Centro popolare Gallarate critica Asst sul riutilizzo dell’ospedale: “Manca la visione della città”
Centro popolare Gallarate fissa i punti per la rigenerazione del sedime dell'ospedale e striglia Asst Valle Olona sul progetto di ipotesi del riutilizzo degli spazi che verranno dismessi con la costruzione del nuovo ospedale unico a Busto
Alla vigilia della terza riunione della commissione Sanità di Gallarate, che si occupa del tema dell’ospedale unico che sorgerà a Busto Arsizio e del futuro dell’attuale Sant’Antonio Abate, il gruppo Centro popolare Gallarate-popolo della famiglia avanza la sua proposta per una pianificazione concreta puntuale da seguire nei prossimi mesi.
La commissione si riunirà domani, martedì 24 maggio, alle 18 nella sala consiliare di largo Camussi: ci sarà una presentazione da parte del referente di Asst e si discuterà degli aspetti di programmazione territoriale del nosocomio gallaratese.
“Realismo, non slogan”
«La nostra posizione è sempre la stessa», ha iniziato il consigliere Luigi Galluppi, «bisogna essere realisti e non inventarsi slogan inutili: la realtà del Sant’Antonio dovrà cambiare perché stanno cambiando gli ospedali e i bisogni. Pensare che torni a essere l’eccellenza di dieci anni fa è un’utopia, noi prendiamo le distanze dalla demagogia».
Poi c’è il tema della continuità del Sant’Antonio Abate da dover garantire («Asst e Regione devono garantire una continuità e gestire la fase del sant Antonio che durerà circa dieci anni») e il sedime dell’ospedale, con la paura di «trovarsi una nuova area dismessa in pieno centro: il compito della politica è della commissione sanità è dare delle proposte».
«Riteniamo che sia un’area fondamentale e proponiamo un percorso di rigenerazione urbana complicato e che ritiene attenzione e fantasia: noi vogliamo che si consideri il plesso in un’unica concezione».
Galluppi, Lozito e Bonicalzi
Le “mancanze” di Asst
Non sono mancate alcune frecciatine rivolte ad Asst Valle Olona e all’ipotesi del riutilizzo spazi avanzata (e mostrata dall’architetto Marta Cundari nella commissione di aprile): «Manca un’analisi puntuale sia per quanto concerne la visione del Nuovo Ospedale, sia per quanto destinazione delle aree del Sant’Antonio Abate sui bisogni attuali e futuri. È mancata una visione del Sant’Antonio e della città».
La visione del futuro di un’area della città centrale e nevralgica come quella occupata attualmente del Sant’Antonio è importante per evitare lo spettro delle aree dismesse e fatiscenti in pieno centro: «Purtroppo abbiamo esempi anche vicini – si veda Legnano – nei quali la realizzazione di una nuova struttura ha lasciato in eredità spazi vuoti e in lento, ma costante, degrado. Non vogliamo che accada a Gallarate», ha preso la parola Donato Lozito. «Non abbiamo capito alcune proposte fatte daAasst, noi riteniamo che il sedime su cui si giocherà il futuro dell’area e della città debba essere di utilizzo e carattere socio-sanitario. L’amministrazione comunale deve sviluppare un grande piano di rigenerazione urbana attraverso strumenti urbanistici», ha continuato affermando di non escludere anche delle funzioni di terziario insieme a quelle socio-sanitarie.
Lozito ha poi accennato al destino del parcheggio, che nel documento di Asst non sembra essere specificato (infatti nella commissione di aprile se n’è parlato): «La perimentazione dell’area sottoposta a rigenerazione deve essere molto chiara, così come il destino del parcheggio: proposta di inserire all’interno della perimentazione (con immobili di Villa Sironi e di via Leonardo Da Vinci) per inserire queste funzioni».
Le proposte del gruppo
A Gallarate, secondo la riforma della Sanità lombarda, a Gallarate sono previsti una casa di comunità, un ospedale di comunità e una centrale operativa territoriale: dalle planimetrie di Asst si desume che la loro realizzazione «non potrà occupare se non una parte largamente minoritaria dell’attuale sedime». Pertanto «l’attuale sedime del Sant’Antonio Abate non potrà più essere occupato dalla sola nuova attività sanitaria, perché quest’ultima non è sufficiente per sostituire le attività che saranno dismesse e i relativi spazi».
Bisognerebbe avere la capacità e la fantasia, ma anche la visione strategica, di realizzare «un luogo aperto a tutte le istanze che afferiscono all’assistenza sanitaria territoriale, a quella socio-sanitaria, terziaria, commerciale, verde, sociale e alla formazione del personale sanitario». Quanto a quest’ultima, il gruppo pensa a una sede distaccata dell’Insubria per scienze infermieristiche nel palazzo Majno (nel documento di Asst è nominato palazzo Boito).
Passando alle proposte, per il gruppo «è fondamentale il concorso di idee finalizzato alla convergenza di risorse e professionalità sul territorio per arrivare a una proposta fattibile e concreta per il destino della città», senza escludere una sinergia tra pubblico e privato.
«Speriamo che quanto arrivato da asst non sia una proposta definitiva, noi vogliamo un dialogo», ha concluso Lozito, «perché uno degli accordi di programma che dovremo sottoscrivere riguarderà il Sant’Antonio e l’ospedale di comunità: dobbiamo giocare un ruolo politico con un confronto serio e approfondito e spero che Regione e Asst capiscano il nostro ruolo».
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