Dentro il cantiere dell’ex caserma Garibaldi, tra portici ritrovati e un giardino dei libri
Il palazzo, che diventerà il secondo polo culturale più grande della Lombardia, non è ancora molto visibile: per capirne di più abbiamo deciso di entrare nel cantiere e farci accompagnare dal suo direttore lavori, l'architetto Paola Bassani
L’ex Caserma Garibaldi diventerà il polo culturale di Varese, e il secondo polo culturale più grande della Lombardia. Le maestranze sono già al lavoro da tempo e, a dispetto di bonus, guerre e altri problemi che rendono una vera corsa a ostacoli reperire i materiali per lavorare, i lavori continuano a procedere. Anche con importanti variazioni di progetto, che hanno alleggerito e reso più green (anche in senso stretto: un paesaggista è al lavoro per disegnare i giardini interni del grande edificio) la struttura, che diventerà il “palazzo della cultura” varesino fruibile a tutti.
Una realtà che ancora non è molto visibile, anche a causa dei lavori che si svolgono tutti all’interno e che viene ricostruita con l’attenzione che un monumento merita e che si vedrà soltanto alla fine. Per capirne di più, abbiamo deciso di entrare nel cantiere e farci accompagnare dal suo direttore lavori, l’architetto Paola Bassani.
COSA CI SARÀ ALL’INTERNO
Al piano terra, sotto il portico rivolto verso piazza Repubblica, ci sarà il bar emeroteca, da cui si potrà avere accesso diretto ed entrare non solo nella caffetteria e l’emeroteca ma anche nella corte interna: «In quello che diventerà il “giardino dei libri“, come è stato chiamato». Verso via San Michele ci sarà invece lo spazio per i bambini più piccoli, la ludoteca 0-5 anni, mentre verso via Magenta ci saranno le sale studio per gli universitari o in generale gli studenti che hanno bisogno di uno spazio consono allo studio.
Al primo piano, a partire dalla parte dell’edificio che si affaccia in via san Michele, ci sarà l’area per i bambini delle scuole elementari, poi per gli adolescenti, poi l’area fumetti e infine, nella zona che si affaccia su via Magenta, ci sarà un’ampia zona “gaming” con spazi per giochi da tavolo e giochi di famiglia ma anche per la playstation.
Al secondo piano ci saranno invece i laboratori e le sale per l’attività della biblioteca «Ad ogni piano, nella parte storica che si affaccia in via Pavesi, ci saranno anche delle sale da 50 posti che potranno essere messe a disposizione delle associazioni per eventi o presentazioni di libri».
Il terzo piano, in verità il sottotetto, dell’ex caserma, che una volta accoglieva le camerate, è stato destinato a contenere i fondi dell’archivio del moderno: «Una parte, quella verso piazza Repubblica, sarà destinata a contenere i materiali, il vero e proprio deposito – spiega l’architetto Bassani – Verso via Magenta ci saranno invece le sale studio e gli spazi di accoglienza per visitatori e studiosi di questo importante archivio che accoglierà materiale di studio di importanti designer e architetti italiani».
Una parte di edificio del tutto nuova, su via Pavesi, sarà invece la biblioteca vera e propria, mentre lo spazio per il grande archivio dei libri in possesso della biblioteca di Varese (sono più di 400mila volumi, ne abbiamo parlato qui) sarà nel grande piano seminterrato previsto nel progetto.
UN PROGETTO IN EVOLUZIONE
«Il progetto messo a bando era un primo stralcio che portava con sè una serie di elementi ancora in fase di definizione, ma con l’inizio del cantiere l’edificio si è pian piano svelato: si sono potuti studiare alcuni ambienti, in particolare il sottotetto e si sono potute completare indagini e trovare soluzioni più adeguate e più attente per un edificio storico» spiega Bassani.
La caserma: «È il primo edificio costruito dopo l’unità d’Italia – continua – È un simbolo importante per Varese: certamente poco conosciuto, ma non per questo indegno di essere rispettato e soprattutto valorizzato. Un impegno che è stato assunto dalla direzione lavori fin dall’inizio è stato quello di mantenere e conservare, rispettare tutte le tracce identitarie: perché la storia della caserma è unica e irripetibile. e quindi abbiamo cercato di capirla e adesso dobbiamo cercare di conservarla. Per esempio abbiamo ritrovato, e deciso di valorizzare, delle decorazioni, abbiamo mantenuto e in certi casi ricostruito, gli intonaci storici, ricollocheremo al posto originario molte delle finestre. Per mantenere quell’autenticità del luogo, che è anche la sua ricchezza».
Foto di gruppo con il direttore lavori, il capocantiere e alcuni dei lavoratoriIL PORTICATO CHE I VARESINI DI OGGI NON HANNO MAI VISTO
Una delle principali “belle sorprese” del progetto per i varesini è l’apertura del porticato originario, che era rivolto verso piazza Repubblica: una parte dell’edificio esistente all’inizio, la cui forma è rappresentata non solo nei disegni di progetto del 1862 dove viene riportato, ma anche in alcune immagini. «Il porticato però è stato poi chiuso, pochi anni dopo la costruzione – sottolinea il direttore dei lavori – Il motivo erano le nuove necessità della caserma, che aveva bisogno di spazi per gli innumerevoli reclute che arrivavano come volontari per diventare parte dell’esercito italiano: una bellissima storia, io credo. Questo porticato ora è stato riaperto e diventerà un diaframma importante tra l’interno della corte, l’edificio e l’esterno della piazza. Uno spazio coperto protetto da un filtro che è esterno, ma è già parte dell’interno. Sarà veramente un luogo da scoprire e da vivere».
SOLUZIONI SPECIALI PER PROBLEMI SPECIALI: LE VOLTE “IMBRIGLIATE”
«I consolidamenti in generale già eseguiti e in corso di esecuzione sono veramente importanti: non solo per la dimensione ma anche dell’innovazione utilizzata. Nel caso delle volte, per esempio, si è intervenuti modificando la soluzione originaria che prevedeva un consolidamento mediante l’aggiunta di profilati metallici, delle putrelle insomma, che si sovrapponevano al progetto antico creando nuovi pavimenti più alti rispetto all’originale. Questa soluzione che imponeva la creazione di gradini, quindi di accessi più complicati, di difficoltà di rapporto tra il loggiato e gli interni, è stata sostituita da idea che trovo geniale ed è un’idea dell’ingegner Jurina e dello studio studio Jurina Radaelli. Si chiama “arco armato” e consiste nella posa sulla volta di cavi messi in tensione, che comprimono i conci costruttivi della volta stessa e quindi ne aumentano le capacità portanti. La soluzione è geniale non solo perché ci permette di avere degli spessori molto ridotti, ma anche perché si adatta alle forme diverse delle volte, ora più strette ora più larghe, ora a vela e ora a crociera. Permette quindi di modificare di volta in volta la soluzione, quasi stanza per stanza. Questa particolarità fra poco non si vedrà più, purtroppo, ecco perchè è necessario fissare queste informazioni anche con immagini e con un’esecuzione che richiede grande pazienza. Per questo non posso che ringraziare le squadre di lavoratori impegnate, l’impresa Operazione, il capocantiere Saverio Maietta e tutto il personale che sta lavorando, che lo sta facendo con grande passione e grande coinvolgimento, seguendo passo passo quelle che sono i cambiamenti richiesti da un edificio nel rispetto della sua storia».
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Non ci sarà mai CULTURA se non c’è educazione dei giovani……l’ex Caserma servirebbe ad educare……