Emergenza sociale: le parrocchie di Gallarate fanno la loro parte ma si appellano alla città
Durante la messa di San Cristoforo il prevosto ha fatto il punto sull'impegno delle parrocchie. E la palla ora passa all'amministrazione
«C’è la tentazione a lasciarsi andare allo sconforto, ma noi parrocchie ci rinnoviamo sempre. Non nascondiamo i momenti di malinconia e condividiamo la sensazione di un declino della società. Le nostre parrocchie stanno cambiando anche se si fa fatica stando addosso alle emergenze».
Queste le parole intese di pragmatismo e schiettezza del prevosto don Riccardo Festa, durante la messa per San Cristoforo, il patrono di Gallarate, tenutasi questa mattina, lunedì 25 luglio. Presenti il sindaco, Andrea Cassani, insieme alla giunta e ad alcuni consiglieri d’opposizione (Massimo Gnocchi, Giovanni Pignataro e Margherita Silvestrini).
Il prevosto nell’omelia ha trattato temi strettamente attuali, dall’emergenza siccità e ai cambiamenti climatici ai problemi socio-economici che attanagliano diverse famiglie gallaratesi.
L’emergenza educativa e abitativa
Don Riccardo si è concentrato su due emergenze, quella educativa e quella abitativa. «Dopo emergenza Covid sono stati sbloccati gli espropri e ci sono famiglie che la devono lasciare», ha spiegato, ma non solo: si trovano in difficoltà anche persone che escono da percorsi dir recupero, i rifugiati dalle guerre e non solo dall’Ucraina, insegnanti che arrivano per supplenze, mamme solo con bambini e genitori separati, persone con disabilità che rimangono senza genitori.
Ricordando il progetto della “Casa di Sant’Eurosia”, una abitazione per chi non ha un tetto sotto cui stare, lanciata un anno fa, ha annunciato: «Su questo noi parrocchie siamo meno attrezzati, ma come dice Gesù possiamo scegliere e stiamo scegliendo di lasciarci interpellare: la questione ci riguarda e stiamo mettendo a disposizione tutto quello che abbiamo. Siamo come parrocchie meno attrezzati, ma la questione ci riguarda. Stiamo facendo una verifica del patrimonio immobiliare e cercheremo di destinarlo con criterio. Ascolteremo i servizi sociali, le cooperative e gli esperti per provare a far incrociare risorse e attese. Ci mettiamo entusiasmo, non vogliamo che i talenti rimangano sottoterra. Vogliamo rischiare con soluzioni innovative per dare un servizio alla città, vogliamo essere pionieri per esplorare nuove possibilità».
Ma non serve solo dare una casa, si deve anche educare al risparmio: «La forza del Vangelo ci spinge a farci pionieri per esplorare nuove possibilità e tracciare percorsi che possono seguire anche altre realtà»; da qui la scelta delle letture proposte, la parabola del buon samaritano e dei talenti.
La seconda emergenza è quella educativa: «Se due anni fa il nostro consultorio decennale per la famiglia aveva in carico 50 adolescenti, ora ne hanno 500. Ci viene chiesto di promuovere nuovi ambiti di incontro e sociali, non strutturati come il catechismo: ci vuole un progetto e ci dobbiamo pensare. Abbiamo dei talenti da investire (come la tradizione di oratorio) e devono essere giocati in questa emergenza».
«C’è la tentazione a lasciarsi andare allo sconforto – ha continuato – ma noi parrocchie ci rinnoviamo sempre. Non nascondiamo i momenti di malinconia e condividiamo la sensazione di un declino della società. Le nostre parrocchie stanno cambiando anche se si fa fatica stando addosso alle emergenze».
L’ineluttabilità del cambiamento climatico
Non è mancato un accenno alla siccità che il territorio sta subendo: «Chi settimana scorsa era alla Contrada del brodo doveva constatare che dal ponte dell’Arno l’acqua era del tutto assente. In altre epoche le emergenze si accoglievano come fatalità da accettare ma oggi noi non ci vogliamo rassegnare, perché ci siamo accorti che non sempre dopo una emergenza si ritorna alla vita di sempre. Dopo le emergenze economiche e sociali, c’è stata quella sanitaria e abbiamo riconosciuto che l’emergenza climatica è un fatto di tutti i giorni ma non vogliamo vivere in apprensione continua».
E ha citato l’arcivescovo Delpini: «L’arcivescovo Delpini ci ha ricordato che i problemi vengono affrontati dai cristiani come sfidi e occasioni. La quiete è un equilibrio precario tra benessere e disagio».
Il programma di San Cristoforo
Le celebrazioni del patrono proseguiranno alle 20.45 con i vesperi in basilica, mentre alle 21 ci sarà la benedizione alla città impartita dal prevosto dal sagrato della Basilica. Infine, alle 21.30, si esibirà la Fanfara dei bersaglieri Nino Tramonti-Mario Crosta di Lonate Pozzolo.
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