Openjobmetis, c’è l’allenatore: è l’americano Matt Brase, ex assistente di Mike D’Antoni

Scola e Arcieri lo incontreranno alla Summer League di Las Vegas per mettere appunto i dettagli. 40 anni, a lungo nello staff dei Rockets (è stato vice dell'ex giocatore di Milano) anche come direttore del "players development"

matt brase basket

È quello di Matt Brase il nome buono per la panchina della Openjobmetis Varese. Come si “sospettava” da tempo, Luis Scola e i suoi più stretti collaboratori si sono rivolti al mercato internazionale per scegliere il futuro allenatore biancorosso, scartando ipotesi italiane (mai realmente preso in considerazione Paolo Galbiati da head coach) e guardando invece al mare magnum americano.

La scelta sembra fatta anche se sarà definita nei dettagli nei prossimi giorni quando lo stesso Scola e il gm Michael Arcieri incontreranno Brase a Las Vegas, sede della più grande Summer League organizzate dalla NBA (inizia giovedì 7 e proseguirà sino a domenica 17). Un meeting che dovrebbe servire per mettere a punto l’accordo prima dell’annuncio ufficiale.

Brase ha appena compiuto 40 anni, è nato a Tucson in Ariziona ed è nipote di Lute Olson, il coach che portò i Wildcats al titolo NCAA del 1997 con in campo Mike Bibby e l’ex varesino (per pochissime partite) Miles Simon. In carriera vanta diverse panchine importanti nel ruolo di assistente: arriva infatti dai Portland Trail Blazers ma in NBA ha lavorato soprattutto a Houston dove ha fatto da “vice” anche a un volto notissimo della pallacanestro italiana, ovvero Mike D’Antoni. Nei Rockets – la franchigia nella quale Scola ha giocato tra il 2007 e il 2012 – Brase è rimasto a lungo e si è occupato sia del cosiddetto players development (l’attività di sviluppo dei giocatori tanto cara allo stesso Scola) sia di allenare in prima persona i Rio Grande Valley Vipers, ovvero la squadra affiliata a Houston e iscritta alla D-League. In questo ruolo ha conquistato anche il titolo della Western Conference, perdendo poi la finale con i Raptors (nel 2013 aveva vinto il torneo da assistente).

Il viaggio negli States di Scola (che in precedenza era “passato” dall’Argentina) e Arcieri sarà quindi votato anche a valutare una serie di giocatori per completare la rosa della Openjobmetis. Tre o quattro, visto che si è scelto lo schema del 5+5, evitando così di versare la luxury tax del sesto straniero e concorrendo quindi per i premi legati all’utilizzo degli italiani. Tre o quattro perché in rosa c’è già Justin Reyes e perché non è del tutto tramontata la trattativa con Siim-Sander Vene: l’interesse reciproco permane ma l’agenzia del nazionale estone ha sparato decisamente alto a livello di ingaggio nonostante un biennale offerto da Varese. C’è ancora margine che però si assottiglia con il passare dei giorni.

Alle Summer League quindi l’attenzione principale andrà su tre ruoli: per il playmaker si pensa a una figura giovane che possa dividere i compiti con De Nicolao (come scrivevamo in sede di rinnovo, ha poco senso parlare di “titolarità”). L’idea è quella di trovare un giocatore con meno esperienza (e stipendio adeguato di conseguenza) proprio per via della presenza rassicurante di “Denik” nel gruppo. Gli altri focus saranno sulla guardia realizzatrice e sul pivot che dovrà avere caratteristiche da integrare con quelle di Willy Caruso. Detto della situazione di Vene quindi, Scola e Arcieri appunteranno nomi anche nel ruolo di ala. Ma intanto è la volta di Brase che si appresta a diventare il terzo coach americano negli oltre 75 anni di storia biancorossa dopo Yogi Bough (anni Cinquanta) e dopo l’amatissimo Joe Isaac. Il quarto se consideriamo anche l’oriundo Richard Percudani.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Luglio 2022
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