Caso Lidia Macchi, Stefano Binda chiede oltre 300mila euro di risarcimento
L'ex imputato è rimasto in carcere per quasi 1.300 giorni: assolto in Appello e in Cassazione ora chiede una indennità allo Stato

Sì è tenuta questa mattina dinanzi alla quinta sezione penale della corte d’appello di Milano, l’udienza per la discussione della richiesta di indennità per ingiusta detenzione presentata dai legali di Stefano Binda, il 54enne di Brebbia arrestato nel 2016 con l’accusa di essere l’assassino di Lidia Macchi, la giovane uccisa nel gennaio 1987 nei boschi di Cittiglio.
Per quei fatti Binda è stato arrestato e posto in custodia cautelare in carcere e condannato all’ergastolo in primo grado, sentenza ribaltata dai giudici della corte d’appello di Milano e quindi in Cassazione.
«In tutto sono stati 1.286 giorni di ingiusta detenzione, per un totale di 303 mila euro di indennità richiesta allo Stato», ha fatto sapere Patrizia Esposito, legale che assieme al collega Sergio Martelli difende Binda, oggi presente in aula. L’udienza è durata pochi minuti e la discussione dei legali è seguita a quella della procura generale. Per la decisione della corte, che si è riservata, potrebbero volerci alcuni giorni.
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