Leggiuno spa in liquidazione, saltano 140 posti di lavoro

L’annuncio dato ai dipendenti con una nota nella serata di martedì. A breve un incontro fra le parti. Riunione sindacale già nel pomeriggio di mercoledì

Generico 11 Jul 2022

Con una nota ufficiale a firma del liquidatore è stato comunicato nella serata di ieri, martedì 12 luglio, lo stato di messa in liquidazione della “Leggiuno spa“, storica azienda tessile che nel 2018 aveva festeggiato i 110 anni di attività, e dal 2008 di proprietà di un gruppo industriale indiano.

«Dopo le dimissioni premature del precedente amministratore, che hanno bloccato l’attività aziendale, i soci in data 6/7/2022 hanno messo il liquidazione la Leggiuno Spa nominando lo scrivente legale rappresentante con poteri di ordinaria e straordinaria gestione fino all’approvazione del bilancio al 31/12/2024 (primavera 2025)», scrive il liquidatore Edoardo Fortis il quale sta procedendo all’esame dei documenti coadiuvato dal presidente del collegio sindacale e dal legale della società. Il liquidatore fa sapere che dopo il 19 luglio «si procederà al pagamento delle spettanze del mese di giugno 2022 per tutti i dipendenti». Nella circolare resa pubblica e indirizzata ai dipendenti il liquidatore ha pure informato che il prossimo 25 luglio si terrà un incontro fra le parti.

«Vorrei nel frattempo far terminare le lavorazioni di finissaggio di alcuni ordini tenendo conto delle disponibilità di energia e far utilizzare nel frattempo ferie e “rol“ (i permessi lavorativi ndr) a chi non è impegnato nelle lavorazioni di cui sopra o nel lavoro di rendicontazione che ho richiesto. Va tenuto conto altresì che nell’interesse di tutti devono essere attivate tutte le protezioni aziendali possibili al fine di salvaguardare gli impianti, le attrezzature, i magazzini di materia prima di semilavorati e prodotti finiti, gli immobili e tutte le vie di accesso all’azienda».

Una doccia gelata per i circa 140 dipendenti, di cui quattro in procinto di uscire dall’azienda per maturati limiti di età. La messa in liquidazione di un’azienda non è una procedura concorsuale (vedi fallimento, amministrazione straordinaria, concordato preventivo ecc.), bensì la decisione dei vertici di chiudere; da qui la nomina della figura del liquidatore. I lavoratori sono in fibrillazione. Oggi, mercoledì è prevista una riunione sindacale nel primo pomeriggio nella quale verranno decise le misure da adottare. Il segretario della categoria sindacale Filctem-Cgil Raffaele Ernesto, che assieme alla collega Femca-Cisl Laghi Alessandra Savoia cura le relazioni sindacali alla Leggiuno conferma per ora la sola notizia della messa in liquidazione. «Non abbiamo ancora incontrato i vertici aziendali, lo faremo il 25 da Univa, quindi non conosciamo la natura di questa decisione, se si tratti cioè di una ridefinizione del debito, o della decisione di chiudere. Ad oggi i 140 posti di lavoro non esistono più. Ai lavoratori spiegheremo di vigilare sul patrimonio aziendale composto dai macchinari e dalle materie prime, che non deve venire distolto prima del pagamento delle spettanze».

Raffaele Ernesto specifica inoltre che l’azienda anni fa era uscita in piedi da una procedura concorsuale che aveva garantito la prosecuzione della produzione, «un concordato preventivo che aveva permesso di continuare nelle lavorazioni», e a detta dei dipendenti, le commesse ci sono e la produzione nell’ultimo periodo non avrebbe mai segnato una battuta d’arresto. Sono dunque attesi sviluppi a breve per capire quali iniziative verranno portate avanti in ambito sindacale.

La «Leggiuno» nasce come tessitura nel 1908 e negli anni Cinquanta si aggiungono tintoria filati e finissaggio. Gli anni ’90 vedono l’inizio di una sempre crescente apertura al mercato internazionale e oggi rappresenta un’azienda attiva nei settori dell’abbigliamento di qualità e che serve importanti marchi delle moda con tessuti per camicie. «Investimenti continui permettono un servizio rapido ed efficiente», si legge nel sito dove viene presentata l’azienda. «Attendiamo comunicazioni da perte dell’azienda, e gradirei che qualcuno ci dica qualcosa: nel caso chiederemo un incontro con la proprietà per avere maggiori ragguagli su quanto sta accadendo», ha spiegato, molto preoccupato, il sindaco di Leggiuno Giovanni Parmigiani. «La notizia ha cominciato a girare ieri in tarda serata quando ho ricevuto un messaggio da un amico, tuttavia noi in Comune non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Luglio 2022
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Felice

    Non siamo a conoscenza delle motivazioni di questa chiusura ma troppo spesso questa è la fine di molte aziende di eccellenza italiana quando vengono lasciate nelle mani di grandi gruppi internazionali. Abbiamo assistito a questo tragico epilogo troppe volte complice una politica assente, dormiente e molto spesso compiacente.
    La globalizzazione è un crimine contro il fine, la morale e l’etica del lavoro stesso. Multinazionali predatorie che decidono la vita di migliaia di persone sulla base dei rendimenti azionari che vogliono ottenere.
    Sentire oggi, dopo la guerra Russia-Ucraina, molti economisti di fama mondiale ritrattare e tornare indietro sui loro fondamenti invocando ad un “ripensamento” della globalizzazione non solo è offensivo ma suona tanto di presa in giro. I lavoratori lo dicono da 20 anni che la globalizzazione non avrebbe fatto altro che depredare aziende e know-how spostando la produzione dove il lavoro costa meno e non ci sono diritti. Ora ne abbiamo le prove.

    1. carlo_colombo
      Scritto da carlo_colombo

      Concordo pienamente, anche negli anni scorsi nostre aziende, ricordo solo che riguardavano il settore alimentare, cedute a investitori turchi nonostante fossero floride,dopo pochi anni o addirittura mesi, hanno ridotto il personale, si sono trasferite o cessato l’attività.

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