Maltrattato e pronto all’ira: storia del Sorgiorile, “l’altro” torrente di Gallarate
Chiamato in una mezza dozzina di modi diversi nei secoli, il piccolo corso d’acqua è quasi invisibile ma capace di far danni quando le piogge intense lo “resuscitano”. In passato era un torrente sempre vivo, capace anche di alimentare un mulino. E arrivava fino in centro città
«L’Arnetta sfiora già i ponti». Fino agli anni Duemila era un’espressione che risuonava a Gallarate, nei giorni di grandi piena, quando il torrente Arno (più spesso indicato in modo scorretto con il diminutivo Arnetta) si gonfiava e rischiava di straripare.
Dopo la costruzione delle vasche di laminazione tra Cavaria, Gallarate e Cassano, l’Arno non fa più paura in città e il ruolo di minaccia per la città di Gallarate è stato assunto – più in piccolo – dal meno noto Sorgiorile.
Asciutto per la maggior parte dell’anno, il Sorgiorile di tanto in tanto straripa e fa danni in una parte più ridotta della città: se l’Arno attraversa i quartieri Nord, il centro e la zona Sud di Arnate, il più breve Sorgiorile tocca solo la zona Nord.
E crea problemi soprattutto nella zona del quartiere della Cascinetta, in due punti: alla doppia curva con sottopasso in via del Lavoro e più avanti alla griglia di via Pegoraro, dove il torrente passa sotto la strada principale prima di andare ad ingrossare con le sue acque (quando ce ne sono) l’Arno. In mezzo, un paio di ponticelli – nella foto di apertura – lungo la via omonima, che con le piene finiscono sfiorati dalla corrente.
Sono poche centinaia di metri, gli unici che vengono di solito osservati o finiscono sulle pagine dei giornali.
Eppure il torrente è assai più lungo: oggi circa tre chilometri, dalla collina sopra Premezzo e Cajello (dove raccoglieva in passato le acque dei fontanili, poi deviate) a Cajello e poi attraverso il rione Cascinetta fino appunto a via Pegoraro.
In passato era anche più lungo, circa un chilometro in più, come si scopre anche nel nuovo volume edito dalla Società Gallaratese degli Studi Patri e dedicato all’Arno.
Il Sorgiorile seguiva la strada che entrava da Varese: secondo lo storico Pier Giuseppe Sironi in età antica arrivava addirittura fino al centro del borgo, dove oggi c’è la piazza Libertà. La cartografia storica raccolta dall’architetto Matteo Scaltritti e dal geometra Lorenzo Guenzani mostra invece che nel Settecento e fino ai primi del Novecento le acque del Sorgiorile confluivano nell’Arno alla “buca del Vallone”, la zona corrispondente all’attuale piazza Risorgimento.
Se l’odierna piazza è un complesso noto viabilistico, fino all’Ottocento era anche un complicato incrocio di acque: il torrente principale riceveva le acque del Sorgiorile, ma cedeva una parte delle sue acque all’Arnetta (lo stretto canale che attraversava il centro storico, lungo le attuali vie Verdi e don Minzoni, passando per la piazza) e al “redefossi”, il fosso che circondava il borgo (passando dalle attuali vie XX Settembre, Borghi, piazza San Lorenzo e Cantoni).
Nella zona di piazza Risorgimento – più o meno di fronte alla villa Liberty e all’imbocco di via Roma – sul Sorgiorile c’era anche un ponte, che consentiva il passaggio della strada per Somma Lombardo. Una relazione settecentesca dell’ingegnere Gian Carlo Besana Cinquevie ci fa conoscere il nome di quel passaggio, «il pontino delle Piode […] sul Sorgiorino».
Un torrente deviato e maltrattato
Sorgiorino era uno dei tanti nomi con cui è stato chiamato il torrentello nei secoli: Signorile, Siorgiovile, Sangiorile, Sorgiorelle, Sergiorile e (con sarcasmo) Sorciovalle. L’elenco venne compilato nel 1958 dal poeta Domenico Vitale, che aveva dedicato al corso d’acqua una poesia satirica “Il rio sorgiorile”, un sonetto in rima che descriveva il degrado delle acque inquinate dalle industrie della zona e anche da alcune case che non erano ancora collegate alla fognatura (essendo la zona tra Cajello e Cascinetta ancora in parte agricola). Sulla copertina delle simpatiche rane fuggivano dal corso d’acqua inquinato.
Il letto asciutto del Sorgiorile nel punto in cui sbuca dal fornice sotto la ferrovia Gallarate-Varese (1865)A trasformare il piccolo corso d’acqua in un letto quasi sempre asciutto è stata la creazione della barriera autostradale di Gallarate Ovest sull’A26, verso Besnate, che a fine anni Ottanta mutò l’equilibrio del sistema idrografico dei fontanili e delle due rogge che, scendendo dalla collina, formavano il torrente. «Ma prima di allora si vedevano ancora i pesci e in tempi più antichi persino i gamberi» ricorda Massimo Gnocchi, cajellese e consigliere comunale.
Il Sorgiorile in piena nel 2014, tra le case di via PegoraroLe alluvioni del Sorgiorile
Nei secoli le alluvioni dell’Arno sono state accompagnate anche dall’esondazione del Sorgiorile, nel Novecento documentata anche da fotografie al sottopasso di via Pegoraro, come detto uno dei punti più delicati.
Via Pegoraro invasa dall’acqua che esce dal Sorgiorilein piena (sulla destra della foto) in via Pegoraro all’altezza con via Andrea Costa. Sul muro oggi sostituito da un successivo edificio (clicca qui per vedere il punto oggi) si legge una scritta che inneggia al campione di ciclismo Gino Bartali: l’immagine risale all’alluvione del 1952L’ultima grande esondazione è stata quella del 2014, con danni a diversi privati e alle aziende ospitate all’interno dell’ex complesso tessile Cesare Macchi. A quell’episodio seguirono già nel 2015 ulteriori interventi di manutenzione e poi modifica delle opere: il punto più complicato resta la doppia curva e il “tombone” sotto la via del Lavoro, in cui si sono svolte anche esercitazioni della Protezione Civile.
Intervento di pulizia in un giorno di pienaQuando sul Sorgiorile c’era acqua e a Cajello funzionava il mulino
Una nuova serie di lavori è prevista nei prossimi mesi nella zona più a monte sotto la collina di Premezzo. È questa l’area dove il Sorgiorile è più sconosciuto, nascosto nel fitto bosco: verrà restaurata la “briglia” che dà origine al canale che alimentava il Mulino di Cajello, l’unico presente sul piccolo corso d’acqua che un tempo – evidentemente – aveva abbastanza portata da far girare le ruote per macinare i cereali.
Il mulino non è più attivo da decenni, ma in corrispondenza della briglia tra Cajello e Premezzo si trova ancora la chiusa in pietra e legno (nella foto sopra) che consentiva di accumulare l’acqua in corrispondenza della briglia e poi di alimentare il canale del Mulino.
L’articolo prende spunto dai passaggi dedicati al Sorgiorile nel volume “Il torrente Arno e Gallarate”, edito dalla Società Gallaratese degli Studi Patri e dedicato all’Arno
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