempio un sistema fotovoltaico installato sul tetto di una casa, di un’azienda, di una sede di un’amministrazione pubblica o di un condominio. In questo modo i consumatori passivi (consumer) si trasformano in consumatori attivi e produttori (prosumer) in quanto dotati di un proprio impianto per la generazione di energia elettrica per l’autoconsumo; i prosumer cedono la parte di energia in eccesso agli altri soggetti della Comunità Energetica collegati alla rete elettrica (smart grid) che è monitorata e controllata da tecnologie digitali all’avanguardia per ottimizzare ogni fase di produzione, consumo e scambio dell’energia ed eventualmente accumulo attraverso soluzioni hardware e software innovative.

Attualmente, la normativa italiana sulle Comunità Energetiche rinnovabili consiste nell’articolo 42-bis del Decreto Milleproroghe 162/2019 (convertito con la Legge n. 8/2020 del 28 febbraio 2020), nei relativi provvedimenti attuativi (la delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA e il DM 16 settembre 2020 del MiSE) e nel recente D.Lgs. 199/2021, che dà attuazione alla Direttiva Europea RED II sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.

Si tratta di un importante passo avanti nella direzione di uno scenario energetico basato sulla generazione distribuita, che favorirà lo sviluppo di energia a chilometro zero e di reti intelligenti (smart grid). Una volta messo in esercizio l’impianto, la Comunità Energetica può fare istanza al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa. È bene chiarire che gli incentivi non sono riconosciuti su tutta l’energia prodotta, ma solo su quella condivisa all’interno della Comunità, cioè su quella consumata dai suoi membri nella stessa fascia oraria di produzione. Qualora la produzione sia superiore al consumo, quindi per l’energia eccedente, viene riconosciuto alla Comunità il solo valore economico dell’energia, senza ulteriori benefici. Tale energia può anche venire immagazzinata in sistemi di accumulo (tipicamente batterie elettrochimiche agli ioni di litio) per essere poi utilizzata quando le fonti rinnovabili non sono utilizzabili (per esempio di notte nel caso del fotovoltaico) o quando se ne verifichi la necessità (per esempio per far fronte a picchi di domanda).

Il D.Lgs. 199/2021 dell’8 novembre 2021 ha recentemente reso meno stringenti alcuni requisiti (che dovrebbero entrare in vigore con nuovi decreti attuativi entro fine giugno 2022) stabilendo che gli impianti di produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili devono avere una potenza non superiore a 1 MW (prima il limite era 200 kW) ed essere connessi alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria (corrispondente territorialmente a circa 3-5 Comuni ovvero qualche decina di migliaia di utenze; prima era la cabina secondaria che alimenta qualche centinaia di utenze) su cui insistono anche tutti gli iscritti alla Comunità Energetica. Inoltre possono aderire alla Comunità Energetica anche impianti a fonti rinnovabili già esistenti alla data di entrata in vigore del D.Lgs. 199/2021, purché in misura non superiore al 30% della potenza complessiva che fa capo alla comunità.

In attesa che entro fine giugno 2022 il Ministero della Transizione Ecologica e l’ARERA aggiornino i meccanismi di incentivazione e le restituzioni tariffarie previsti dal DL 162/2019, gli iscritti a una comunità energetica ottengono complessivamente un beneficio di parecchie centinaia di euro per ogni MWh di energia condivisa, con un ritorno dell’investimento stimato in pochi anni.

Pertanto lo sviluppo delle comunità rinnovabili può portare ad un risparmio in bolletta fino al 25% per le utenze domestiche e condominiali e fino al 20% della spesa energetica di piccole e medie imprese, scuole e altri settori. Un contributo fondamentale per le oltre due milioni di famiglie in situazione di povertà energetica.

Le CER non sono solo un modo per rendersi indipendenti dal gas e dai combustibili fossili, obiettivo certo fondamentale e oggi sempre più urgente a causa dei costi crescenti delle bollette di luce e gas, ma sono anche uno strumento per “democratizzare l’energia” ovvero abbandonare il modello dell’energia accentrata in poche mani, che vede pochi potenti produttori e tantissimi consumatori dipendenti. L’energia rinnovabile permette di decentralizzare e democratizzare questo modello, unitamente alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Uno strumento quindi democratico, partecipato e innovativo capace di coniugare giustizia sociale e ambientale e creare una nuova relazione con l’ambiente a partire dall’uso delle fonti rinnovabili per la realizzazione di un sistema economico-sociale sostenibile per le presenti e future generazioni.

Di tutto questo si parlerà nella settimana dell’impronta carbonica che il Tavolo per il Clima ed il Comune di Luino stanno organizzando dal 2 al 7 maggio ove, oltre alla presentazione dei lavori fatti dagli studenti dell’I.S.I.S. “Città di Luino” e del Liceo Sereni nell’ambito del PCTOGiovani del Verbano per il Clima”, si terrà una interessante serata, il 3 maggio, dedicata alle Comunità Energetiche Rinnovabili. Save the date!

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Aprile 2022
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