Da Testori a Fontana: al Maga di Gallarate arriva il festival Archivifuturi

Il museo partecipa al festival con due mostre "Un altro mondo si dischiude" e "Screens", legato al premio Città di Gallarate che investono il territorio dalla modernità del dopoguerra alle nuove tecnologie del presente

Archivifuturi

Dieci giorni di mostre, eventi, incontri e visite agli studi d’artista: da sabato 4 giugno a domenica 12 giugno ci sarà la prima edizione di Archivifuturi, di cui il museo Maga di Gallarate è capofila.

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Archivifuturi al Maga 4 di 22

Il festival è organizzato dalla rete Archivi del contemporaneo – Lombardia terre d’artisti, il progetto vincitore dei Pic di Regione Lombardia (Piani integrati della cultura, ndr) e coinvolge, oltre al museo gallaratese, l’archivio Franco Fossa, Casa Testori di Novate Milanese, archivio Missoni di Sumirago, fonazione Marcello Morandini di Varese, archivio Vittorio Tavernari, il borgo di Lucio Fontana a Comabbio, fondazione Sangregorio di Sesto Calende, Arcumeggia, museo Salvini di Coquio Trevisago e il museo Bodini di Gemonio.

«Archivifuturi è la punta del progetto archivi del contemporaneo e mette in rete la provincia dell’Alto milanese e Varese», ha spiegato Emma Zanella, direttrice del museo, in un’anteprima questa mattina, mercoledì 1 giugno. Al Maga si potranno visitare due mostre: Un altro mondo si dischiude: storia e arte in Italia tra 1948 e 1950Screens: culture dello schermo e immagini in movimento, quest’ultima in occasione della ventiseiesima edizione del premio nazionale Arti Visive città di Gallarate. Le due mostre verranno inaugurate sabato 4 giugno alle 17 (qui tutte le informazioni su Archivifuturi) e si potranno visitare fino al prossimo 25 settembre.

«Il 7 novembre 2019 ho avuto l’onore di dare il via al ventiseiesimo premio e, dopo le traversie di questi ultimi anni, sono orgoglioso del risultato raggiunto da questa importante istituzione nata e sostenuta dall’amministrazione e dai nostri cittadini – ha spiegato Andrea Cassani, sindaco di Gallarate – molte cose sono successe dall’apertura dell’edizione a oggi, ma una su tutte segna lo sviluppo delle istituzioni culturali della città: la nascita dell’Hic, in cui convivono multidisciplinarietà, il rapporto con i giovani, con l’arte, con la letteratura e, infine, con la cultura digitale. Questa edizione del premio si rivolge proprio all’ultima, andando a creare all’interno delle collezioni della città una specifica sezione dedicata al video e ai videoarchivi. Questa scelta rafforza l’identità della nostra istituzione, riferimento sempre più chiaro per la produzione culturale a livello territoriale e nazionale».

«Questa mostra segna il legame tra il museo Maga e il territorio. È importante vedere ciò che ha reso grande il nostro territorio ma anche andare avanti e guardare il futuro: è stato fatto un lavoro preciso e attento, con un legame profondo tra le realtà. Ringrazio il museo Maga che è capofila del progetto», ha commentato l’assessora alla Cultura, Claudia Mazzetti.

Un altro mondo si dischiude: storia e arte in Italia tra 1948 e 1980

Un altro mondo si dischiude: storia e arte in Italia tra 1948 e 1950 accoglie le opere di tutti i principali protagonisti di “Archivi del contemporaneo”, mostrando come artisti, scultori e pittori si sono mossi a poco a poco in un tessuto di ricerca.

Si parte con il linguaggio post-cubista di Giovanni Testori, Floriano Bianchi e Silvio Zanella, che nel secondo dopoguerra ereditarono la drammaticità e il linguaggio di Pablo Picasso, adattandoli al proprio stile.

Sono esposti gli studi e i modelli di Vittorio Tavernari per la fontana di piazza Libertà di Gallarate, inaugurata nel 1955, la ricerca pittorica di Renato Guttuso che, negli anni Cinquanta, lo porta dal realismo sociale a uno più esistenziale (è esposto il lavoro Natura morta e paesaggio), insieme al primitivismo materiale dell’opera di Giancarlo Sangregorio, all’esistenzialismo drammatico di Franco Fossa e alle iconografie dell’espressionista Innocente Salvini.

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Lucio Fontana

Vi sono, inoltre, le riflessioni sul Vesuvio di Giannetto Bravi, e le ricerche verso la tridimensionalità di Lucio Fontana e di Dadamaino, Untitled e Contenitore-ambiente, due opere di Marion Baruch, la ricerca dell’archivio Luciano Giaccari e Maud Ceriotti e, infine, sette film di Marinella Pirelli.

Screens: culture dello schermo e immagini in movimento

Screens: culture dello schermo e immagini in movimento è la mostra nata dalla selezione del premio Città di Gallarate, quest’anno incentrato sulle culture dello schermo, viste come l’espressione più avanzata della ricerca visiva contemporanea. Sono stati selezionati otto artisti: Rossella Biscotti, Chiara Fumai, Adelita Husnibey, Invernomuto, Mario Rizzi, Silvia Rosi, Vashish Soobah, Natàlia Trejbalovà e Vega. In mostra c’è anche Andrea Crespi, artista emergente originario di Cavaria con Premezzo, con il suo Archivi, un digital project in realtà aumentata.

Parte della mostra è costruita attraverso degli ambienti immersivi in cui gli artisti mettono insieme una serie di ricerche che, in modo diverso, affrontano la pluralità e la democratizzazione degli schermi, che hanno permesso il passaggio negli ultimi anni da una cultura visiva a una vera e propria cultura degli schermi. Tra le opere che si possono vedere, vi sono un film girato in 8mm intitolato La stanza rossa, dedicato a un piccolo scavo archeologico; una videointervista in cui Mario Rizzi parla con un medico che ha vissuto tutte le fasi trasformazione e conflitti di Gerusalemme dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi e un piccolo video realizzato da tanti video girati con il cellulare nel 2013, durante uno dei primi coprifuoco imposto da Al Sisi in Egitto.

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Il lavoro di Mario Rizzi

«L’edizione del premio è dedicata alle immagini in movimento in una dimensione storica e contemporanea. L’edizione in realtà inizia il 7 dicembre 2019, in quel contesto si inizio la discussione sull’oggetto di investigazione della prossima edizione, stava nascendo l’idea dell’Hic. Insieme all’assessore e al sindaco abbiamo puntato sull’attenzione alla cultura digitale, dalle origini del video negli anni Settanta a oggi», ha spiegato Alessandro Castiglioni, segretario del premio Gallarate.

«Sono lieto della ventiseiesima edizione dedicata alla cultura dello schermo e agli artisti del nostro tempo – ha infine commentato Giovanni Orsini, presidente del premio Città di Gallarate – il nostro premio si muove alla ricerca dello spirito del tempo con coraggio. La contemporaneità ci impone di adeguarci ai tempi per non perdere la rincorsa: quest’anno ci siamo focalizzati sul linguaggio video e digitale con cui conviviamo tutti i giorni».

 

Nicole Erbetti
nicole.erbetti@gmail.com

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Pubblicato il 01 Giugno 2022
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