Leggiuno spa, procedura di mobilità aperta per tutti i dipendenti
L’azienda ufficializza la decisione motivandola con aumento del costo di materie prime ed energia. Il sindacato smentisce le voci di fallimento. “Il Governo non ha rifinanziato le casse integrazioni per cessata attività, per i lavoratori solo la Naspi”

Bolletta della luce schizzata ai massimi, triplicata, idem per i filati e le materie prime. Queste le motivazioni ufficiali che il «board» della Leggiuno Spa ha addotto per sostenere le motivazioni, scritte nero su bianco e presentate al sindacato, della decisione di liquidare la storica fabbrica di stoffe sulle rive del Verbano. A queste certamente la proprietà, indiana, secondo i dipendenti aggiunge tra le righe anche il costo del lavoro.
Il risultato è la tempesta perfetta che in un paio di settimane si è scatenata sulla ditta presente sul mercato dal 1908 e che ha subito in epoca recente anche ricapitalizzazioni tuttavia inutili al salvataggio. Almeno secondo la perentorietà dei toni che si leggono nei documenti inviati alle parti sociali nei quali si fa riferimento alla delibera assembleare del 6 luglio “con la quale intende procedere al licenziamento collettivo della totalità del personale alle proprie dipendenze”.
Nella giornata di ieri, lunedì, i dipendenti sono ritornati al lavoro: luce e gas, che voci provenienti dagli stessi lavoratori davano per essere sottoposti ad una interruzione imminente, risultano ancora allacciati e oggi il liquidatore si recherà in banca per firmare l’operatività del conto corrente così da poter dare seguito ai pagamenti (giugno).
La fabbrica funziona ancora, dunque: qualche spiraglio? Difficilissimo dirlo. In realtà è atteso l’incorno alla sede degli industriali di Varese il prossimo 25 luglio dove al tavolo siederanno anche i sindacati. «Ad oggi questa azienda, è bene specificarlo, non è fallita, come riportavano alcune voci circolate nei giorni scorsi», spiega Ernesto Raffaele di Filctem-Cgil che assieme ad Alessandra Savoia Femca-Cisl rappresenta i lavoratori.
«Le parti sociali si incontreranno il 25 luglio a Varese ed è lì che chiariremo alcuni punti assieme al liquidatore. Primo: le retribuzioni, non solo giugno, ma anche una parte di marzo e le spettanze di luglio. Poi l’incontro servirà a verificare se vi sono stati contatti legati ad eventuali interessamenti di terzi per l’acquisizione dell’azienda». Le motivazioni della scelta del resto sono chiare, anch’esse messe nero su bianco nella procedura di formalizzazione della messa in mobilità: «Perduranti e recenti incrementi costi di energia e materie prime non sono stati soddisfacenti per la prosecuzione di questa azienda», si legge nell’apertura della procedura di mobilità.
Dal sindacato fanno notare che proprio in virtù della situazione legata alla liquidazione (e non, per esempio, per lo stato di crisi) «il Governo non ha rifinanziato le casse integrazioni straordinarie per cessata attività, che nel caso della Leggiuno sarebbe servito anche a molti lavoratori per avvicinarsi allo scivolo pensionistico». A chi rimane a casa spetteranno due anni di Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, la Naspi. Sul territorio intanto si muovono iniziative per sensibilizzare il problema, sia da parte dell’amministrazione di Leggiuno che ha manifestato la forte preoccupazione per la questione, sia da parte della vicina Laveno Mombello dove la minoranza ha chiesto al sindaco di istituire un tavolo per scongiurare la scelta decisa dalla dirigenza dell’azienda tessile.
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