Sottili, morti o fragili: il professor Mauro Guglielmin parla dello stato di salute dei ghiacciai alpini
Il docente di Geografia Fisica e Geomorfologia dell'Università dell'Insubria lamenta la mancanza di adeguati investimenti sull'ambiente e rivela che nei prossimi 20/30 anni potrebbero sparire due terzi dei ghiacciai alpini
La montagna soffre. Da anni si segue la tenuta dei ghiacciai che si assottigliano sempre più.
Lo sa bene il professor Mauro Guglielmin, docente di Geografia Fisica e Geomorfologia all’Università dell’Insubria. Lui, di ghiacci, se ne intende: è uno degli esperti di casa al Polo Sud per studiare lo stato di salute della Terra. Dopo anni di collaborazioni con team italiani e internazionali, sta per ottenere una stazione targata “Uninsubria”.
Mentre prepara l’ennesima trasferta tra i ghiacci polari, commenta l’immane tragedia avvenuta sulla Marmolada:« L’equipe universitaria di Trieste ha studiato approfonditamente il ghiacciaio di questo monte dolomitico – spiega il professore – e nel 2014 aveva descritto una situazione critica del suo stato geofisico. Era già infiltrato. Era un campanello d’allarme preciso e puntuale. Distacchi come quello avvenuto domenica scorsa non possono essere previsti al minuto in cui avverranno, ma certamente sono preventivabili con un montaggio costante. Peccato che in Italia si considerino i monitoraggi come delle spese e non come un investimento per evitare conseguenze dannose o drammatiche».
Il professore dell’Insubria sta effettuando uno studio sullo stato di salute del ghiacciaio nella valle del Cedec vicino al rifugio Pizzini nel Parco dello Stelvio: « Abbiamo fatto uno studio per un sistema di innevamento artificiale con il fine di tenere in vita il più possibile questo ghiacciaio. È un sistema assolutamente ecosostenibile che sfrutta l’acqua che si scioglie sia per alimentare la turbina per l’elettricità del cannone sia per riprodurre la neve artificiale da sparare di notte. Il nostro studio ha portato risultati davvero buoni ma stiamo ancora aspettando la risposta di Regione Lombardia per avviare questo sistema a tutela del ghiacciaio».
(nella foto il professor Guglielmin)
Il caldo eccessivo d’estate e lo scarso innevamento in inverno stanno mettendo a dura prova la tenuta dei ghiacciai alpini: « Da maggio a oggi, le nostre sonde di rilevamento poste sopra i 3000 metri hanno indicato che quasi per un terzo dei giorni sono state raggiunte temperature superiori allo 0. È la prima volta che constatiamo questo andamento. Si aggiunga anche l’’inverno mite e con scarse precipitazioni e la situazione diventa preoccupante. Per riformare un ghiacciaio occorrerebbero nevicate straordinarie, più del doppio della media stagionale normale. Anche le nevicate primaverili non sono adeguate perché non si trasformano nel ghiaccio che occorrerebbe».
Per proteggersi i ghiacciai si stanno “riempiendo” di detriti: « È un modo di proteggersi perché il ghiaccio si nasconde sotto il terriccio e lo spezzato.A volte si pensa che il ghiacciaio si sia ritirato perché vediamo terra e sassi, in verità il ghiaccio è sotto. Però si chiama ghiacciaio “morto” perché non ha più modo di rigenerarsi. Questa, per esempio, è la condizione del ghiacciaio della Sforzellina situato poco a nord del passo del Gavia».
Mauro Guglielmin invita a seguire con maggior attenzione l’evoluzione dei ghiacciai: « Se i monitoraggi geofisici fossero fatti con maggior sistematicità – commenta – ci sarebbe miglior controllo del territorio e magare si limiterebbero certi eventi catastrofici. Non è la prima volta che avvengono crolli di parte di ghiacciai, anche in periodi freddi. Purtroppo, per quello della Marmolada, l’equipe di Trieste aveva segnalato uno spessore basso. Se le aree sono molto frequentate occorrerebbe seguire più da vicino l’evoluzione dello stato di salute dei ghiacci con tecniche adeguate e personale specializzato. È triste dirlo, ma non ci sono ancora adeguati investimenti sull’ambiente».
E nel futuro le cose dovrebbero solo peggiorare: « Secondo i modelli di cui disponiamo, nel giro di un paio di decenni, due terzi dei ghiacciai alpini sparirà».
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Bravo professore! Finalmente qualcuno che parla chiaro!!!
Sante parole! Perché aspttare sempre?!