Nella ”palestra” di vita dell’Istituto La Provvidenza a Busto dove si allenano il fisico, lo spirito e i ricordi
Fisiatri, fisioterapisti ed educatori seguono gli ospiti della residenza e attuano un programma di attività che ha lo scopo di migliorare o mantenere le capacità motorie e cognitive
Allenare il fisico ma anche la memoria e lo spirito. Alla Residenza Socio Assistenziale La Provvidenza di Busto Arsizio le abilità di ciascun ospite sono importanti. Per ognuno si stila un programma di attività che spazia dalla riabilitazione motoria a quella cognitiva e sociale.
È la fisiatra Dott.ssa Giulia Livetti, una degli specialisti che accolgono gli ospiti alla residenza, a spiegare il modello di presa in carico fisioterapico: «Al loro ingresso effettuiamo una fotografia in relazione al quadro clinico, alle condizioni anche psico-sociali e stiliamo un programma di riabilitazione che miri a consolidare l’autonomia motoria o ripristinare le funzioni se è necessario superare un evento acuto. Il programma viene condiviso con i fisioterapisti che si occupano di attuare il piano individuale previsto, che viene di volta in volta ricalibrato e modificato in caso di bisogno. Dove necessario, intervengono ausili e tutori di posizione che allenano la mobilità, facilitano il recupero funzionale o rallentano il decadimento fisico».
Nella RSA le attività quotidiane vengono svolte sotto lo sguardo attento dei fisioterapisti, figure specializzate che propongono e seguono le attività individuate per ciascun ospite: le soluzioni sono tante e tutte mirate, per il paziente allettato o per quello che soffre di demenza, per chi è in carrozzina o è autonomo.
Gli educatori attuano invece una serie di attività con lo scopo di mantenere e recuperare le abilità cognitive degli ospiti. Ma sono tanti i progetti in cui il lavoro degli educatori si affianca a quello dei fisioterapisti, come quello che prevede la stimolazione della motricità fine, come spiega l’educatrice Valentina Privato: «le azioni sono molteplici per allenare la motricità e stimolare la memoria: dai giochi come i famosi chiodini con cui fare delle decorazioni, ai pannelli sensoriali che stimolano sia le abilità sia la memoria perché sono le classiche azioni che fanno parte del vissuto di ciascuno di noi, come allacciare un bottone o chiudere una lampo. Ma c’è anche la lettura di un libro in autonomia o di gruppo, con lettura ad alta voce al termine della quale si possono esprimere pareri, raccontare emozioni o condividere ricordi stimolati dalla stessa lettura».
Al di là delle azioni e degli strumenti, è la relazione empatica e individuale al centro della giornata degli ospiti: «La vicinanza e la condivisione ci permettono di entrare in sintonia e individuare le peculiarità e i gusti di ciascun ospite – racconta l’educatrice – Chi arriva magari oppone resistenza, è spaesato: trovare la chiave per entrare in relazione è fondamentale. Il dialogo con la famiglia, quindi, è importante per comprendere la persona che abbiamo davanti. Ed è altrettanto importante cercare di ricreare un ambiente familiare, personalizzando i propri spazi con oggetti cari».
Il dialogo con i parenti è determinante anche per definire gli obiettivi: «Per stilare il piano riabilitativo – spiega ancora la fisiatra Dott.ssa Gulia Livetti – si cerca il dialogo dei famigliari perché il fine non è sempre restituire mobilità, ma avere successo nel recupero funzionale, in base alla situazione. Se chi arriva è reduce da un evento acuto e chiede alla Residenza un periodo di riabilitazione, il programma punterà al recupero adeguato per rientrare al proprio domicilio; nel caso di ospiti residenti, il programma utilizzerà presidi specifici come la carrozzina basculante o i tutori di posizione per contrastare le restrizioni tendinee».
Ci sono inoltre attività di gruppo come la “biciclettata” immersiva grazie a un maxi schermo che propone panorami invitanti, come le montagne o la Toscana, abbinati a esperienze sensoriali per coinvolgere olfatto e gusto: «Durante le escursioni, la pedalata segue il tracciato mostrato sul maxi schermo diventando più faticosa in salita e facilitata in discesa – racconta l’educatrice Valentina Privato – Si sentono profumi dei campi fioriti, piuttosto che il fruscio del vento tra gli alberi. Queste sono attività che riscuotono molto interesse: si fa attività fisica ma anche stimolazioni dei diversi sensi. L’esperienza finisce sempre con un piccolo rinfresco dove i partecipanti possono condividere le emozioni e i ricordi».
«Ho scelto di lavorare in Rsa – spiega l’educatrice – perché volevo impegnarmi con ospiti fragili a cui rendere la vita quanto più piena, ricca e dignitosa possibile. E ogni giorno il mio lavoro e quello di tutta l’equipe socio-educativa e fisioterapica è basato proprio su questo obiettivo: far star bene gli altri fa star bene anche noi».
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