Il principio del volo umano
di Daniele Bin
Il nonno costruiva eliche di legno per i biplani, il padre progettava aeroplani di metallo ad ala bassa, a Filippo sarebbe toccato fare l’aviatore.
Come sosteneva lui, si trattava solo del naturale corso delle cose.
Guai a dubitarne: in famiglia il volo assomigliava più a una religione che a un mestiere da trasmettere di padre in figlio.
Nei nostri sogni ad occhi aperti lo vedevo salutare dall’aereo mentre si librava basso sul paese. Poi atterrava e con quel tono da cinegiornale Luce raccontava di avventure, primati e posti lontani che neppure immaginavo.
La pressione esercitata da un fluido perpendicolarmente al suo moto è inversamente proporzionale alla sua velocità* – buttò lì un giorno che guardavamo il cielo.
Non capii; lo presi per uno dei dogmi di famiglia e restai in silenzio.
Quel pomeriggio però non lo vidi salutare dall’aereo prima di atterrare.
Partì per l’Accademia Aeronautica senza farmene parola.
Fu la domestica a dirmelo quando mi consegnò una busta con il mio nome.
Pensai a un commiato, invece trovai ripetute ancora quelle astruse parole.
Finimmo per perderci di vista.
Gli anni trascorrevano scanditi dal passo romano e dai toni volitivi dei proclami dal balcone. A giugno del ‘40 venne la guerra e fui arruolato nei reparti alpini.
Qualche settimana dopo ricevetti una lettera; mittente ignoto, il timbro postale indicava Tripoli.
Era di Filippo, si scusava per non avermi mai scritto in quegli anni e raccontava di essere diventato pilota pochi mesi prima.
Stava con i reparti di volo in Libia.
Ricordi le mie parole? – scriveva – si tratta del principio fisico che rende possibile il volo umano. Tutti credono di essere liberi in cielo, eppure non possono volare se non a quelle condizioni. Così quella che trovano lassù non è libertà, poiché non hanno scelta. Ho nostalgia di quando volavamo da ragazzini, senza limiti e liberi per davvero.
Sono stato un illuso e ora vorrei tornare indietro per ritrovare quella spensieratezza che ci sollevava.
Passarono i mesi, non ebbi più sue notizie; il divampare del conflitto interruppe ogni contatto tra noi. Tempo dopo il bollettino di guerra riferì di un pilota e del suo aereo dispersi in Cirenaica. Pensai d’istinto a Filippo, in cuor mio ero certo che avesse trovato quel che cercava. Destino bizzarro, gli era capitato proprio mentre era in volo col suo apparecchio. Dal cielo arrivò il ronzio di un motore, mi girai con le braccia alzate.
*Principio di Bernoulli, dal nome del matematico e fisico svizzero Daniel Bernoulli (1700 – 1782)
Ispirato ad Anima fragile – Vasco Rossi, 1980
Racconto di Daniele Bin (www.ilcavedio.org), illustrazione di Lucia Casavola
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