Il grande abbraccio di Varese a Luca Gaspari
Una folla commossa si è stretta attorno alla moglie Roberta e al figlio Nicolò nella chiesa di San Vittore
Una folla commossa fatta da amici, riders, clienti e colleghi che gli avevano voluto bene, ha salutato per l’ultima volta, Luca Gaspari nella chiesa di San Vittore a Varese. Tutti stretti idealmente alla moglie Roberta e al figlio Nicolò.
Luca Gaspari, icona di stile varesina e proprietario del negozio che porta il suo nome, è scomparso dopo lunga malattia a 59 anni.
Si è spento Luca Gaspari, re dell’abbigliamento maschile a Varese
Una folla aspettava sul sagrato di San Vittore già molto prima del funerale, previsto per le 10.45, in una attesa irrituale: complice anche l’arrivo delle sue spoglie a pochi minuti dalla celebrazione, sono rimasti tutti sul sagrato, salutando commossi la moglie e i figli già prima della funzione, e da li e attendendo insieme che Luca arrivasse per l’ultimo saluto.
Tra chi è accorso per l’ultimo saluto, c’era anche una sorta di dress code che nessuno ha mai imposto – fatto di colori neutri e chiari mescolati al blu o al nero, con tessuti naturali, in un mix di elegante e informale che rappresentava la sua personalità – come si volesse rappresentare anche visivamente l’ultimo gesto di vicinanza al patron del negozio, al motociclista, al caro amico, strappato troppo presto alla vita dalla malattia.
Anche la bara rispecchiava il suo stile: chiara, senza lucidature, con un grande cuscino di peonie e foglie verdi. Qualcuno vi depone anche una sciarpa del Milan, e aggiunge un altro pezzo della sua storia che nessuno riesce a credere sia già finita.
«Guardo sua moglie Roberta e suo figlio Nicolò e ricordo che i sono dolori impossibili da rimarginare: si possono solo accarezzare – spiega don Davide Marzo nella sua bella predica – Quando si soffre, il pianto è l unica risposta umana. Davanti alla morte noi stiamo come davanti a un muro: non ci resta che lanciare il cuore in alto, oltre l’ostacolo, senza sapere cosa ci sarà, come i bambini che lanciano la palla oltre il muro senza pensare a cosa c’è. Nel cuore c’è il presentimento che ci sia dell’altro, ma resta comunque un mistero».
Ma il dolore lascia sempre posto alla speranza: «Non siamo fatti per abitare la terra ma per abitare il cielo – continua don Davide – E il cielo inizia quando finisce la terra. Perchè quando diciamo “Sia fatta la tua volontà“ noi immaginiamo che la volontà di Dio ci schiacci, e invece è una festa».
A conclusione della cerimonia, ha preso la parola anche una dei suoi compagni di viaggio: «Grazie per averti reso parte dell nostre vite – ha detto – Siamo tutti noi vicini a Roberta e Nicolò, stretti a te per il tuo viaggio più importante. Di viaggi ne abbiamo fatti tanti insieme, e qui davanti a Lui ti riconosciamo come leader. Senza di te i viaggi non erano gli stessi. Quando abbiamo saputo della malattia siamo rimasti attoniti e in sordina, incapaci di accettare quello che ti stava succedendo. Ma eravamo li in attesa, in aiuto reciproco. Ora ci lasci la tua eredità: “tutti per uno e uno per tutti”».
La stessa amica ha letto anche le parole affidategli dalla moglie Roberta in un breve, ma commovente scritto: «Luca mi hai dato tantissimo. Io e Nicolò abbiamo ricevuto moltissimo. Non potevamo chiedere di più. Aiutaci da lassù, come tu sai fare».
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