Il Bruno Arena sportivo: coach di basket, ciclista appassionato, tifoso di Varese
In panchina a Gavirate arrivò a una finale scudetto giovanile. Fu tra i testimonial del mondiale di Varese 2008. Interista nel calcio, era un grande fan della Pallacanestro Varese
La bicicletta qualche volta lo aveva tradito. Lui, al contrario, non ha mai tradito la passione per il ciclismo. Ma lo sport dei pedali non è stato l’unico praticato con assiduità da Bruno Arena, che prima di essere uno dei comici più apprezzati e famosi d’Italia fu diplomato ISEF, insegnante di educazione fisica, allenatore di pallacanestro. (foto da Instagram / brunoarena.fanpage)
In sella, Bruno, ci andava spesso e volentieri a costo di finire per terra: accadde un paio di volte finendo anche in pronto soccorso. «Ma era davvero un grande appassionato tant’è vero che anche a me è capitato di uscire in bici con lui» ricorda Renzo Oldani che coinvolse Arena nei Mondiali di ciclismo di Varese 2008 di cui il “fico d’India” fu testimonial e guidò una biciclettata a Capolago.
Per anni, però, Arena fu conosciuto in ambito locale per essere un apprezzato allenatore di basket femminile. A metà degli anni Ottanta, quando era alla guida della Carnini Gavirate, guidò la squadra sino a una inattesa e clamorosa finale scudetto giovanile nel campionato cadette. E collezionò anche qualche panchina in Serie A a Busto Arsizio, nella squadra in cui militava la star americana Teresa Weatherspoon. Ma l’amore per i canestri trovò sfogo anche nel meraviglioso 1999, “l’anno della Stella” della Pallacanestro Varese.
Bruno allenatore ai tempi della Ass. Pallacanestro GavirateIn quella stagione memorabile, Bruno e Max “agitarono” in alcune occasioni il parterre del palazzetto facendo il tifo a modo loro, con cartelli improbabili (“Galanda cala la mutanda”, “Mrsic è il nome o il codice fiscale?”) e integrandosi perfettamente nella leggerezza e nello spettacolo che offrivano in campo i Roosters di Recalcati.
Ma la fede biancorossa non si esaurì con lo scudetto: «Per nulla: soprattutto durante gli anni in cui la squadra era di proprietà della famiglia Castiglioni, Bruno era spesso presente, a modo suo – ricorda Marco Zamberletti, allora come oggi coinvolto nell’ufficio marketing di Pallacanestro Varese – Capitava che arrivasse a vedere l’allenamento o si presentasse in sede con la voglia di parlare di basket. Ne capiva e gli piaceva. Venne anche a qualche iniziativa – cene, presentazioni, la partita di addio di Cecco Vescovi – della società e tra le altre cose ci segnalò lo speaker Massimo Contati, in arte Max Bunny. Era terminato il rapporto con Massimo Miccoli e cercavamo una nuova voce per il palazzetto: Max era cresciuto alla sua scuola e grazie al suo interessamento divenne il nostro speaker».
Presente molto spesso nella classiche partite benefiche, Bruno Arena era anche un grande tifoso dell’Inter, una passione che lo accomunava a Max Cavallari tanto che in qualche occasione si sono definiti “Fichi d’Inter”. Una delle prime uscite pubbliche dopo il grave malore che lo aveva colpito fu proprio a San Siro per un match tra i nerazzurri e il Bologna. Anche verso la Beneamata però, Bruno non rinunciava a un po’ di sana autoironia: “Vendesi bacheca per trofei vuota! Citofonare Moratti” sferzavano dal palcoscenico nei panni dei venditori. Ma qualche anno dopo arrivò la gioia del triplete.
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