Il “caffè dai Frati” di Busto Arsizio che riaggiusta vite in frantumi, inaugurato il centro diurno per senza tetto
L'ex-oratorio della chiesa del Sacro Cuore è stato trasformato in un punto di ritrovo e di assistenza per i senza tetto che gravitano attorno alla stazione centrale soprattutto nei lunghi mesi freddi
Oggi, martedì, è stato inaugurato il nuovo centro diurno per senza tetto all’interno dei locali dell’ex-oratorio della chiesa del Sacro Cuore, nel quartiere Frati di Busto Arsizio, voluto dai frati francescani del convento che gestisce l’intero complesso ecclesiastico che si affaccia su piazza padre Gentile Mora. L’iniziativa ha preso il nome di un gesto semplice e simbolico del vivere sociale “Un caffè dai Frati”.
A presentarlo è stato Fra Pietro Pagliarini, insieme alle tante associazioni che collaborano nella gestione dello spazio e della rete solidale sotto il nome di Sos Stazione e di cui fanno parte Caritas, Parrocchia Sacro Cuore, Ali d’Aquila, Quelli della Tavola, Acli, Siticibo – Banco Alimentare, Fondazione Tosi – residenza Magistrelli Armiraglio, Casa Ringhio, Croce Rossa Italiana.
Tutti insieme e ognuno per la propria parte, si prendono cura da oltre 12 anni degli “amici senza tetto” che gravitano attorno alla stazione centrale di Busto Arsizio. Con questa iniziativa hanno completato un altro pezzo della rete di aiuto che si compone già di un rifugio, che ha trovato posto da qualche anno in alcuni locali di Rfi, di un pasto caldo che ogni giorno viene offerto dai volontari di Sos Stazione, e ora del rifugio.
Questo luogo offrirà a molte persone un luogo caldo, soprattutto nei lunghi mesi invernali, dove trovare qualcuno che possa aiutare nella compilazione di documenti, la possibilità di utilizzare la rete internet, sostegno spirituale e consigli utili a ritrovare la strada perduta, anche attraverso un lavoro.
Fra Pietro PagliariniAl taglio del nastro hanno preso parte monsignor Severino Pagani, prevosto di Busto, il responsabile della Caritas decanale Francesco Nicastro, il responsabile della cooperativa Intrecci Aurelio Motta, i volontari che da anni condividono l’esperienza, Paola Magistrelli della residenza “Magistrelli-Armiraglio” e Diego Cornacchia della fondazione Mario Ravera (che finanziò il rifugio in stazione), Maria Sorbi oltre ad alcuni ex-senza tetto che sono riusciti a ricostruire pezzi di una vita andata in frantumi come Samuele, Daniele e Dario.
Per l’amministrazione, che l’anno scorso ha finanziato la rete con 35 mila euro, era presente il sindaco Emanuele Antonelli che per un periodo ha fatto parte del gruppo di volontari e l’assessore ai Servizi Sociali Paola Reguzzoni che ha anche annunciato un nuovo accordo con Rete Ferroviaria Italiana che permetterà all’amministrazione di posizionare un container che darà finalmente uno spazio coperto adibito a mensa per i tanti clochard che gravitano attorno allo scalo ferroviario.
Tutti hanno espresso l’apprezzamento per la riuscita del progetto che sin dai primi giorni è già diventato punto di ritrovo per un’ottantina di persone «che qui – come ha detto Samuele, uno dei senza tetto che ha raccontato la propria storia – trovano calore “materico” e calore umano fondamentale per non finire nella zona grigia che porta alla droga o all’alcol». Il secondo step del progetto l’ha presentato lo stesso fra Pietro: «Realizzeremo uno spazio con quattro letti e alcune docce per quei senza tetto che lavorano ma che non hanno un posto dove stare».
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