Due scheletri medievali scoperti nella chiesa di San Vittore a Oggiona
E non solo: anche ceramiche e frammenti di oggetti in vetro, che consentono di confermare la datazione ben precedente all’anno Mille. È il frutto di una campagna di scavi che ha reso partecipe anche la popolazione
Due tombe in muratura e pietra, due scheletri riconoscibili, un “pozzetto” forse destinato in passato a ospitare reliquie. Sono gli elementi archeologici ritrovati nel corso dello scavo all’antica chiesa di San Vittore, sul colle di Oggiona, affacciato sulla Valdarno.
«Per la decorazione e la tipologia costruttiva dell’abside avevo già ipotizzato una origine altomedievale, questi ritrovamenti consentono di dare una conferma dell’antichità dell’edificio e della datazione al V-VI secolo» spiega l’architetto Matteo Scaltritti, di SemArchitettura, che ha curato il progetto di restauro dell’oratorio ai margini del paese di Oggiona.
Nelle precedenti fasi del restauro che ha riportato a forme più pure la chiesetta (eliminando in particolare le modifiche novecentesche) erano già emersi alcuni elementi, ma molto minimali: piccole tracce d’intonaco in corrispondenza delle finestre a monofora nell’abside. Tracce labili, ma che facevano pensare ad una decorazione più antica.
In questa fase il restauro è stato accompagnato da uno scavo archeologico, curato dalla dott. Monica Motto di Archeostudi Bergamo, sotto la direzione della Soprintendenza archeologica della Lombardia, nella persona della funzionaria dott. Daniela Locatelli.
«Già la dott.Binaghi all’inizio degli anni Duemila aveva fatto indagini georadar che avevano mostrato un’anomalia nell’area a destra dell’aula e da qui siamo partiti con lo scavo» spiega ancora Scaltritti. «È emersa una sepoltura ottenuta dalla riduzione di una tomba altomedievale realizzata in muratura: le lastre di copertura della tomba più antica sono state riposizionate per creare due tombe più recenti».
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I due scheletri e le prime analisi
È qui che sono stati trovati i due scheletri, danneggiati da successive modifiche ma ancora riconoscibili: si tratta dello scheletro – parziale – di un bambino e di quello di un giovane adulto, «integro e in connessione», vale a dire con tutte le parti accostate le une alle altre. Al momento in cui è stato riportato alla luce dopo secoli sottoterra, si presentava con le braccia incrociate. «Ha le epifesi (le estremità delle ossa degli arti, ndr) non saldate, il che a un primo esame consente di ipotizzare una morte tra i 25 e i 30 anni di età» spiega l’archeologa Monica Motto. «Mentre il bacino è stato schiacciato da macerie successive – una pietra – e non consente di ricostruire se fosse uomo o donna». Sopra le tombe sono state ritrovate altre ossa sparse, probabilmente un deposito successivo, mentre nelle vicinanze sono affiorate altre ossa, che fa ipotizzare che i due scheletri «facciano parte di un gruppo di sepolture più ampie» conclude Scaltritti.
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I ritrovamenti nell’abside
L’altra scoperta è venuta dall’area dell’abside, il fondo della chiesa che spesso ospita sepolture o testimonianze antiche. Sopra il pavimento ciottoli e quello in argilla, è stato rinvenuto il basamento di un altare, ingrandito in un secondo tempo, e una sorta di nicchia interrata.
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«Questo rinvenimento aveva suscitato alcune aspettative, purtroppo in parte deluse». Non è infatti emersa una sepoltura (magari di personaggio illustre) ma comunque sono state qui rinvenute ceramiche altomedievali, un frammento di vetro con un’ansa e buona parte di un recipiente in pietra ollare. «Potrebbe essere un pozzetto per reliquie o oggetti sacri». In ogni caso gli elementi rinvenuti – per la tecnica realizzata e i modelli – consentono di datare la chiesa al V-VI secolo dopo Cristo, quando il cristianesimo raggiungeva anche i pagani, gli abitanti delle campagne.
Un cantiere aperto alla comunità di Oggiona
La campagna di restauro fin qui condotta – negli anni – ha consentito di dare piena dignità all’edificio e appunto di confermare le origini molto antiche. San Vittore, ai margini del paese tra le ultime case e un piccolo giardino verde, resta un luogo amato e riconosciuto dalla comunità di Oggiona.
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Se nel 2016 era stata organizzata una giornata di “cantiere aperto”, anche questa volta lo scavo ha attratto molti curiosi e visite organizzate: «Bellissima è stata la partecipazione di adulti, ragazzi, bambini delle scuole, maestre» dice ancora l’archeologa Monica Motto, mentre si appresta a coprire le aree scavate. I materiali e i resti recuperati sono già pronti per il trasferimento in Soprintendenza. Fuori fa caldo e dalla porta in legno della chiesetta si affacciano due persone: «Possiamo entrare a vedere?».
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