Addio a Giovanni Praderio “un uomo che credeva nella forza delle idee”
Presenti alla cerimonia vicini alla famiglia i vertici del mondo imprenditoriale ed economico, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ed una folta rappresentanza dell’Unione Industriali della Provincia di Varese
Si è tenuto a Velate nella mattinata di lunedì 29 luglio l’ultimo saluto a Giovanni Praderio, già direttore dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Varese negli anni Ottanta e uno degli artefici della fusione con l’Unione Bustese degli Industriali dalla quale nacque l’attuale Univa, oltre ad essere stato promotore della nascita della Liuc. Aveva 88 anni e se ne è andato mercoledì 27 luglio dopo una lunga malattia. Lascia la moglie Bianca e cinque figli.
Presenti alla cerimonia i vertici del mondo imprenditoriale ed economico di Varese, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ed una folta rappresentanza dell’Unione Industriali della Provincia di Varese e dell’Aler. Il presidente Roberto Grassi ha voluto ricordarlo con un pensiero non appena saputa la notizia della scomparsa di Giovanni Praderio.
Ad officiare la cerimonia don Adriano che ha ricordato il «grande contributo che ha dato al territorio». Nell’omelia ha tracciato la figura di Gianni Praderio, nato a Gallarate e arrivato a Velate negli anni ‘70. Ne ha descritto il valore professionale come manager capace e lungimirante che avviò con Flavio Sottrici la Liuc, ma ha anche descritto la figura di capo di una famiglia numerosa, con la moglie Bianca, i 5 figli e gli 11 nipoti, il suo essere cittadino appassionato e interessato fino agli ultimi istanti della sua vita. E il suo impegno religioso, lui nipote di monsignor Schiavini, volle incontrare papa Giovanni Paolo II in visita al Sacro Monte di Varese: il Santo Padre gli donò una corona del Rosario che verrà posta nella sua bara e seppellita con lui al cimitero di Cedrate.
Grande amico dell’ex ministro Goria e di Giuseppe Zamberletti, padre della Protezione Civile, andò a vivere a Velate vicino ala torre e lì ha costruito la sua oasi verde dove oggi si ritrova tutta la sua grande famiglia.
«Era una presenza vivace, ma anche discreta – ha concluso don Andriano nell’omelia -, ho sempre riconosciuto la sua passione per la nostra città, compreso il restauro del campanile che ha seguito fino all’ultimo».
A ricordare il padre è stato il figlio primogenito Dante: «È stato un grande. Ha iniziato molto presto a lavorare e ha continuato fino a 84 anni, lo ha fermato solo il tumore. Ha trascorso l’ultimo anno di tranquillità a Velate, circondato dalla moglie Bianca, sposata nel 1960, da noi figli e dall’affetto dei nipoti, che per il nonno Gianni provavano un affetto e un rispetto sinceri. Ha svolto una lunga carriera nell’Unione Industriali per 40 anni ed è stato anche direttore generale di Busto. Ha contribuito a fondare la Liuc e si è sempre dimostrato persona seria, rigorosa, con carattere un non facile e non uno “yes man”, era abituato a ragionare elaborando in fretta le sue decisioni. Una persona concreta che mirava al sodo, era rispettoso e chiedeva rispetto e pretendeva lealtà. Si esponeva in prima persona e sapeva rischiare. Non lasciava nulla al caso e credeva nella forza delle idee. Era un visionario e gli piaceva progettare. Amava ripetere: “Nella tempesta il giunco si piega ma non si spezza”. Ha sempre avuto una grande attenzione alla famiglia, è stato sempre accanto alla moglie. La sua vita era dedicata al lavoro e alla famiglia, oltre alla sua passione per arte e antiquariato. Di due cose andava fiero, la sua famiglia e la proprietà di Velate dove risiede tutta la famiglia. È la qualità che conta e il tempo passa in fretta».
La nipote Angelica ha voluto ricordare il nonno così: «Il tuo carisma, la tua personalità e generosità saranno sempre una guida per noi. La tua grande famiglia è la tua ricchezza. Grazie per la famiglia che hai costruito, noi terremo sempre custoditi nel cuore i tuoi insegnamenti».
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