Gli alunni di Cassano Magnago e la Francia insieme per la sostenibilità
Il progetto Erasmus ha visto coinvolta la scuola Maino di Cassano Magnago, che domani accoglierà gli alunni di Salbris: per loro una visita al Sacro Monte e all'oasi Boza per il progetto sulla sostenibilità ambientale, frutto del lavoro di questi mesi
Attenzione alla sostenibilità partendo dal proprio territorio, non senza uno sguardo più globale: è il progetto Erasmus che ha coinvolto alcune classi della scuola media “Giovanni Battista Maino” di Cassano Magnago.
Complice anche il periodo pandemico, sono stati organizzati due progetti, uno virtuale (Flows of life) e uno in presenza (Keep responsible and make a healthy planet). «Le classi seconde B e D hanno lavorato a un progetto sull’attenzione e il rispetto dell’ambiente, con dei lavori sulle specie a rischio con un focus sull’oasi Boza di Cassano Magnago (in foto)», spiegano la docente Daniela Tonini e la responsabile del progetto Anna Dal Toè.
Dalla Francia all’oasi Bozza di Cassano Magnago
Il progetto “in presenza”, Keep responsible and make a healthy planet, viene fatto solo dalle scuole accreditate come quella cassanese è iniziato a settembre con tante attività cui hanno preso parte i ragazzi insieme agli insegnanti: «Siamo partiti con delle lezioni teoriche sulla biodiveristà e sulle specie in via d’estinzione», raccontano, seguite da degli esperimenti di scienze. «Hanno piantato i semi nella bambagia, progettato i bug hotel che ospiteranno gli insetti impollinatori, così importanti per il nostro ecosistema e sperimentato la filtrazione dell’acqua nel terriccio, dando come esito diversi modi di comportamento».
Domani, martedì 3 maggio, arriveranno in città gli alunni francesi proveniente dalla scuola “Gaston Jollet” di Salbris per due giorni di lavoro con i compagni italiani: «Al pomeriggio li porteremo al Sacro Monte di Varese: mentre percorreranno la via delle cappelle faranno una caccia al tesoro. Per mercoledì 4 maggio abbiamo in programma una visita all’oasi Boza insieme a Legambiente, spiega l’insegnante, che specifica che gli studenti d’Oltralpe verranno messi in “bolle scolastiche” per evitare il contagio da Coronavirus.
All’oasi i ragazzi ascolteranno la storia del recupero di questo luogo, deporranno i bug hotel (dopo averli riempiti insieme con gli insetti) e le “bombe di semi”: «Le bombe di semi sono state preparate dai nostri ragazzi e contengono acqua, terra e semi: all’oasi le pianteranno e rimarranno i semi di specie endemiche», che metteranno le radici e saranno un longevo ricordo di questi mesi impegnati nel progetto.
«Stiamo organizzando una visita in Francia per giugno con alcuni ragazzi delle due classi».
Come si sono trovati i ragazzi in questo progetto? «Inizialmente per i ragazzi era un’attività scolastica, tra lezioni e i laboratori, ma dopo la visita dei professori francesi ad aprile sono rimasti entusiasti; hanno iniziato a percepire il progetto come europeo e si sono dati molto da fare». Inoltre, la loro sensibilità al tema ambientale è cambiata: «Ora sono molto più attenti e consapevoli, specialmente nei gesti quotidiani».
Alla scoperta delle radici, tra migrazioni e leggende
Il secondo progetto, quello virtuale, ha un’altra storia ed è stato più complesso e lungo, coinvolgendo ventiquattro ragazzi della scuola: «Noi, insieme ad Austria, Germania, Grecia, Portogallo e Spagna, abbiamo riflettuto e lavorato sul tema della migrazione e dei rifugiati con i ragazzi di prima media e true classi seconde».
Il lavoro è stato incentrato sulle storie di migrazione delle famiglie dei ragazzi e sulle tradizioni, affrontate negli incontri virtuali ogni due settimane: «Abbiamo prima affrontato la differenza dei termini come esuli, migranti e rifugiati; poi abbiamo cercato di calare il tema nelle storie delle loro famiglie», raccontano le docenti. Da domani a venerdì 6 maggio partirà il progetto di mobilità virtuale: «Per conoscere le altre scuole e farci conoscere, abbiamo preparato delle ricette e delle tradizioni del nostro territorio».
Naturalmente, tra le ricette elencate non potevano mancare l’ossobuco, il cotechino o la carbonara, così come la leggenda del fantasma del monastero di Cairate (Manigunda) o la storia dei santi Imerio e Gemolo di Varese. «Li inviteremo a provare le nostre ricette e a raccontarci delle leggende locali».
La ricetta del cotechino
Il prossimo passo? «Partire in autunno per il progetto mobilità Flows sui migranti e rifugiati».
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