Da Varese in Namibia per montare un telescopio nel deserto
Il viaggio di quattro membri della Società astronomica Campo dei Fiori è cominciato sabato 2 aprile. L'obiettivo è osservare il cielo dell'emisfero australe

Un lungo viaggio da Varese fino alla Namibia per riuscire a vedere più da “vicino” il cielo sopra l’altra parte del mondo. Quattro membri della Società astronomica Schiaparelli Campo dei Fiori di Varese sono partiti sabato 2 aprile verso l’Africa e hanno montato un telescopio puntato dritto alla volta stellata dell’emisfero australe.
Andrea Aletti, Federico Bellini, Luca Buzzi e Gianni Galli sono arrivati in Namibia il 3 aprile dopo quasi 15 ore di viaggio. Dall’aeroporto, il gruppo si è diretto verso la capitale Windhoek, per poi cominciare il viaggio verso la Hakos astro farm: 114 chilometri di strada sterrata a bordo di un pick-up. La Astro farm è un’area attrezzata per osservare le stelle e attira astrofili da tutto il mondo. «È un luogo – spiega Chiara Cattaneo, dell’Osservatorio astronomico del Campo dei Fiori – dal cielo bellissimo, con poche nuvole e senza inquinamento luminoso».
Nei giorni precedenti, il personale della astro farm ha preparato la postazione, la squadra varesina ha potuto così montare subito il telescopio al suo arrivo. Si tratta di un riflettore RC360 della Officina stellare, donato da Piergiorgio Ferrante, storico socio dell’Osservatorio originario di Varese ma trasferito a vivere in Belgio. Purtroppo, Ferrante non ha potuto vedere il concretizzarsi del progetto, è venuto a mancare alcuni mesi fa. Per tenere vivo il suo ricordo, i membri dell’associazione hanno deciso che il telescopio che punta al cielo dell’emisfero australe porterà il suo nome.
«La mattina di lunedì – raccontano i quattro astrofili varesini nel loro report aggiornato giorno per giorno -, dopo una abbondante colazione (qui non pranzano a mezzogiorno…) iniziamo i lavori di montaggio di tutta la strumentazione elettronica: PC, apparati di rete, cablaggi del telescopio e della montatura, ecc… Vogliamo che tutto sia pronto per la prima notte di osservazione, che sarà visuale: non possiamo lasciarci sfuggire l’occasione di osservare le meraviglie del cielo australe con i nostri occhi».
«La sera – continuano -, dopo il solito fantastico tramonto con il cielo colorato dalle polveri eruttate qualche settimana fa dal vulcano sottomarino di Tonga, iniziano le osservazioni. Non ci si abitua facilmente ad avere un cielo nero, con l’unica luce della Via Lattea ad illuminare la scena. Se non si porta con sè una pila, è impossibile qualsiasi tipo di movimento: il terreno è nero! Se non fosse per un minimo accenno di strada sterrata chiara che giunge alla postazione dei telescopi, non sapresti se davanti a te hai erba oppure un burrone. Per noi, abituati a leggere in piena notte a causa dell’inquinamento luminoso della pianura padana, è un privilegio poter avere un telescopio sotto questi cieli».
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