Passione e cuore: la ricetta di Joel per stare al fianco dei malati non guaribili a IL NIDO di Provvidenza

Il lavoro di squadra, la confidenza con gli ospiti, emozioni che rimangono scolpite. Per Joel ogni giorno è l'occasione per comprendere il valore del suo lavoro e del suo impegno

Istituto La Provvidenza di Busto Arsizio

Joel è un operatore socio sanitario de IL NIDO, l’Hospice dell’Istituto La Provvidenza di Busto Arsizio.
Fa parte dell’equipe che, tre anni fa, avviò questo spazio che accoglie i malati non guaribili. Fu una scelta consapevole e maturata con convinzione.

Joel è giovane, ha 28 anni, e non ha mai dubitato della sua decisione: «Appena ho finito il percorso formativo, dopo aver svolto il tirocinio in ospedale e un altro in Provvidenza, ho scelto di rimanere nella Residenza per anziani – commenta Joel – sin da piccolo, in Ecuador, non mi pesava aiutare le persone più anziane. Da bambino andavo spesso ad aiutare la vicina che non riusciva a svolgere tutte le faccende domestiche a causa dell’età avanzata. Ero felice se potevo dare una mano».

Quando arriva in Italia Joel intraprende così la carriera sanitaria e segue un corso per OSS. A 22 anni inizia a lavorare
per l’Istituto La Provvidenza: «Non ho avuto dubbi proprio perché mi trovo molto bene a lavorare con gli anziani». Poi, nel 2019 arriva la proposta di passare al NIDO che stava aprendo: «Nonostante molti mi avessero messo in guardia a causa della particolarità del servizio, io volevo capire cosa fosse, come potessi fare la mia parte. Ed è stata una scelta che rifarei anche oggi».

A convincere Joel di essere la persona giusta nel posto giusto è il clima che c’è all’interno del NIDO: «C’è grande serenità, armonia. Ci sono situazioni difficili, emotivamente coinvolgenti, ma ciascun componente dell’equipe sa esattamente quello che deve fare, come farlo e perché. Ed è proprio l’unanimità di intenti a spronarti a fare sempre il massimo, così tutta la squadra lavora al meglio e i nostri malati possono vivere in modo sereno. È una professione che richiede cuore e anima oltre alla tecnica».

Le malattie ci sono, le sofferenze anche, ma l’accoglienza è fatta di piccoli e grandi gesti che permettono di superare paura, diffidenza, ansia: «Quando sei al letto del malato, nasce sempre una conversazione. Tu li ascolti raccontare pezzi di vita, confidenze. Diventi parte della loro quotidianità. Con i famigliari è la stessa cosa: iniziano che sono un po’
frastornati, spaventati, diffidenti. Poi, a poco a poco, li aiuti a superare le angosce e ad aprirsi alla serenità. Ed è  gratificante essere l’artefice di questo passaggio emotivo».

Ogni stanza ha una storia, ogni persona ha un carico di dolore: «Spesso ne vieni investito e non te ne liberi. Io porto a casa le mie storie, ne parlo con i miei genitori. Mi rimangono attaccati pezzi di emozioni uniche e irripetibili. Per me hanno un valore enorme perché siamo umani e c’è condivisione».

Istituto La Provvidenza di Busto Arsizio

Poi, quando l’emozione diventa eccessiva, la condivide al tavolo settimanale che coinvolge tutta l’equipe insieme alla psicologa: «È una figura importante, che ti insegna a gestire questa parte del tuo lavoro, a riequilibrare la tua centralità per ricollocarti all’interno del gioco di squadra in favore dell’ospite».

Joel ha ancora ben chiaro il ricordo di una delle prime pazienti che accolse agli inizi della esperienza: «Era una donna giovane, consapevole del suo destino. Quando entrai nella sua camera mi chiamò “il suo angelo”. Ne rimasi scosso: compresi quanto fosse importante, per lei, affidarsi a me. Mi chiese quanto tempo le rimanesse da vivere: io non lo sapevo e mi sentii frustrato per non essere utile. Poi, dal confronto in equipe, ho imparato a gestire queste emozioni e oggi sono pronto ad affrontare ogni situazione, anche le più traumatiche. Con pazienza, ascolto e accoglienza si smussano tutti gli angoli, compresi quelli dei parenti, che ritrovano, con serenità, il rapporto con il proprio caro. E per questa tranquillità ritrovata, alla fine esprimono gratitudine».

Joel fa parte di una grande squadra, un puzzle complesso dove ciascun tassello è essenziale per il risultato finale. E questa consapevolezza lo riempie di orgoglio perché sta facendo al meglio il lavoro che ha scelto con passione.

Maggiori informazioni su : www.laprovvidenzaonlus.it/hospice

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Giugno 2022
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