Confindustria e Intesa Sanpaolo insieme per il futuro delle imprese
Un accordo da 40 miliardi di euro per le imprese lombarde: la firma nella sede Univa di Gallarate

Si è svolta oggi, lunedì 9 maggio, a Gallarate la prima tappa lombarda del roadshow per la presentazione del nuovo accordo tra Confindustria e Intesa Sanpaolo per la crescita delle imprese.
Un patto che ha come parole chiave la competitività, l’innovazione e la sostenibilità e che prevede oltre 40 miliardi di euro per le imprese lombarde (nell’ambito dei 150 miliardi di euro del plafond nazionale), per promuovere l’evoluzione del sistema produttivo su questi tre driver fondamentali per la crescita e in coerenza con il Pnrr.
Ad aprire i lavori i saluti del presidente dell’Unione industriali della provincia di Varese, Roberto Grassi, e del direttore regionale Lombardia Nord di Intesa Sanpaolo, Gianluigi Venturini che ha illustrato i contenuti dell’accordo nonché le prime iniziative congiunte. È seguito il commento di Giovanni Foresti della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo sullo scenario economico di Varese e provincia, introducendo così le tematiche di maggiore interesse per il sistema produttivo locale, approfondite nella tavola rotonda cui hanno preso parte lo stesso Venturini, Marco Crespi (responsabile per il credito e la finanza per Univa) insieme a due testimonianze aziendali: Michele Faggioli, chief operating officer & executive director di Luve spa e Giampietro Pedrazzini amministratore delegato di Mazzucchelli 1849 Spa.
«Le catene globali del valore – ha commentato il presidente di Univa, Roberto Grassi – si stanno sfaldando e ricomponendo ad un ritmo estremamente veloce. Secondo un’analisi del nostro Ufficio studi in questi mesi il 48% delle imprese del territorio sta riorganizzando su nuovi mercati il proprio approvvigionamento di materie prime e semilavorati. Il 24% è alla ricerca di mercati alternativi di sbocco per i propri prodotti. Le filiere produttive sono in subbuglio».
Secondo Grassi, è importante saper interpretare questi fenomeni per dare i giusti strumenti di supporto alle aziende. «L’accordo con Intesa Sanpaolo – continua il presidente di Univa – vuole e deve servire anche a questo. Nessun cambiamento è però fattibile senza un rafforzamento della patrimonializzazione delle nostre imprese. È anche questa una trasformazione di cui dobbiamo essere protagonisti. Lo deve essere il sistema bancario, ma dobbiamo esserlo anche noi imprese, mettendoci in discussione con nuovi strumenti e strategie».

Varese è caratterizzata da una forte vocazione industriale e da un’elevata presenza sui mercati internazionali: l’industria sviluppa un terzo del valore aggiunto provinciale e le esportazioni rappresentano il 40% circa del valore aggiunto (la media italiana è poco sotto il 30%). La provincia presenta una spiccata inclinazione a innovare: il numero di brevetti è pari a 171,4 ogni milione di abitanti, più del doppio della media italiana e quasi il 30% superiore alla Lombardia.
La competitività di questo territorio si manifesta soprattutto sui mercati esteri: meccanica, sistema moda, gomma e plastica, chimica eaerospazio sono i principali settori per export e insieme esprimono il 56% delle vendite estere di manufatti di Varese. Nel 2021 l’export della provincia ha toccato quota 10,8 miliardi di euro, il 10,1% in più rispetto al 2019. Si tratta di una performance superiore alla media italiana (+7,5%) e lombarda (+6,6%), che ha potuto contare sul contributo di gomma e plastica, chimica, aerospazio, elettronica, elettrotecnica, abbigliamento, farmaceutica, agro-alimentare e cosmetica. Germania, Stati Uniti e Cina sono i tre mercati in cui la crescita dell’export è stata maggiore.

L’economia varesina nello scenario macroeconomico
Il conflitto in Ucraina è arrivato in un momento di forte ripresa per l’economia varesina, che presenta una bassa esposizione commerciale verso la Russia e l’Ucraina: in questi mercati nel 2021 ha registrato valori di export pari a 181 milioni di euro, ossia l’1,7% del totale, una percentuale più che dimezzata rispetto al 2013 quando era pari al 4,3%. Si tratta comunque di un dato medio: per alcuni comparti varesini, infatti, il peso di questi mercati è significativo. È questo il caso ad esempio della cosmetica (6,3%); percentuali superiori alla media si registrano anche per la meccanica (3,3%),l’abbigliamento (3,2%) e la chimica (2,7%).
Il maggiore canale di trasmissione della guerra è rappresentato dai rincari dei prezzi delle materie prime. La revisione al rialzo dei prezzi di petrolio e, soprattutto, del gas naturale, penalizzerà in modo significativo il reddito disponibile dei consumatori e i margini delle imprese con effetti sia sui consumi che sugli investimenti.
Il conflitto in Ucraina rende ancora più urgenti i temi dell’ambiente e della tecnologia che possono favorire il risparmio di materie prime, l’efficientamento dei processi e la diversificazione dei mercati di sbocco. Al contempo, se i problemi di approvvigionamento innestati dalla pandemia e poi amplificati dall’invasione russa porteranno a una regionalizzazione su base continentale delle catene globali del valore, si potranno aprire opportunità per i territori italiani che come la provincia di Varese sono caratterizzati dalla presenza di filiere ben ramificate a livello locale.
I prossimi anni saranno dunque decisivi per l’Italia, la Lombardia, ma anche per l’economia della provincia di Varese. Il Pnrr potrà favorire un intenso processo di riforme per poter rilanciare investimenti in digitale, transizione green, infrastrutture, formazione e ricerca, con un’attenzione particolare a giovani, donne e precari.
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