Nel collegio uninominale di Busto Arsizio il Pd candida Noemi Cauzzo e non Erica D’Adda
In una nota il chiarimento da parte della segreteria provinciale e di quella cittadina in merito alla candidatura circolata in un primo momento dell'ex-senatrice bustocca
A seguito delle notizie circolate oggi sulla stampa, che vedono la presenza dell’ex senatrice Erica D’Adda quale candidata per il collegio uninominale di Busto della Camera dei Deputati, il Partito Democratico della provincia di Varese interviene con alcuni chiarimenti attraverso una nota firmata da Gianni Corbo, segretario provinciale PD Varese, la stessa ex-parlamentare e Paolo Pedotti, segretario PD Busto Arsizio.
«Nel novero delle proposte da sottoporre alla direzione nazionale erano presenti candidature non ancora definite e riportate in assenza di aggiornamenti nella concitazione del momento dovuta agli spostamenti della Direzione Nazionale – spiega il segretario provinciale del Partito Democratico Gianni Corbo – comunichiamo quindi l’avvenuta correzione della candidata al collegio uninominale di Busto Arsizio che sarà la giovane Noemi Cauzzo, che esercita la professione di avvocato».
La proposta dell’ex parlamentare (2014-2018) era stata infatti formulata nell’ambito della direzione provinciale in qualità di espressione di un’area politica e non ha assunto un ruolo di rappresentanza strettamente territoriale del circolo di Busto Arsizio – concludono.
Dal canto suo l’ex-senatrice di Busto Arsizio afferma di avere intenzione di rimanere a disposizione del partito in questa campagna elettorale, rinnovando il proprio impegno: «Il momento è certamente delicato e dobbiamo assicurare al Paese un futuro di crescita in un quadro nazionale e internazionale piuttosto turbolento. Da parte mia, pur non essendo candidata, lavorerò affinchè il partito consegua il risultato migliore possibile anche se non nego le difficoltà che ci sono tra le varie anime che lo compongono, emerse proprio in seguito alla decisione di andare alle urne in anticipo. Il Partito Democratico deve tornare ad avere una visione chiara e distinta non solo sul tema dei diritti civili ma anche per quanto riguarda il lavoro».
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