Libri
I racconti dialettali di Gregorio Cerini che rendono immortale Arcumeggia
Sabato pomeriggio la presentazione dell’ultimo libro del cantore delle tradizioni che nacque proprio nel paese della Valcuvia
La svizzera significava soldi e paiolo della polenta pieno ma anche il freddo nel cuore, inverno dei sentimenti e sacrificio. Ma un pensiero bastava a scaldare, ed era il paese. Poi le storie legate alle figure di sempre, al parroco, al sensale, il sindaco, gli sposini e addirittura la loro prima notte.
Quello che suona per chi abita nella grande città come un luogo finito, in realtà rappresenta un piccolo universo fatto di scorci e di vicoli, soprattutto di vite, ricordi e aneddoti. Le strade di Arcumeggia in quel tempo, che era il tempo dei nostri avi, e neppure troppo lontano, erano forse più vive di ora, ma lo rimarranno per sempre grazie al lavoro di narrazione di un figlio di quella terra, Gregorio Cerini il quale fa diventare eterno il piccolo borgo arrampicato sulle montagne della Valcuvia, sopra Casalzuigno, diventato negli anni Cinquanta borgo dipinto e oggi rinchiuso in un volumetto elegante e che comprende anche un apparato iconografico e di traduzione dal vernacolo.
Perché per assaporare fino in fondo Arcumeggia, Cerini sceglie proprio il dialetto di queste parti, tradotto da Angela Viola per il volume pubblicato da Menta e Rosmarino che verrà presentato alle 17.30 di sabato 30 luglio proprio ad Arcumeggia. Nelle sue storie Cerini identifica il carattere distintivo di questo luogo e fa entrare in contatto il lettore con le tradizioni, gli sguardi, e persino i sospiri di chi abitava la deliziosa frazioncina.
Gregorio Cerini
Vita di paese ai temp de penagia e dul val
Editore Menta e Rosmarino, traduzioni di Angela Viola, introduzione di Alberto Palazzi.