Sempre meno acqua, “salviamo gli animali della zona dei fontanili”
Un tempo era nota come zona umida, scrigno di biodiversità in un'area molto urbanizzata, quella intorno a Gallarate. Ora è il simbolo della crisi climatica e della necessità di trovare risposte, emergenziali e non solo
I boschi rimangono senz’acqua e gli animali devono spingersi sempre più in là, attraversando strade provinciali e persino il raccordo per l’autostrada. Nella zona dei Fontanili, sulle colline appena a Nord di Gallarate, la situazione di caprioli, volpi e altri animali del bosco è sempre più precaria: «Il laghetto al centro della palude è ormai senz’acqua e sono apparsi anche animali morti, si sente l’odore» dice Rita Morlino. Gallaratese e appassionata di natura, Rita guida il gruppo di volontari che da mesi sta sostenendo una battaglia culturale per valorizzare e difendere la zona naturale tra Gallarate, Cavaria con Premezzo e Besnate.
Una zona umida, anche se non in questa estate caldissima e con siccità persistente: del fontanile principale che formava un laghetto di acqua affiorante ormai non rimane pressoché più nulla, il torrentello che defluisce su un lato è ridotto a poche pozze, a valle (verso il quartiere di Cajello) l’acqua è scomparsa del tutto.
«Qualche anima gentile nei giorni scorsi è andata a portare acqua, con secchi e bacinelle lasciate a disposizione degli animali» continua Morlino.
Il Comune di Cavaria con Premezzo è intervenuto posizionando delle riserve d’acqua sul proprio territorio, nella porzione (più scoscesa) che prende il nome di Parco della valle del Boja: anche in questo weekend di mezzo agosto l’intervento è stato rinnovato da Protezione Civile e Comune, impegnati anche nel ripristinare le aree per il tempo libero in vista del Ferragosto.
Già in primavera gli animali – in difficoltà – si sono affacciati sempre più spesso fuori dal bosco: se prima era normale avvistarli nei prati lungo la trafficata strada provinciale “dei castelli” (Gallarate-Besnate-Jerago-Sumirago), da quando la siccità è diventata evidente le loro apparizioni sono diventate drammatiche, con diversi episodi di animali travolti, feriti o uccisi dalle auto in transito.
Ne p nata anche una polemica politica a Gallarate, con un botta-e-risposta sull’opportunità di installare cartelli stradali per avvertire gli automobilisti e spingerli a allentare o prestare una (aggiuntiva) attenzione.
Nel cuore dell’estate, l’emergenza siccità rimane. «Questo periodo di grande siccità che ha lasciato gli animali in grande sofferenza. Abbiamo chiesto all’amministrazione comunale di Gallarate di intervenire, come ha fatto Cavaria» continua Morlino. «Cavaria l’ha fatto perché è fuori dal territorio del Parco del Ticino, mentre nel caso di Gallarate la Protezione Civile ritiene che debba prima essere autorizzato dal Parco».
Massimo Gnocchi, consigliere di Obiettivo Comune Gallarate, aveva già segnalato la situazione al Comune un mese fa e al 26 luglio aveva sollecitato anche al Parco del Ticino la richiesta di un intervento, ipotizzando anche «una sinergica azione con le istituzioni locali» della zona, a partire dai tre Comuni e – appunto – dal Parco.
Questo è un po’ l’obiettivo strategico del gruppo dei volontari e da Obiettivo Comune, che sostiene l’idea di creare un vero parco: fin qui l’idea era più che altro pensare a regolare la fruizione e rimuovere i rifiuti di tanto i tanto abbandonati, ma nel frattempo l’emergenza siccità si è imposta come nuovo tema. E chiede di passare dalla risposta emergenziale prima, e poi anche da un progetto di lungo termine.
«Non vogliamo andare contro l’amministrazione ma fare in modo che ci sia un intervento» assicura Morlino. «La situazione degli animali è veramente toccante». L’aspetto forse più inquietante è l’odore acre che sale dalla zona umida più centrale, quella intorno al laghetto: pesci e anfibi sono morti e marcescenti. Pochi altri si rifugiano invece nel tratto di corso d’acqua che ancora è bagnato da qualche pozza.
Il laghetto formato dagli affioramenti d’acqua è ormai completamente secco, come ha documentato il sindaco di Cavaria ZeniRestano gli abbeveratoi sul lato di Cavaria, per cui si spera in «educazione e senso civico» delle persone, ha raccomandato il sindaco di Cavaria Franco Zeni.
Un vecchio pannello didattico ricorda che nel canneto – che oggi sa di morte – c’erano salamandre, tritoni, rospi smeraldini e anche «la rara rana di Lataste». Chissà cosa rimarrà dopo questo periodo di siccità.
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