La prof ha 16 anni, così a Casciago le ucraine imparano l’italiano
A fare da insegnanti ci sono sei ragazze, quattro di 27 anni e due giovanissime, che si sono messe a disposizione coordinate dalla consigliera comunale Giuditta Speroni per insegnare la nostra lingua alle persone in fuga dalla guerra
Olga in due lezioni ha imparato a presentarsi, dire dove abita e alcuni vocaboli utili per fare la spesa. Sua figlia Anna anche, spiega cosa le piace fare, ogni tanto inciampa su qualche verbo, ma si riprende in fretta. Giulia, nipote di Olga e figlia di Anna, fa più fatica, ma se la cava con l’inglese che parla a scuola tutti i giorni e piano piano impara qualche parola di italiano.
Sono alcune delle donne, ragazze e bambine che frequentano il corso di lingua italiana organizzato dal Comune di Casciago negli spazi sopra la biblioteca civica, un’idea nata per aiutare queste persone, in fuga dalla guerra e ospitate da famiglie che hanno messo a disposizione appartamenti e case nel paese.
A fare da insegnanti ci sono sei ragazze, quattro di 27 anni e due giovanissime 16enni, che si sono messe a disposizione coordinate dalla consigliera comunale Giuditta Speroni, che in prima persona si adopera per insegnare l’italiano. Giuditta insegna alle medie di Azzate e fa alfabetizzazione e potenziamento ad un ragazzo cinese e ad uno egiziano, Anna, che è l’unica di Comerio, insegna alle elementari a Clivio, Viola è maestra a Casciago e Comerio, Elena lavora al Museo Maga, Margherita e Caterina hanno 16 anni e frequentano i licei Scientifico e Classico a Varese. Tutte dedicano il loro tempo ad insegnare l’italiano nel corso organizzato dal Comune una volta alla settimana. Con loro anche il sindaco di Casciago Mirko Reto che ha dato informazioni sui documenti e sulla burocrazia e ha accolto le partecipanti al corso, arrivate alla spicciolata nell’aula messa a disposizione.
«In tutto per ora ci sono dieci persone, cinque donne e cinque tra ragazzi, ragazze e bambini – spiega Giuditta Speroni -. Sono arrivate da noi senza sapere una parola di italiano, qualcuna parla inglese, qualcuna nemmeno quello. Le abbiamo divise in gruppi e abbiamo insegnato le prime parole, come presentarsi, cosa chiedere al supermercato, alcune cose pratiche per la macchina, ad esempio come chiedere informazioni stradali. Facciamo un lavoro sulla grammatica, sui vocaboli, sui verbi potere, fare, essere, avere. Poi passiamo alla conversazione. Per capirci usiamo Google Translate, ma anche i gesti, le immagini, l’inglese e in qualche modo ci si arriva».
I primi frutti si vedono già dopo due lezioni. Olga e Anna snocciolano i nomi di ortaggi, frutta e verdura, spiegano che vivono in una via di Casciago, che amano camminare, cucinare e viaggiare. Ognuna di loro ha una storia diversa, accomunata dalla drammaticità della fuga dal proprio paese a causa della guerra. In Italia sperano di ritagliarsi una vita serena, aspettano i documenti per potersi muovere e lavorare e intanto si impegnano per imparare la lingua.
«Tra le tante esperienze di volontariato e nel sociale che ho fatto, questa forse è la più piena di significato – chiosa Giuditta Speroni -. È molto bello ed emozionante, rende davvero felici trasmettere e insegnare cose che servono nella vita di tutti i giorni a queste persone. Ci sentiamo davvero utili».
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