La siccità colpisce il Varesotto. E più esposte sono le valli
Oggi sono 22 i Comuni in sofferenza in provincia. Ma a breve si salirà a 38, se non arrivano le piogge
Anche la provincia di Varese soffre la siccità e la mancanza d’acqua. «Oggi la parte più in sofferenza è il Nord del Varesotto» dice Paolo Mazzucchelli, presidente di Alfa srl, la società unica di gestione del ciclo dell’acqua.
È un po’ un paradosso: posti di pianura come Lonate Pozzolo o Origgio o anche Saronno e Gallarate prendono l’acqua dalla falda profonda e sono meno esposti rispetto a luoghi – come i paesi di montagna – dove sembra più naturale trovare l’acqua. «Noi tutti abbiamo in mente la fontanella da cui esce acqua che sgorga da una fonte. Ma quella fonte prende l’acqua dalla pioggia o dalla neve. E se non ci sono pioggia o neve…» ha spiegato Mazzucchelli nel corso del convegno dei Lions dedicato al lago di Varese.
I Comuni in emergenza
Le sorgenti sono ora ridotte al 30% di portata rispetto ai volumi 2021 e questo è un problema. E comunque anche in pianura si riducono le riserve d’acqua in falda.
In totale sono 22 i Comuni in sofferenza, ma se non ci sono altri 38 che passeranno in “fase d’emergenza” da settimana prossima, se non cambia il contesto (cioè se non piove abbondantemente). I sindaci hanno già emanato ordinanze, a partire dal permesso preventivo per le piscine, escluse quelle gonfiabili di dimensioni minime.
Se la siccità proseguirà, si potrebbe rivedere lo scenario dell’intervento delle autobotti, come già sta accadendo in altre località dell’arco alpino e prealpino, ad esempio nei villaggi e paesi sopra Bergamo.
Ridurre le perdite d’acqua
Al di là della mancanza d’acqua, Alfa sta proseguendo anche i lavori sugli oltre quattromila chilometri di rete idrica, «che oggi ha tassi di perdita del 40%».
Un problema decennale, spesso legate al rinvio in passato di interventi risolutivi da parte dei Comuni: ora la presenza di un gestore unico consente di “spalmare” gli investimenti (anche a beneficio dei Comuni più piccoli e meno ricchi) e attuare economie di scala. Ma questo è intervento ancora nel tempo. Ora però c’è da “tamponare” l’emergenza.
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L’emergenza è non aver capito che questa non è una emergenza ma sarà lo standard de facto dei prossimi decenni. I segnali e gli avvertimenti ci sono stati per molti anni bastava seguire il trend pluviometrico negli ultimi 8 anni. Sperare nella pioggia è il primo passo dell’ennesumo fallimento nella gestione del patrimonio idrico.
Gli investimenti si fanno per evitare una situazione futura di criticità, non quando siamo nel mezzo della criticità stessa.
La neve sulle Alpi non la vedremo più….mettiamoci tutti in testa che dovremmo sempre più fare affidamento su invasi dove far confluire le pioggie e fare uso di dissalatori di acqua marina.
L’Europa meridionale e mediterranea si è trasformata nella nuova California o Emirati Arabi.