Coca e abusi in soggiorno coi bambini nell’altra stanza: in due a processo a Varese

Dipendenze, umiliazioni e prevaricazione nella denuncia di una donna che ha portato in aula l’ex marito e un “amico“ della coppia accusati di violenza sessuale aggravata

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«In sala c’era la coca, e tanta, che serviva a fare i festini durante i quali mia sorella è stata abusata dal marito e dell’amico che li aveva ospitati. E nell’altra stanza c’erano i figli, minori: erano chiusi a chiave, con uno straccio messo per coprire il buco della serratura, per non farli guardare».

Racconti testimoniali pronunciati in aula sotto giuramento che restituiscono una vicenda che vede imputati due uomini per violenza sessuale di gruppo aggravata dal grado di parentela e dall’uso di droghe (anche se in un episodio è contestato anche l’impiego di un bastone), e maltrattamenti in famiglia. Dipendenze da cocaina profonde, giornate e giornate al Sert, “percorsi di guarigione”, relazioni personali e famigliari alla deriva con la responsabilità di crescere due figli che soffrono pesantemente della situazione. E poi quell’accusa tremenda legata agli abusi sessuali che nel capo d’imputazione finito dinanzi al collegio di Varese parlano di situazioni inenarrabili frammiste alla continua e quasi perpetua umiliazione fisica e morale subita dalla donna.

Tutto ricostruito in aula dalla sorella della persona offesa sentita come testimone nel processo che vedrà anche la stessa vittima, che ha avuto il coraggio di denunciare, comparire dinanzi al giudice nella prossima udienza, fissata per il 3 novembre. Nel mezzo la ricostruzione di una coppia scoppiata quasi subito: lui in carcere incontra lei durante i permessi lavorativi e la mette incinta, poi vanno a vivere insieme e partono le violenze fisiche continue, un rapporto difficile dal quale prendere le distanze, e difatti arriva anche il secondo bambino, ma i problemi non finiscono. Questioni dovute agli abusi di sostanze e a invaghimenti dell’uomo per altre donne con relative fughe da casa e disinteresse per i figli. Fino alla scelta di tornare sui suoi passi e andare a vivere da un amico con una casa in un paese della provincia a Ovest di Varese.

In quella casa, secondo il racconto della donna ascoltata oggi in aula, succedeva di tutto: «I miei nipoti mi raccontavano che li facevano “lavorare“. Non capivo cosa intendessero. Poi il più giovane, 11 anni, mi ha spiegato: “Zia, mi fanno pestare tutto il giorno la coca, per renderla una polvere”. E quell’altro, più grande di un paio d’anni, andava al pacchetto a venderla». Fatti gravissimi che se dimostrati (vale sempre il principio di non colpevolezza) portano alla comprensione del contesto nel quale sono maturati gli abusi.

A quanto pare il marito pretendeva dalla moglie rapporti sessuali a comando e foto senza veli da postare poi sui siti porno per venderle e scambiarle in cambio di soldi per comprare droga, «mia sorella mi ha raccontato che suo marito voleva farla prostituire». Una convivenza che si è trasformata in abuso anche per l’altro uomo di questa storia, il padrone di casa, più anziano della coppia, che ha messo a disposizione il proprio appartamento per ospitare marito e moglie, e accusato di aver anch’esso preso parte agli abusi e ad averle fatto subire «con violenza consistita nel percuoterla con una cintura un rapporto sessuale completo», in un episodio contestato avvenuto secondo l’accusa nel marzo 2019.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Giugno 2022
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