Confronto al Corriere della Sera tra Enrico Letta e Giorgia Meloni in vista delle elezioni
Il direttore Luciano Fontana ha moderato il faccia a faccia tra i due leader delle coalizioni di centrosinistra e centrodestra tra i vari temi caldi che porteranno alle elzioni
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Si è tenuto su Corriere.it il primo e unico confronto elettorale tra Enrico Letta e Giorgia Meloni. In vista del voto del prossimo 25 settembre che decreterà la composizione del Parlamento, per riuscire a decretare quale sarà il prossimo Presidente del Consiglio, si sono affrontati faccia a faccia tra il segretario del Partito Democratico e il Presidente di Fratelli d’Italia, i due leader delle coalizioni di centrosinitra e centrodestra.
Il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana ha svolto il ruolo di moderatore del dibattito durato quasi due ore e che ha affrontato i temi più importanti dell’attuale panorama politico. Di seguito i punti principali, come riportato da Ansa, del confronto andando in onda nella serata di lunedì 12 settembre.
Letta: Le sanzioni contro la Russia “funzionano” per cui occorre andare avanti con esse, anche se hanno “un costo per le imprese e le famiglie” italiane che quindi “vanno aiutate e protette” soprattutto sui costi dell’energia
Meloni: La posizione di FdI è sempre la stessa: l’Italia ancorata all’Occidente, all’alleanza atlantica, con l’Europa, a difesa dei valori occidentali. Sin dall’inizio alcuna titubanza a schierarci contro la Russia, abbiamo sostenuto il governo seppur dall’opposizione. Le sanzioni sono efficaci, ma onori e oneri. Serve un fondo di compensazione. Noi abbiamo un programma di coalizione. Invece sinistra italiana chiede di non inviare armi. L’ Ungheria non è il Paese che conta di più: da sinistra nemmeno una parola contro la Germania che blocca il tetto al gas.
Letta: Per noi non è difficile scegliere le alleanze internazionali, da sempre si basano su due cardini, europeo e atlantico e sarà sempre così. Noi vogliamo un’Italia che conta in Europa, non che protesta. Come Draghi, che è andato a Kiev con Macron e Scholz: quella è la fotografia. Un’Italia che conta non che pone il veto con Polonia e Ungheria, anche perché noi abbiamo l’Euro
Meloni: Per anni chi faceva critiche costruttive veniva chiamato sovranista: poi sono arrivati degli shock come la pandemia e si è visto che noi chiedevamo un Europa capace di agire: non si può dire che abbia fatto tutte le cose che andavano fatte. Manca una politica estera. La posizione dei conservatori è quella del principio di sussidiarietà: non faccia Bruxelles quello che può fare Roma. L’interesse nazionale si difende agendo: la Germania non vuole il price cap perché paga il gas un terzo di quello che paghiamo noi.
Meloni: La posizione di Fdi sul Pnrr è sempre stata la stessa. Non abbiamo mai votato contro, ci siamo astenuti in un passaggio in Europa, e in Italia perché il documento è arrivato all’ultimo momento, noi abbiamo chiesto di leggerlo.
Letta: Il Pnrr non va rinegoziato perché se lo si chiedesse daremo a chi ci presta quei soldi un messaggio, che l’Italia è inaffidabile. Dentro il Pnrr ci sono già i meccanismi per rimodularlo sulle necessità dovute alla crisi energetica”.
Meloni: Non ci sono condoni nel nostro programma, semmai serve fare funzionare quelli che sono stati fatti in passato: la vera evasione è nel lavoro nero, nelle big company, nelle iniziative dei migranti che aprono e chiudono prima dei controlli, per cui abbiamo chiesto una fideiussione.
Letta: Salario minimo, nella logica contrattata, per evitare che più di 3 milioni di lavoratori guadagnino meno di 9 euro, che è uno scandalo. Va inoltre mantenuto il reddito di cittadinanza perché “ha aiutato a contrastare la povertà. Secondo noi dovrà continuare per questo ma sulle politiche attive deve cambiare perché non ha funzionato.
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