Giovani e lavoro: “Come immaginare, progettare e costituire un modello. Alcune prospettive concrete”

La sfida sui giovani per il lavoro nel contesto di un fortissimo cambiamento nella nostra epoca. Le tendenze demografiche, le occasioni della formazione: dopo l'intervento si Silvia Pagani, direttore di Univa, ospitiamo l'intervento di Benedetto Di Rienzo, storico ex preside dell'Itc Tosi di Busto Arsizio

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La sfida sui giovani per il lavoro nel contesto di un fortissimo cambiamento nella nostra epoca. Le tendenze demografiche, le occasioni della formazione: dopo l’intervento si Silvia Pagani, direttore di Univa, ospitiamo l’intervento di Benedetto Di Rienzo, storico ex preside dell’Itc Tosi di Busto Arsizio.

Negli ultimi tempi il tema dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro ha ripreso una diffusa consistenza per le evidente e testimoniate difficoltà da parte delle imprese a trovare personale qualificato per offerte specifiche di lavoro e dall’altra quelle delle nuove generazioni a inserirsi in un mondo del lavoro che mantiene per lo più strutture organizzative e modalità di lavoro superate rispetto sia alle loro esigenze di vita sia alla velocità di trasformazione delle relazioni anche sociale stimolate dalla pervasività della digitalizzazione.

È opportuno e stimolante, come ha scritto la direttrice Pagani di Univa nella presentazione dell’ultimo numero di VareseFocus, inserire nel dibattito alcune prospettive concrete partendo da dati di realtà della nostra provincia di Varese, che riflettono tuttavia tendenze diffuse in tutto il Paese.

Il microcosmo della Provincia di Varese conferma il ricco e vario panorama di industrie manifatturiere, molto spesso il risultato degli investimenti che negli anni 60 e 70 del secolo scorso uomini di impresa illuminati svolsero nel sostenere la formazione come volano per lo sviluppo economico e sociale del territorio; d’altra parte si riproducono anche le tendenze demografiche e sociali del sistema Paese: invecchiamento della popolazione, alta percentuale di NEET (quasi un giovane su cinque tra i 15 e i 29 anni non risulta occupato né è inserito in un percorso formativo/educativo – dati ), basso o negativo incremento demografico che sono fenomeni che hanno, e avranno sempre più in futuro, ricadute sull’ economia, sul welfare, sul gap generazionale anche in azienda, sul disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. A questi si aggiungono la transizione digitale, la rapidità di cambiamenti della nostra epoca, l’accelerazione di processi innescata dalla pandemia, l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi che caratterizza l’antropocene.

Ragazze e ragazzi con grande familiarità con il digitale, consapevoli delle problematiche sociali e relative alla sostenibilità e un livello di istruzione più elevato rispetto alla forza lavoro attuale che hanno nella diversità, inclusione e responsabilità sociale i temi cari e fondamentali. È in questo contesto che potrà mettersi alla prova la capacità degli imprenditori e delle istituzioni formative della Provincia di Varese – ricca di imprenditorialità e patrimonio culturale anche di impresa – di dare risposte concrete alle aspettative di questa generazione e alla futura generazione.

Immaginare, progettare e costituire un modello

Innanzitutto modificando l’approccio alla ricerca del lavoro, anche dei centri per l’impiego e delle agenzie dedicate. Occorre superare la mentalità per cui si cerca un lavoro in base alle competenze dell’inoccupato per formare chi cerca lavoro in base alle richieste del mercato.

Entrano in gioco, quindi, la mentalità dell’apprendimento permanente, la capacità delle imprese di investire in formazione, in contratti di apprendistato formativo che coniugano lavoro e formazione, accrescere il ruolo degli ITS in stretta collaborazione con le aziende per costruire con imprenditori e manager corsi di formazione che rispondano a specifiche esigenze delle imprese e che offrano accesso alla formazione a giovani neodiplomati o a persone in cerca di lavoro.

Anche la pubblica amministrazione potrebbe trarre e dare vantaggio superando le prassi burocratico – amministrative dei bandi tradizionali, collegandoli a percorsi di formazione nei diversi ambiti dell’amministrazione e sicuramente nella digital transformation da costruire in collaborazione con gli ITS più aperti all’innovazione.
Un’altra scommessa – che potrebbe diventare buona pratica – sarà quella di fare concretamente “rete formativa” superando la tendenza di formarsi in casa il proprio capitale umano attraverso percorsi aziendali che spesso mirano più alla soddisfazione di esigenze aziendali immediate trascurando la complessità di una formazione che abbia una visione e una prospettiva di più ampio respiro.

Mettere concretamente in sinergia le intelligenze formative di manager aziendali e professionisti della formazione degli ITS ha significato in questi anni, e lo sarà ancora di più nei prossimo, definire una proposta formativa flessibile rispondente alle esigenze del territorio, di singole realtà di filiera, capace di creare occupazione reale e mobilità sociale, di fornire competenze specialistiche e competenze trasversali, di offrire un orientamento efficace ai giovani e alle loro famiglie e, soprattutto, permettere ai giovani e meno giovani di esprimere le proprie potenzialità, di costruire una nuova cultura del lavoro che crei benessere e soddisfazione.

Tutto questo è già realtà negli attuali percorsi proposti dalle Fondazioni ITS in Provincia di Varese che hanno come priorità l’occupabilità dei giovani, ampiamente testimoniata in questi anni grazie all’apporto di imprese attente e disponibili, ma necessita di diventare sistema e il ruolo delle imprese nel programmare e sostenere l’inserimento di nuove risorse umane deve concretizzarsi con esempi virtuosi di partenariato nella pianificazione dei percorsi formativi con erogazione diretta della formazione anche attraverso i tirocini e nel successivo inserimento lavorativo che valga ad assicurare il corretto epicato turnover aziendale.

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Pubblicato il 09 Luglio 2022
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