I cinghiali devastano i campi di mais e la caccia selettiva riaprirà a giugno
Scavano con il muso e mangiano il chicco. Gli agricoltori costretti ad arare e riseminare anche quattro volte lo stesso appezzamento di terreno
«I cinghiali stanno devastando i campi di mais appena seminati. È una vera sciagura perché ci costringe a riseminare con un aggravio di costi quasi insostenibile». A parlare è un agricoltore del Basso Verbano che già l’anno scorso aveva dovuto arare i terreni e riseminare quattro volte a causa delle scorribande di questi animali selvatici. «Scava con il muso e mangia il chicco – continua l’agricoltore – per non parlare dei prati stabili che vengono letteralmente devastati, al punto che siamo costretti a fare lo slalom e nonostante questo importiamo insieme al fieno anche la terra con grande rischio per i nostri animali».
Seminare un ettaro a mais costa cista 600 euro: 240 euro per la semenza, 150 euro per il diserbante a cui si sommano i costi delle ore di lavoro. Gli agricoltori chiedono un intervento, ma in questo momento la caccia selettiva è chiusa. Gli enti locali fanno la valutazione del danno risarcendo circa il 50% , percentuale che non copre però le spese sostenute. Inoltre in questo periodo anche il settore agricolo ha subito un rincaro delle materie prime.
LA CACCIA SELETTIVA RIPRENDERÀ A GIUGNO
«In quella zona, che rientra nell’Atc2 (Ambito territoriale di caccia a sud del capoluogo, ndr), secondo il piano faunistico della Regione – spiega Tiziano Miglierina, presidente della Atc1 a nord di Varese – è una zona non vocata che punta all’eradicazione della specie. Lì la caccia al cinghiale dovrebbe riaprire ai primi di giugno. Capisco gli agricoltori perché questi animali, che non hanno predatori naturali e sono molto prolifici, fanno molti danni. Ci sono dei sistemi che se ben utilizzati possono contenere il fenomeno come i recinti elettrificati che però necessitano di manutenzione e quindi di ulteriori spese».
LA POSIZIONE DI COLDIRETTI
Coldiretti a sua volta condivide le preoccupazioni delle imprese agricole, facendosi portavoce dell’allarme lanciato con segnalazioni pressoché quotidiane che indicano, ancora una volta, come il problema della fauna selvatica sia grave e reale. «Su questo punto la posizione di Coldiretti è chiara – fa sapere l’associazione di categoria – continueremo a sostenere le istanze di imprese e territorio nei confronti di tutti gli attori istituzionali. Nel mentre, ribadiamo l’importanza di denunciare sempre i danni subiti, anche se i risarcimenti arrivano in forma ridotta: ciò è utile anche a dare una dimensione reale di un problema diventato insostenibile. Parallelamente, nel tempo e in maniera ripetuta e pressante, continuiamo a denunciare alle istituzioni e alle autorità preposte la preoccupazione e il disagio delle imprese agricole a causa della abnorme e incontrollata presenza sull’intero territorio provinciale della popolazione di cinghiali e selvatici che in misura sempre maggiore arrecano danni alle coltivazioni».
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