Processo Molina, assolti Campiotti e Airoldi

La sentenza per il processo sulla sottoscrizione da parte di Fondazione Molina di due prestiti obbligazionari accesi con Rete55 Evolution spa per 450 mila euro (obbligazioni convertibili) e con Mata spa per 500 mila euro (di natura ipotecaria)

tribunale varese

Il collegio di Varese ha pronunciato sentenza di non doversi procedere per Christian Campiotti e Lorenzo Airoldi sul prestito a Rete 55 e assolto Christian Campiotti perché il fatto non costituisce reato per la vicenda del prestito a Mata Spa.

La lettura del dispositivo della sentenza è arrivata dopo un’ora e mezza di camera di consiglio, attorno alle 14 e di fatto riqualifica il reato originariamente contestato da “peculato“ in “appropriazione indebita“ per entrambi i capi di imputazione. Per la corte il non luogo a procedere si qualifica nel fatto che il reato di appropriazione indebita l’azione penale può attivarsi solo su querela di parte (che non c’è), mentre per la seconda contestazione, che vedeva imputato il solo Campiotti per il prestito sottoscritto da Molina a Mata spa, il tribunale ha pronunciato assoluzione perché “il fatto non costituisce reato“.

All’uscita dall’aula Lorenzo Airoldi non ha voluto rilasciare dichiarazioni mentre Christian Campiotti ha ringraziato i legali “e Maria Ausiliatrice”. L’unico commento l’ha fatto l’avvocato Pietro Romano, difensore di Campiotti che ha insistito su uno dei punti espressi durante la sua discussione in aula: “Un processo nato da un regolamento di conti in ambito politico pagato dalla collettività con anni di indagini e perquisizioni oltre che intercettazioni costose”.

La richiesta avanzata questa mattina dal Pubblico Ministero Lorenzo Dalla Palma (leggi qui), che ha aperto l’udienza finale del processo Molina per l’accusa di peculato per Campiotti per e concorso in peculato per Airoldi, era rispettivamente di 7 anni per il primo e 6 anni per il secondo.

Le difese degli imputati (Sara De Micco secondo legale per Campiotti e Stefano Bruno per Lorenzo Airoldi) hanno fatto perno su diversi elementi legati al profilo giuridico della Fondazione, al ruolo del presidente e alle pregresse attività di investimento di parte della corposa liquidità negli anni precedenti a quanto contestato in giudizio, oltre che alla temperie nella quale vennero decisi i prestiti, quando cioè le forti turbolenze del sistema bancario consigliavano una riallocazione delle risorse.

Il processo si concentrava sulla sottoscrizione da parte di Fondazione Molina di due prestiti obbligazionari accesi con Rete55 Evolution spa per 450 mila euro (obbligazioni convertibili) e con Mata spa per 500 mila euro (di natura ipotecaria). I fatti contestati risalgono a 7 anni fa, tra il dicembre 2015 e il gennaio 2016 quando i prestiti vennero accesi.

Il termine per il deposito delle motivazioni è stato fissato dal Collegio in 90 giorni.

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Pubblicato il 14 Luglio 2022
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